Verso metà concerto arriva un amico e mi dice quello che ho usato come titolo del post. Come concetto è abbastanza tellurico: arrivano all’Hana-bi di Marina di RA in mezzo ad un cartellone diviso quasi equamente tra indie-shoegaze per frangette anasessuali e/o folk mortifero di nobili origini e inappuntabile fattura e/o garage rock tra ottanta e novanta, più eccezioni meritevoli. L’Hana-bi, se non lo sapete, è un bagno al mare. Questa è l’unica data italiana di Karma To Burn, band di culto tra i principali vessilliferi di tutto il giro di gruppi che teorizzarono (capirai) il passaggio da grunge a stoner, famosa soprattutto per avere amoreggiato con John Garcia per dieci minuti prima di decidere di non sostituire il primo cantante e diventare un atipico gruppo strumentale. Tre rusticoni con i muscoli da musicista pestone, la cartola a seimila e tutto il bagaglio culturale di un hippy trucido che ha sguazzato in mezzo al fango per tutti gli anni novanta in preda al trip mentale di diventare come i Motorhead. Suonano così bene dal vivo che invece di andargli davanti con la fava fuori a dirgli “tempo scaduto, mi spiace” ti ritrovi un centinaio di persone che ridono e saltellano facendo le corna metal e fanno headbanging come se avessero imparato il concetto l’altro ieri. Il premio nobel della serata, eccezion fatta per suonatori e fonico, va assegnato ad un tizio in carrozzella con maglietta UNSANE che fa su e giù con la testa al lato sinistro del palco. Suonano un’ora e mezzo senza staccare le mani un secondo dagli strumenti, scene di panico tra un pezzo e l’altro. Come hanno suonato le chitarre negli anni novanta non le han suonate più. Concerto dell’anno.
PS: mi sono scordato la macchina fotografica. La foto l’ho inculata su Flickr, croppata e virata b/n. La foto originale insieme alle altre appartiene a questo set.
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