Brutal Truth @ Sottotetto, Bologna (19/6/2009)

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Se Henry Rollins avesse deciso di bere e drogarsi, e avesse continuato a farlo negli ultimi venticinque anni, oggi avrebbe le fattezze di Kevin Sharp. Le movenze, del resto, sono le stesse: gambe divaricate, piedi (nudi) ben piantati sulle assi del palcoscenico, calzoncini, pose da boss del quartiere. A fare la differenza sono lo stomaco tracimante, la maglietta “Sleep. Money. Food.” che scimmiotta la slayeriana “Sex. Murder. Art.”, il cappellaccio da mandriano mongoloide, la barba da redneck incestuoso appena uscito dal fienile. Dan Lilker, in compenso, non è cambiato di una virgola dai tempi del primo degli Anthrax; quasi due metri di pallore cadaverico, tatuaggi orribili e orbite scavate, fasciato da una lorda t-shirt senza maniche dei Rotten Sound, lo vediamo ciondolare dentro e fuori dal locale, fare la spola tra il bar e il banchetto del merchandise trangugiando una media dopo l’altra, chiacchierare svagato con qualcuno dei (pochissimi) presenti come con un roadie dall’aspetto ributtante, portando in giro con nonchalance oltre un quarto di secolo di leggenda. Mentre sfila l’obbligatoria parata di “guests” – annunciati ma non ben specificati nell’evasivo flyer – tutti più o meno gorgoglianti e sanamente ignoranti (i migliori ci sono sembrati i romani Tsubo), osservando l’incessante girovagare di Lilker ci viene spontaneo pensare: certo che ne avrà sentiti di gruppi-spalla, nella vita, questo qui. Un veloce cambio di palco – l’ultimo – giusto il tempo di notare che il chitarrista porta il grugno del cattivo di Star Wars tatuato su un polpaccio, e si comincia a Celebrare. Loro sono in bomba, perfino più carichi rispetto alla scorsa tornata di concerti (che ci vide muti testimoni, al Rock Planet di Cervia, di uno di quegli eventi in grado di cambiare profondamente un’esistenza), è tutto un mulinare di braccia e un susseguirsi di sputi e movenze da sex symbol mongoloide (Sharp) e un proliferare di smorfie e tic nervosi da omicida seriale del mostruoso Rich Hoak (storico batterista del gruppo); il set è generosissimo, oltre un’ora e un quarto tra i brani dell’ultimo Evolution Through Revolution (che viene riproposto quasi interamente) e le vecchie cose, alla fine suonano anche due pezzi che non erano previsti in scaletta, così, perché gli andava di farlo. Un sogno, non fosse stato per una deprecabile resa sonora assolutamente non all’altezza della situazione: non si capiva un cazzo, in poche parole, tra quel che succedeva sul palco e quello che arrivava all’orecchio c’era lo stesso scarto che potrebbe intercorrere tra vedere i Filarmonici di Berlino e sentire “Metal Machine Music“; eri fortunato se i brani riuscivi a intuirli, e il tutto spesso e volentieri si risolveva in un grottesco casino spaccatimpani senza causa né scopo. Il rimpianto alla fine è notevole considerando che, con un fonico capace o un impianto adeguato, sarebbe stato qualcosa di simile alla seconda venuta di Cristo; così è stato “solo” come assistere a una magistrale lezione di musica (e di vita) con la riproduzione di un 78 giri guasto al posto dell’audio. Peccato.

3 pensieri su “Brutal Truth @ Sottotetto, Bologna (19/6/2009)

  1. Tutto vero tutto giusto. Due appunti aggiuntivi:
    1) pubblico di FEDELISSIMI, quattro persone, che il boato più grosso lo fanno ancora per Birth Of Ignorance. Per certi versi un controsenso.
    2) Essendo un pubblico -di base- di ultratrentenni, cominciare il concerto principale dopo mezzanotte e mezzo non è per un cazzo favorevole all’attenzione.
    3) Kevin Sharp è il massimo a cui la catena evolutiva può aspirare. è l’uomo BELLO per eccellenza.

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