epica etica etnica pathos

Il freddo quando arriva poi va via, il tempo di inventarsi un’altra diavoleria. Vasco Rossi, probabilmente all’apice della propria arte. Un replicante, un guscio vuoto che spara frasi random alla Vasco Rossi come i generatori di testi alla Verdena o Brondi (non a caso). In quattro parole, io-sono-ancora-qua. Il Moloch. Lo sguardo vuoto e spiritato che gioca davanti alla telecamera, mentre alle spalle un fondale color acquamarina   sembra rimandare a un provino per qualche reality show per celebrità disinnescate dal tempo e dalle droghe. E invece, come un’araba fenice de noantri, io sono ancora qua. Il trionfo su un esercito di nemici mai sceso in campo. Mentre un lounge anonimo cucito addosso ad un assolo di sax che fa troppo fine anni ottanta lo accompagna alla fine di un pezzo che potrebbe persino suonare come la bandiera a scacchi di un’intera cultura. Con un popolo che nei suoi testi, nei quali il povero Rossi non riesce più a rappresentare nemmeno se stesso, continua a identificarsi. Hughesiano, fino alla fine. Estraiamo immagini casuali per non adeguarci agli scontatissimi  e stronzissimi meme che -non è difficile immaginarlo- a breve invaderanno l’internet.

Inception.

 

7 pensieri su “epica etica etnica pathos

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