NAVIGARELLA (pesantata a punti, in occasione del Black Friday)

catiiivo

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Oggi è il Black Friday, cercatelo su google e poi venitemi a dire di cosa si tratta esattamente.

Cesare Basile ha rifiutato il premio Tenco, e pare che sia il primo a farlo nella storia del premio. Il motivo è la cancellazione di una serata al Teatro Valle Occupato: il Club Tenco era coinvolto nell’organizzazione, SIAE è partner importante del Club Tenco, addio serata e Basile non ritira il premio. È un segnale importante, diocristo, su quali siano ancora le guerre che si combattono in questo paese alla ricerca delle monetine. Alla cosa si uniscono anche gli Afterhours, con la comicità involontaria che caratterizza da mo’ le mosse di Agnelli (hanno annullato la partecipazione a sorpresa alla serata, diocristo: “sai non eravamo annunciati ma GIURO che ci avevano invitati e noi comunque non ci andiamo cazzo!”, grossomodo); non sto qui a fare il fighetto comunque, è un momento di non-allineamento relativamente importante; magari a posteriori ci chiederanno “dove ti trovavi quando hai saputo che gli Afterhours hanno pisciato l’apparizione a sorpresa al Tenco?“.

Pochi giorni prima questo casino Colapesce, vincitore di un Tenco lo scorso anno, intervista Gino Paoli. È pure una bella intervista, volendo. È che il retrogusto fa schifo: Paoli si scaglia contro il fatto che la musica non nasce più dalla necessità di suonare ma da esigenze di mercato e  vaffanculo i talent show di merda e “una volta quando vendevi un milione di copie di un disco, con quello potevi finanziare altri 3 dischi (…), oggi con un disco non paghi neanche il disco stesso”. Triste realtà: a questi tempi ai musicisti tocca trovarsi un altro lavoro. Il secondo lavoro di Gino Paoli, per dire, è la presidenza della SIAE, un lavoro che consiste nel cercare di chiudere i posti occupati mentre assicuri a tutti che la SIAE è bella perché senza SIAE ci sarebbero più SIAE, una delle quali di Berlusconi. GIURO, CAZZO! “E’ stata fondata da Verdi e altri musicisti per poter gestire le loro opere in maniera autonoma, quindi su un principio di libertà, mentre se saltasse ci sarebbe la SIAE di Berlusconi, la SIAE della Rai, la SIAE di Google etc. ci sarebbero dieci SIAE e sarebbero tutte predominanti nei confronti dell’artista, mentre noi come autori siamo liberi grazie alla SIAE.”

(Nota a margine: vi rendete conto di quanti danni ha fatto negli ultimi vent’anni la parola libertà? Davvero, in senso assoluto, ricordate l’ultima volta che qualcuno ha tirato fuori LA LIBERTÀ in un contesto non-fascista? La cosa detta da Gino Paoli che ho messo sopra, poi, è proprio cazzo AGGHIACCIANTE cazzo.)

https://twitter.com/SyriaOfficial/status/406430870770171904

(Seconda nota a margine: non ho mai detto quanto cazzo odio il premio Tenco, questo perché in realtà non lo odio così tanto –nel senso che un po’ lo ignoro e un po’ mi sembra una manica di stronzi che danno premi a pioggia ad un’altra manica di stronzi mentre una terza manica di stronzi si lamenta del fatto che certe nuove realtà sono oscurate. Il tutto usando il nome di un musicista che mi piace un botto e scusate se ve lo dico così. Con tutto che gli Stati Uniti sono squallidi non esiste un premio Elliott Smith che premia il miglior giovane artista e il miglior disco in dialetto, o se esiste lo fa in modo abbastanza discreto da far sì che io lo ignori. Non sto rosicando, giuro, e ci tengo a precisare che semmai il Club Tenco introdurrà una Targa Tenco per che premia il Miglior Blog Musicale in Dialetto, saremo lieti di inventare una scusa qualsiasi, voltare gabbana, andare a ritirare la Targa al Petruzzelli e incantare il pubblico con la nostra ammaliante prosopopea live.)

(terza nota a margine, per non dimenticare mai:)

La persona che odio di più in questa settimana si chiama Federico Pucci, su twitter si firma @cratete e ad essere  sinceri è un mio buonissimo amico, ma negli stessi SETTE GIORNI mi ha linkato due cose terribili. La prima sono gli strascichi di questa contesa tra Piero Pelù e Jovanotti, che ci piace ricordare uniti a doppio filo nel progetto Il mio nome è mai più, urlare io non le lancio più le vostre sante bombe, una predica un po’ a vuoto considerate il numero e la portata di bombe che i due hanno sparato nel quindicennio successivo. La contesa è aperta sulla più grande rockstar italiana vivente, Matteo Renzi: Piero Pelù lo odia, Jova lo endorsa. La mia domanda è: dovrei votarlo alle primarie in quanto odiato da Pelù o non-votarlo con sdegno in quanto endorsato da Lorenzo? Difficile a dirsi, e anche in questo caso mi toccherà scegliere per conto mio. Vaffanculo. Chissà che ne pensa il Liga di tutto questo.

Il secondo link che mi manda è un articolo su Linkiesta che parte da una commedia con gli zombi che si chiama Dead Snow. Scuserete l’uso dei caps lock da qui in poi. Il plot, ne so per aver letto il pezzo, parla di ZOMBI NAZISTI congelati durante la guerra che assaltano un gruppo di persone e così, un po’ in allegria, il pezzo continua sulla falsariga de “E LA SCANDINAVIA NON È NUOVA AL NAZISMO, PRENDETE AD ESEMPIO IL BLACK METAL”. Segue rapida bio di Varg Vikernes e poi via con la strage di Utøya, la quale è stata compiuta da un tizio diverso che ha mandato mail a cinquecento persone TRA CUI VARG VIKERNES (che si è dissociato, vabbè), il quale poi è stato FERMATO IN FRANCIA CON L’ACCUSA DI PIANIFICARE UNA STRAGE (e rimandato a casa a brevissimo, vabbè) e da lì in poi una serie di associazione di idee che vanno a comporre un SERISSIMO candidato alla Targa Tenco per il peggior pezzo mai scritto sul black metal in lingua italiana, una categoria che chiunque abbia un vaghissimo interesse per questo genere di articoli sa per certo essere composta di un mare di contendenti agguerritissimi.

E basta, insomma. C’è quella cosa del cantante dei Lostprophets, gran simpa, non metto link.

NAVIGARELLA (Mike Ness nel nuovo spot della Classe A)

La prima cover incisa da Mike Ness che ho sentito è stata quella (migliorativa) di Under My Thumb, alla fine di White Light White Heat White Trash. Solo in seguito ho ritenuto opportuno approfondire quello che era diventato da mane a sera il mio gruppo preferito (cfr), incappando in quella forse pure più commovente (e migliorativa) di Ring of Fire. Molti lì si fermano, a Mike Ness che chiude i conti tra punk e folk coverizzando Ring of Fire quasi meglio di come l’ha suonata Johnny Cash. Se dovete fare una top ten invece vi conviene andare a spulciare Under The Influences, ma magari vi fa fatica e tanto vale fermarsi a tre titoli. Vale a dire le due già citate e la versione di Don’t Think Twice (migliorativa) che sta su Cheating at Solitaire, il più bel disco folk mai inciso da un punk. E poi basta. Se dovete mirare a una top 5, invece, da oggi in poi è d’obbligo considerare la versione di Up Around the Bend (dei Creedence) registrata dai Social D per la colonna sonora di non so che cartone animato e che trovate a questo link perchè a questo mondo esiste ancora qualcuno che fa soldi con gli streaming esclusivi e le album premiere, vaffanculo. Non migliorativa, ma solo perchè l’originale è tipo il pezzo più carico della storia. Un uomo solo al comando.

C’è uno spot in giro in cui uno si compra una Mercedes e gli altri gli fanno il cazziatone perchè sono “un gruppo indipendente”. Mi piace la versione in italiano, linkatami ieri dall’amico Hamilton, perchè dà alla faccenda una  dimensione di sfiga che immagino nell’originale manchi un po’. Non ho una vera e propria opinione sulla faccenda. il video è questo:

(è un po’ triste il fatto che per dovermi guardare lo spot della Mercedes mi sono dovuto guardare prima lo spot di Gucci)

Un’altra cosa che mi hanno linkato ieri: PUSH UP, corso di social media marketing per blog che vogliono mettersi in mostra. Nella homepage del sito di Enrica Crivello (che magari è la miglior persona al mondo, sia chiaro, non la conosco, non ho niente contro nessuno) c’è scritto “Quello su cui ti devi concentrare qui è l’atteggiamento. In una frase: pensa sempre a metterti in relazione. Fai in modo che la tua presenza online sia un fluire di azioni che mi fanno affezionare a te, che mi rendano la tua vicinanza utile e preziosa.” Ed ecco, uno legge queste cose e pensa DIOCRISTO DAVVERO DI INTERNET NON SO UN CAZZO E LA STO PARASSITANDO DA TUTTI ‘STI ANNI, lo pensa proprio in stampatello, bella merda. Di base comunque PUSH UP è un corso per piacere alle persone e io ne avrei davvero bisogno, quindi mi sa che mi compro almeno il pdf.

Infine, senza nessuna ragione specifica eccezion fatta la qualità: leggete Abbiamo le prove.

NAVIGARELLA – In probabile morte di XL/in sicura nascita di Noisey Italia

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Brutte notizie: sembra stia per chiudere XL di Repubblica. Il quale, a quanto ne so, era il mensile di musica che vendeva più copie in Italia. Ora, ho parlato di XL almeno una volta e quella volta ne ho parlato molto male, ma rimane il fatto che sia una tragedia. Ci scriveva Valerio Mattioli, ci disegnavano Ratigher e Tuono Pettinato. In giro, naturalmente, la vibrazione è la solita: non so perché lo chiudano ma la mia opinione è questa. Ha senso, nell’ottica di internet, ma alcune cose che si sono lette sono agghiaccianti. Ho chiesto a Mattioli il perché, questo è quel che ha risposto.

 E’ una situazione in divenire che deriva dal recente piano di ristrutturazione del Gruppo Editoriale L’Espresso, piano che d’altronde è stato rigettato dal cdr di Repubblica. Ed è ovviamente un paradosso perché XL resta la prima rivista del settore. Per quel che mi riguarda, è anche l’unico canale che ha garantito un non trascurabile grado di penetrazione delle culture indipendenti nel cosiddetto “giornalismo mainstream”, cosa che all’estero sarà pure la norma, ma che in Italia… Insomma, lo sai meglio di me. XL è tante cose, ma dentro ci trovi anche il Pira, Christian Zingales e i pezzi su Toni Cutrone: non sono cose scontate. Non lo sono per nulla. So che XL a tanti non piace e che tu stesso hai avuto modo di criticarla: mi chiedo però se la prospettiva di un “giornalismo-chiamiamolo-mainstream” che torna a essere solo Laura Pausini e articoli commemorativi su De André sia una buona notizia.

Buone notizie: Vice apre Noisey in italiano. Noisey, se non lo sapete, è lo spin-off di Vice interamente dedicato alla musica. Naturalmente molti non hanno una buona opinione di Vice, la citano come sinonimo del male assoluto e/o come tana di hipster rosiconi che sparlano a cazzo, rivelando in questo non solo il loro essere appunto rosiconi che sparlano a cazzo a loro volta e diocanta manco hipster, ma anche di non avere una vita e di non avere mai letto Vice. Andatevene affanculo. Tra i primi articoli, un pezzo sempre di Mattioli che mi cita (blastandomi) in merito alla questione-Nirvana. Il pezzo è buono, leggetelo.

Parlando di altro, esce oggi L’(N+1)ESIMO LIBRO DELLA FANTASCIENZA, ebook collettivo a cura di Barabba a cui entusiasticamente partecipiamo anche noi. Nel senso io. Non ci scrivo, ci disegno soltanto. Ho messo insieme un tributo a Moebius, otto tavole per stare bene. È una storia, ma ho tolto la storia. Ci sono contributi dei più grandi intellettuali del nostro secolo. Andate e leggetene. L’immagine a complemento di questo pezzo viene da quel gruppo di immagini lì.

C’è un progetto di crowdfunding per fare lavori al Magnolia. Il Magnolia io quest’anno l’ho visto una volta, ci sono andato a vedere il SoloMacello e sono stato trattato come se fossi il fratello del padrone del posto e quindi diocristo ora vado a vedere come si fa a versare e gli do tutti i soldi indietro. L’idea, in pratica, è di mettere insieme gente e fondi e contributi e sponsor e non so che altro, e di strutturare la cosa per ridurre al minimo l’impatto ambientale della struttura ed altre cose fighe che aiuteranno direttamente o indirettamente la causa del METAL, in uno dei posti che ancora lo fanno.

Sabato abbiamo vinto i Macchianera. Per ora l’outcome più divertente è che per sfruttare l’hype di Bastonate quelli di Giocagiué hanno risposto ad una mia email inviata loro nel 2011.

Ho perso un po’ di tempo e non ho tracciato i nuovi temini in giro per la rete, ma questo di Pucci è clamorosamente bello.

NAVIGARELLA o anche SCARTI – roba che separatamente non sarebbe bastata a fare un pezzo intero.

Miley Cyrus si esibisce seminuda ai VMA con comparsata finale di Robin Thicke ed esecuzione di Blurred Lines con un ditone di gomma al neon che passa sulla fica di lei e sul pisello di lui. Dal punto di vista storiografico è solo l’ennesima tappa in un percorso di ricalibrazione dell’evento-VMA da evento cardine del pop più in vista a freakshow di disperati stile Eurofestival, in cui chi abbassa di più il livello vince il premio ed il premio è di essere trending topic su twitter per un giorno -possibilmente sfottuti a morte. Dal punto di vista culturale è l’informale passo-dopo che segue Scream and Shout di Will.i.am feat. Britney Bitch. Dal punto di vista del contenuto tutto somiglia a quelle situazioni in cui lei ti racconta una barzelletta orribile, tu non ridi e lei ti prende per un cretino perché pensa che tu non l’abbia capita. il giorno dopo c’è qualcuno pro, qualcuno che si prende la briga di parlare dei contenuti ideologici, la sessuofobia e la misoginia latente e tutto il resto; per me è solo triste vedere in quanti siano disposti a prestare il proprio corpo alla prosecuzione di un piano che evidentemente non è stato messo insieme da una mente. Se ripenso a quando Gaga cantò Paparazzi sullo stesso palco mi viene da piangere.

Manuel Agnelli invece è finito nel nuovo video di Big Fish. Big Fish sarebbe Fish dei Sottotono, il quale sembra abbia continuato a tagliare dei beat per gente tipo Two Fingerz, Fabri Fibra ed Emis Killa e quindi potenzialmente può essere additato tra i massimi responsabili del distacco tra rap italiano e hip hop italiano E tra rap italiano e ordine morale. Il pezzo è la stranota Lasciami leccare l’adrenalina, però sembra che la traccia vocale originale sia stata ricantata ed insomma è stata riempita di beat gommosi genere Skrillex. Nel video Manuel Agnelli fa Manuel Agnelli, cioè uno perennemente indeciso se provare ad avere un significato artistico qualsiasi o prendere su armi e bagagli e presentarsi ai casting per il prossimo episodio di Hunger Games. Considerato che viene dalle fogne dello scibile musicale italiano, il pezzo ha una sua dignità malata e sembra poter fare il suo, cosa di cui va senz’altro dato merito agli artisti coinvolti. Nel frattempo, nota a margine, il festival Hai Paura del Buio (a cui gli artisti suoneranno a rimborso spese) nella data di Roma pare costerà venti euro. il tumblr del festival è qui. Andateci o non rientrano coi soldi.

Il nuovo disco degli Editors fa cacare. Probabilmente sembra un’opinione buttata così alla cieca, quindi forse dovrei spiegarvi di essere stato nel mio passato un buon fan degli Editors: i primi due dischi sono meglio di quasi tutta quella roba alla vorrei essere Ian Curtis e non suicidarmi se c’è modo, il secondo in particolare è epico e tronfio in un modo che mi esalta. Quando ho sentito che avevano buttato nel cestino l’assetto electro-neworder-EBM del terzo disco, per qualche minuto ho pensato che ci sarebbe stata qualche speranza di sentire una cafonata barocca con dei pezzi decenti. Avevo ragione per metà: è una cafonata barocca senza pezzi decenti. In questo probabilmente persino il terzo disco era migliore.

Ho aperto Pitchfork in questo momento, sono le 07.27 del 28 agosto 2013. La news in evidenza, con foto allegata, è J DILLA’S UNCLE TO OPEN DONUT SHOP. Vorrei aprire e leggere se questa cosa ha un minimo interesse musicale ma non vorrei rovinarmi l’impatto.

NAVIGARELLA (come se gli hipster esistessero)

ilcaffe

Bastonate è in amministrazione controllata perchè il revisore dei conti ha trovato qualche irregolarità e pare che per il 2014 avremo qualche problema ad incassare i trecentomila euro stanziati come contributo all’editoria indipendente, e questo -assieme al fatto che sono in ferie- è il principale motivo per cui in questi giorni non troverete tantissimi aggiornamenti.

Ieri ha suonato Springsteen a Roma, vale a dire che oggi è quel giorno ogni sei/sette mesi in cui ottocento persone abusano del tuo FB rivelando dettagi della rivelazione, come tanti piccoli pellegrini al santuario di Lourdes. LO SO CHE SPRINGSTEEN DAL VIVO È ESPERIENZA MISTICA E TOTALIZZANTE, me l’avete raccontato con dovizia di particolari DICIOTTO ANNI FA e da allora menate il torrone tutte le volte.

A proposito,’è un nuovo singolo dei Pearl Jam ma fa vomitare. Davvero, lo dico da fan di Backspacer, fa vomitare. In giro tutti quanti parlano di una specie di versione aggiornata dei pezzi veloci di Vitalogy (che è come dire che l’unica canzone rock mai scritta dai PJ è Spin the Black Circle). Non è così, sembra più un ritorno ai gloriosi stocazzo tempi dei pezzi non scritti che stavano nel disco con l’avocado. Con Vedder per niente in parte. Speriamo sia la classica  mattata alla Pearl Jam di mettere fuori un singolo che non c’entra niente col resto e che il disco nuovo (si chiama Lightning Bolt, LIGHTNING BOLT dico io, ma ti pare) sia in realtà pieno di pezzi epici e cafoni tipo la seconda parte dell’ultimo.

A proposito, per il ventennale di In Utero, che se non lo sapete è il miglior disco dei Nirvana, uscirà una deluxe edition. Di solito sono contrario a queste puttanate stile doppio/triplo CD con inclusi gli scherzi telefonici di Kurt Cobain a Evan Dando, ma a questo giro sono abbastanza fomentato. Il motivo è che a quanto dicono sarà incluso il mix originale dell’album così come uscito dalle session con Steve Albini, a cui qualcuno (non si è mai capito bene se l’etichetta o il gruppo in prima persona) si è opposto ed ha mandato diversi pezzi ad un mixaggio aggiuntivo. Nerdate.

A proposito, già che siamo parlando di #grunge e #Nirvana, se vi collegate a Vice trovate un mio pezzo sul ripescaggio di Jason Everman, non so se avete letto la storia (nel caso in cui non, continuate così). riporto un pezzo al solo scopo di allungare il brodo: C’è una morale nella storia di Everman? Non credo, ma nel caso non riguarda l’intervento americano in Medio Oriente quanto il fatto che le storie di cui è composto il rock fanno mediamente schifo (il motivo principale per cui non c’è modo di tirar fuori un film decente dalla storia di un gruppo). Avete presente? Quelle robe che piacciono ad Alberoni o a Rolling Stone USA: i Suicide presi a sassate durante i concerti perché erano troppo punk anche per i punk, Jim Morrison che urla di volersi scopare la propria madre durante un concerto al Roxy o quel che era. L’equivoco secondo cui lo stardom musicale è composto da un branco di drop-out che hanno avuto il culo, o l’intelligenza, di infilare una singola mossa che ha permesso loro di svoltare è uno dei più frequentati nella storia del pop; in effetti non è insensato ricondurre le carriere di quasi tutti i musicisti famosi a una singola mossa, come quella volta che Lady Gaga cantò “Paparazzi” imbrattata di sangue ai VMA. E da lì in poi diventare immortali. Mio padre diceva che Zucchero non era un cazzo di nessuno finché non ha scritto “Diamante”, peraltro non scritta da lui ma forse da Rihanna. Poi i sogni infranti sono diventati un buon materiale, e poi una droga di cui ci facevamo sempre più spesso: all’inizio degli anni Dieci ci si beccava una reunion ogni settimana; dalle foto sui giornali iniziavi a capire chi aveva avuto la decenza di conservarsi intatto fino a oggi e chi no. Il pezzo completo, come detto, è qui.

A proposito, rimanendo su Vice c’è un bellissimo pezzo di Quit the Doner che rende conto di un festival tenutosi a Bologna la scorsa settimana. Si chiamava STRUMMER LIVE FESTIVAL, maiuscolo obbligatorio perchè nonostante sia intitolato a Joe Strummer il festival ha ospitato gente tipo Alborosie Manu Chao e Modena City Ramblers (e usato come logo la foto di Paul Simonon, vabbè). Il pezzo si concentra più che altro su questioni ideologico-musicali abbastanza concrete, tipo che i gruppi che stanno segnando questa (se mi passi il termine) generazione nel vivo sono gli stessi identici che l’avevano segnata (tra l’altro a torto) dieci anni fa e passa. Ve ne incollo un pezzettino ma va letto davvero in blocco. I gruppi che si esibiscono sono gli stessi dell’epoca del social forum, ma siccome abbiamo perso e ci hanno massacrato di botte talmente tanto che adesso nei giorni di pioggia riusciamo a vedere in Civati una speranza, quasi nessuno qui esibisce slogan o contenuti politici. Il vero collante sociale della situazione, il sole dell’avvenire, sono i bottiglioni, la più grande invenzione che la Spagna abbia dato al mondo dopo le donne con i baffi.

A proposito, sempre parlando di festival, Carlo Pastore ha messo un editoriale sull’ultima edizione del MI AMI, maiuscolo. Al MI AMI quest’anno c’erano diversi rapper e insomma P ha deciso di giustificarla volando basso e paragonandolo al momento in cui nel 2008 Jay-Z venne invitato a Glastonbury e questa cosa suscitò polemiche a ruota. Quel che dà fastidio è che nel frattempo il MI AMI si sta trasformando, come è giusto e buono che sia, in un normalissimo festival musicale di successo (la stessa metamorfosi che sta subendo Rockit, ormai un buon prodotto “mainstream” di roba italiana). Tra le altre cose non ricordo che Jay-Z a Glastonbury abbia fatto gridare così tanto al boicottaggio, ma dando per scontato che sia una mia disattenzione va anche detto che 1 Jay-Z è Jay-Z e Dargen d’Amico è Dargen d’Amico, 2 Glastonbury è Glastonbury e il MI AMI è il MI AMI. Dopodiché naturalmente c’è da fare una riflessione su quello che succede nella testa di chi decide di scrivere un editoriale del genere. Comunque non è la prima volta che C.P. parla di una cosa su cui lui o Rockit hanno fatto soldi (che è giustissimo e sacrosanto, sia chiaro, anzi gliene auguro il doppio ed Enrico Ruggeri headliner della prossima edizione al posto di Patty Pravo) come di un momento di rottura artistica e progresso culturale senza precedenti, come se stessero tutti lì a disegnar baffi alle Gioconde da mattina a sera. Lo stesso era successo nel famosissimo episodio del DIY (il post non c’è più, volendo è copiato in questa discussione su neuroprison): a prescindere dal fatto che sia stupido o meno quel che dici, dà comunque un gran fastidio essere nella stanza mentre lo stai dicendo. Nello stesso editoriale l’autore si chiede come sia possibile bollare il MI AMI come un posto per “hipster” o fighetti di città, cito testualmente. Come se fosse questo il problema. Come se gli “hipster” esistessero. Come se il punto con i festival tipo MI AMI non sia la loro natura omnicomprensiva (e quindi per sua natura anti-hipster) o il fatto che funzionino, negando all’ascolto musicale la sua componente di appartenenza e di non-appartenenza, di ascoltare una cosa perchè è come te e diversa dagli altri, che a dispetto del fatto di essere denigrata da svariati giornalisti di professione è la cose più importante dell’ascoltare la musica, l’atto politico nel farlo. Perchè una musica che viene spacciata come “indipendente” dovrebbe a qualsiasi titolo unire? Non potremmo lasciare questo compito ai rapper di adesso o ai democristiani?

A non-proposito, c’è un nuovo episodio della querelle Pipitone VS Daft Punk. Del primo avevo parlato brevemente qui chiedendomi “se la voglia di prendere a calci nei denti (metaforicamente parlando) chi abbia scritto e/o scelto di pubblicare un pezzo di questo genere non sia di per sé condizione sufficiente ad adorare il nuovo disco dei Daft Punk”. Oggi, a seguito di qualche polemica, Pipitone scrive un nuovo post sull’argomento dando conto di un esercito di troll organizzati che invadono il suo spazio, cercando di metterlo in croce per aver anteposto il suo libero pensiero al VERBO (che credo sia “RAM è un ottimo disco”, e ci possiamo anche stare direi). In realtà è un post abbastanza perdibile, ma fa specie come possa una persona scrivere un post che bolla come creduloni e tamarri i fan dei Daft Punk e poi sentirsi deluso se qualcuno s’incazza.

castaldate.wordpress.com (NAVIGARELLA giugno 2013)

Kim Deal ha lasciato i Pixies, gruppo riunitosi in occasione della reunion dei Pixies, ponendo –speriamo- fine alla seconda vita del gruppo, il quale almeno ha avuto la decenza di suonare dal vivo per quasi dieci anni (evitando accuratamente, si dice, di incontrarsi ovunque a parte sul palco) senza mettere mano a un disco nuovo. Bravi Pixies.

Dall’altra parte del mondo si riuniscono quelle merde dei Replacements, fino all’annuncio della reunion uno dei miei gruppi preferiti. Era stato persino registrato un singolo-benefit, qualche tempo fa; ora sono in programma pochi concerti negli Stati Uniti. La reunion dovrebbe essere limitata ai soli Westerberg e Stinson, intendo lo Stinson che non è morto. Liberissimi di fare quello che vogliono col loro gruppo, liberissimi voi di fare quello che volete coi vostri soldi. I dischi comunque sono in catalogo, magari stanno pure in offerta su anazon.

Gino Castaldo ha pubblicato su Repubblica un pezzo ricattatorio sul fatto che gli italiani fanno schifo. Motivo: comprano solo i dischi di quelli usciti dai reality e si perdono un treno di gruppi fichissimi “da noi magari poco conosciuti, per non dire totalmente ignorati” , che all’estero fanno sfracelli. Esempio? Bloody Beetroots, Crookers, Benny Benassi, Aucan, Daniele Luppi, Blonde Redhead, Lacuna Coil. Il pezzo contiene diverse insinuazioni tra le righe volte a dare delle capre gli ascoltatori italiani (“l’esperienza dimostra che più si è coraggiosi, più si punta in alto, più c’è la possibilità di trovare un pubblico attento e disponibile. Ovviamente all’estero.”), ed è piuttosto brutto sentirsi dire da uno che sembra aver vissuto gli ultimi trentacinque anni in una caverna e usa definizioni tipo “metal rock” o “tecno punk”. Il prossimo capoverso cerca di sublimare: contiene cose basilari e stupide di cui chiunque capiti qui per caso è a conoscenza, tranne Gino Castaldo. Quindi è scritto per lui in seconda persona singolare ed in una tenue/ingiustificata tonalità di grigio.

Bella Gino. I Lacuna Coil, gruppo metal rock italiano, sono famosi e ben smerciati in Italia da una quindicina d’anni. Certo i numeri del metal rock (che non esiste, Gino, si chiama per convenzione metal e basta, oppure hard rock ma sono due cose differenti, magari approfondiamo nei commenti) in Italia non ti permettono in generale di vivere, ma questa cosa riguarda anche gruppi stranieri venduti poco o niente in Italia e tendenzialmente migliori dei Lacuna Coil (sul fatto del perché i gruppi metal in Italia vendano meno dei Pink Floyd, fatti un esame di coscienza tu). La stessa cosa riguarda il discorso di Daniele Luppi, cioè il fatto che tutto sommato faccia musica di nicchia coperta da un pubblico di niccha e che rimane sia in Italia che a livello internazionale di nicchia, nonostante abbia lavorato con nomi grossissimi. Voglio dire, Okapi è più bravo e meno prestigioso a livello internazionale (è una mia idea, non l’ho sottoposta al televoto). Se devi trovare un esempio di turnista italiano famoso ti direi di buttarti su Alessandro Cortini, che ha suonato con i Nine Inch Nails, un gruppo piuttosto famoso che musicalmente ingloba elementi sia del metal rock alla Lacuna Coil che del rock elettronico alla Aucan che del tecno punk alla Bloody Beetroots, e mi pare sia stato per qualche tempo pure nei Muse e nei fortunatamente dimenticati Mayfield Four. Vabbè. I Blonde Redhead sono un gruppo formato a New York da due musicisti nati in Italia, ma che hanno fatto i bambini in Canada. Dicono che Ernest Borgnine sia nato a Carpi, ma secondo me è statunitense. E Jonathan Clancy per me è italiano, per dire. Magari è un’argomentazione debole, ma anche volendo considerare i Blonde Redhead un gruppo diversamente statunitense, rimane il fatto che in Italia sono famosissimi da più tempo dei Lacuna Coil, sempre ovviamente rapportati alla fama di cui può godere un gruppo indie nel mondo in cui viviamo: concerti pieni, dischi smerciati, copertine nelle riviste di settore e tutto il resto. Chiedilo a loro, immagino ti diranno che in Italia si trovano relativamente meglio che nel resto d’Europa; in aggiunta va detto che ecco, dai, non è che stiamo parlando dei Fugazi. Ecco. A proposito, Joe Lally vive in Italia. Gli Aucan, dicevo, sono effettivamente semisconosciuti nel nostro paese, ma questo non gli impedisce di lavorare in un giro grossino anche in Italia e farsi pubblicare dall’etichetta indie italiana più smerciata di questi anni. Non hanno una pagina wiki inglese, questo per dire di quanto è numeroso e orizzontale il loro pubblico, e anche se hanno fama di ottima live band i loro dischi sono più o meno robaccia che va bene sì e no per impressionare qualcuno che ha sei dischi di rock elettronico a casa. Una cosa figa che ha fatto uno di loro è stato suonare nel progetto Mooro con Jacopo Battaglia, ex-batterista di un altro gruppo ora (pare) defunto di nome Zu che fa molto più testo nel tuo discorso degli altri gruppi che citi; attualmente Jacopo suona anche con i Bloody Beetroots, i quali in Italia sono famosissimi e copertissimi da un sacco di gente –compresa una masnada di individui con un QI ancora più basso di quello che serve per i reality, cerca “Bloody Beetroots Conegliano” o qualcosa del genere (può essere una buona fonte, a scoppio ritardato, per un futuro pezzo sul fatto che la violenza nel rock è inaccettabile e che a quei tempi là s’era tutti amici e parenti). La stessa cosa vale per Benassi e per i Crookers, il cui prestigio internazionale ci riempie di orgoglio ma non basta a coprire la vergogna di sapere che dischi tipo Tons of Friends sono stati scritti da persone con un passaporto italiano. Dicevo, Gino, ecco qua. Spero ti possa essere utile.

NAVIGARELLA (i satanisti sono peggio dei blogger)

La cosa più brutta di Gesù è il suo ufficio stampa. Questa settimana hanno suonato Marilyn Manson e Rob Zombie a Bologna, il giorno successivo tale don Giulio Marra ha riunito ottanta persone per una messa riparatrice. La notizia sta qui, col delicatissimo titolo “i satanisti sono peggio dei mafiosi”. Come musicisti non credo, comunque: i mafiosi sono dei buzzurri in botta col folk e quella molletta che tieni in bocca e fa CIUOOIUIUIO CIUOOIUIUIO. E come musicisti i cattolici fanno quasi più cagare dei mafiosi, anzi il consiglio costruttivo che posso darvi è di smettere di fare messe riparatrici e iniziare a fare dischi noise metal riparatori, cioè fregare Satana politicamente come provò a fare D’Alema con Berlusconi a metà anni novanta (sperando in risultati migliori di quelli). O comunque ridurre il divario dandoci in pasto artisti TRVE NORSK WHITE METAL meglio di gentaglia tipo i P.O.D. o gli Zao. Gli Zao mi piacevano pure, oddio, tre minuti, chissà che schifo di merda che facevano in realtà.

Dato che siam qua a parlare di sacrilegi, l’altra sera si sono riuniti i Nirvana. Sarebbe bello lasciarla così in sospeso ma sapete tutti di cosa stiamo parlando: c’era un supermegaconcertone tipo al Madison Square Garden e Paul McCartney si è presentato accompagnato da Dave Grohl e Krist Novoselic. La cosa più divertente di tutta la faccenda è che il pomeriggio tutti dicevano cose tipo SCANDALO e BUFFONI e la mattina dopo mi sono svegliato con tutti che urlavano DISCO SUBITO. La chiave per comprendere l’attuale internet è questa schizofrenia di fondo che impone di smentire prima di aver affermato. Il tutto secondo logiche talmente casuali e stupide che prima o poi qualcuno di noi (magari pure io) si accorgerà che, persa per persa la possibilità di stare sul pezzo in maniera ragionevole, tanto vale dare un’opinione sulla faccenda dopo essersene fatta una. Dicevo Paul McCartney, grande vecchio del RUOACK americano o inglese, con Krist Novoselic e Dave Grohl, fortunatamente non impegnati in pezzi dei Nirvana, Krist Novoselic è invecchiato molto peggio di McCartney, e comunque il video non l’ho visto, ivi compresa questa traccia nuova che non ho capito se è una robetta fatta in tre minuti per avere quel briciolo di smalto in più o se si tratta del più grande pezzo pubblicato su Youtube dai tempi di You Know You’re Right. Quando annunciarono il best dei Nirvana con un inedito rimasi in apnea qualcosa come un mese, poi realizzai che la seconda parte di Incesticide me la sono ascoltata due volte in croce.

È uscito il cast del prossimo festival di Sanremo e butta già di merda. I numerosi sostenitori della linea dura abbiamo un cast di nuovi astri della musica che potrebbero finalmente riportare la qualità dentro il Festival, gente che si esaltò per le tragicomiche esibizioni dei vari Subsonica o Bluvertigo o peggio ancora Afterhours e Marlene Kuntz (magari ciucciandosi a piena bocca la tomella di questi ultimi che uscì sul sito ufficiale, partecipiamo al festival in quanto mossa coraggiosa e fuori dai canoni per il nostro standard), stanno sborrando sul selciato da ore e ore: Marta sui Tubi, Gazzè, Daniele Silvestri (più che probabile premio Samuele Bersani dell’edizione 2013), gli Almamegretta non si capisce bene se con o senza Raiz. Il premio della critica sarà una corsa senza fiato. Metti il festival in mano a Fazio e ti arriva nel coppetto il boomerang della qualità: molto meglio affidarsi ai personaggi di contorno, dei fricchettoni della seconda linea festivaliera tipo Gualazzi l’ex-enfant prodige Cristicchi. O in alternativa sperare in un intervento a gamba tesa della gente dei Reality, tipo la tipa dell’ultimo X-Factor che a quanto ho capito, forse male, parteciperà con pezzi di Bianconi e Zampaglione. E nel caso concreto spero che venga asfaltata da una Malika Ayane a caso, magari con pezzo scritto da Raina che almeno è un fan accanito di Bastonate (fan accanito vuol dire che c’è tipo un link a bastonate nel sito degli Amor Fou, come quel mio amico che pensa “me la porto a letto facile” di qualsiasi ragazza che gli fa un like su twitter. ok, sempre io). La decisione di rinviare Sanremo a data da destinarsi per via delle elezioni è una delle castronerie più tristi della storia politica e musicale italiana, va di pari passo con l’attuale recupero artistico di Gaber e Bertoli.

Ho messo su un altro blog, la bacheca di wordpress dice che è il 23esimo. In pratica ho deciso di ridisegnare a mano col pennarone le copertine di tutti i dischi mai usciti, uno per volta, da cui appunto l’immagine sopra. Sono a buon punto, ne ho fatti già sette.

NAVIGARELLA – Marte, tacchini, party hard, stupri, democratici di sinistra

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Ian Curtis

L’incipit di questa cosa era gli Zeus!, gruppo lanciato da noi in prima persona ai tempi del tonitruante debutto, era non solo na sonora cazzata (ne abbiam parlato una volta per sbaglio) ma anche un modo per scrivere la parola tonitruante anche se non ricordavo cosa significa. Poi insomma ho deciso di verificare che la parola significasse qualcosa e ho scoperto sul wikizionario che tonitruante è riferito appunto a Zeus che lancia i fulmini e questa cosa mi sta mandando il cervello in poltiglia, GIURO! Non è stato per caso. Mandatemi il video di voi che siete sconvolti da questa cosa. Dicevo comunque che gli Zeus!, gruppo lanciato da noi in prima persona ai tempi del tonitruante debutto, usciranno a breve nientemeno che su 31G, vale a dire l’etichetta di Justin Pearson E con il catalogo più incredibilmente figo della storia del postpunk, grossomodo. In realtà non ho una vera e propria opinione sulla faccenda, primo perché 31G è un pezzo che non fa un disco che mi scarta via la pelle di dosso e secondo perché –appunto- dipende da com’è il disco, ma sono davvero moderatamente eccitato come tutte le volte che un gruppo italo-figo incontra un’etichetta internazional-figa.

Ora che tutti hanno finalmente capito che Andrew WK non è un Kid Rock qualunque a forza di vederlo in tutte le salse, immagino sia arrivato il momento di rifare il giro e ricominciare a demolirlo. Essendoci già spesi la parola genio in tempi sospetti non abbiamo molta autorità in questo, pertanto ci pensa l’amico e sostenitore di lungo corso Birsa Alessandri in questo pezzo sul solito Vice, nel quale approfitta per dare contro agli ultimi Flaming Lips, quelli delle opere inascoltabili e della psichedelia ad ogni costo (tutti dischi meravigliosi), più qualcuno di cui a conti fatti non si può mai dire abbastanza male tipo Kevin Shields. Ne approfitto, anche se l’articolo di Birsa parla di altro, per ricordare anche qui che no, i My Bloody Valentine non sono il mio gruppo preferito e nemmeno tra i primi cinquanta –in effetti se non fosse per Loveless i My Bloody Valentine mi farebbero apertamente cagar sangue, ma Loveless è comunque un buon disco e anche la raccolta dei singoli rimasterizzati che ho comprato come tutti voi coglionazzi quando è uscita l’anno scorto la rimetto su di tanto in tanto per sentirmi un ascoltatore sofisticato e ricordare dopo tre pezzi che nella mia vita ho ascoltato gruppi anche un po’ più rumorosi tipo gli Entombed.

Leggevo un articolo a caso su Metalsucks, a cui mi linko sempre meno spesso perché avrò sfiga io ma son tre anni che non ci leggo qualcuno che prenda una posizione critica su un gruppo che non siano i Korn. Voglio dire, una volta trovavo qualche differenza tra Blabbermouth e Metalsucks, ma insomma non è una delle battaglie che ho più a cuore nella vita. Comunque leggendo Metalsucks scopro che l’anno scorso si sono riformati i Coal Chamber, gruppo famoso per aver messo in giro la voce di essere stati gli inventori del sound (appunto) dei Korn nonostante il primo disco dei Coal Chamber sia uscito grossomodo un anno dopo il secondo disco dei Korn. Ancora i Coal Chamber non hanno fatto niente, ma ora si sta discutendo sul fatto che i CC prendano parte o meno a un tour assieme a degli altri beccamorti loro pari: nella fattispecie i Lacuna Coil, mai sopportati ma non mi piace il genere, e i Sevendust che malaccio manco erano ma di quel non sono male che poteva non farmi sbadigliare per la durata di un disco nel ’97 e invece me li trovo in giro come headliner di un tour grosso, o “grosso” quindici anni dopo. Autosponda per un altro capoverso, tanto qui non ho mica niente da dire.

Vi capita mai di leggere di questi gruppi che stanno ancora in giro e chiedervi come cazzo abbiano fatto a pagare l’affitto fino ad ora? Ieri ho sentito che i 30 Seconds to Mars fanno un’unica data italiana a luglio, ho sentito persino che c’è della fotta. In realtà qui le notizie sono tre: la prima è la data in sé, e non mi frega un cazzo. La seconda è che i 30 Seconds to Mars sono un gruppo da super-soldi che muove folle di gente. Guardo su internet e si parla di dischi che vendono milioni di copie, io ero rimasto al primo disco (pop-nu-metal che più stantio non si poteva, se non ricordo male) dei 30 Seconds to Mars. Che allora passava come il gruppo della domenica di Jared Leto (uno che già come attore stava già abbastanza sui coglioni, voglio dire, mica era necessario che diversificasse così il suo starmi sul cazzo) e/o una roba da una botta e via tipo che so, gli Hoobastank che non voglio controllare su google per scoprire così a caso che dopo essere passati dal numetal a The Reason (anticipando in questo il percorso degli Incubus, gruppo che son nati per clonare, tutto molto dopato se ci si pensa) ora stanno cambiando la storia del pop a nome Skrillex (recentemente una foto Facebook mi ha insegnato che Gianni Morandi ha un figlio adolescente in botta con Skrillex, questo se vi siate mai chiesti quanti gradi di separazione ci sono tra i Korn e Gianni Morandi. La terza notizia è che un concerto di un gruppo tipo i 30 Seconds to Mars viene annunciato a novembre per luglio prossimo. Già queste cose sono paradossali quando si parla di gruppi fighi, tipo il fatto che un mese fa hanno annunciato i Motorhead live sempre a luglio quando 1 i Motorhead per un sacco di anni te li beccavi in posti assurdi tipo penultimi in scaletta ai festival con gruppi tipo Manowar o Blind Guardian headliner e 2 le possibilità che Lemmy arrivi vivo e in salute a luglio prossimo continuano a essere abbastanza basse. Ma a parte questo, come faccio a sapere se da qui a luglio prossimo mi piacerà ancora il rockenroll?

Uscendo dalla musica: Violetta Bellocchio, sposami, ha pubblicato su Santa Barbara (Santa Barbara è una rubrica su Studio, l’ho già linkata diverse volte, che parla più o meno dei presupposti culturali alla base del farsi delle storie, siano esse storie di cronaca che le storie di fiction) un articolo che parte da un episodio di croncaca che riguarda i Das Racist, gruppo di cui anche dopo aver letto l’articolo non sento il bisogno di conoscere, e finisce in mezzo capoverso di cultura dello stupro. Non lo commento, sono d’accordo, è molto figo, ti mette di fronte a dei punti scoperti del tuo ragionare. Contiene pezzi, cito testualmente sperando che word non mi incasini la formattazione, tipo La cultura di massa in cui viviamo non ha ancora risolto il problema morale del mettere in dubbio la lucidità di una vittima; la fase autopsia dei fatti di cronaca, se volete, dove ogni soggiorno diventa l’anticamera di Law & Order, e sono gli stessi poliziotti buoni a mettere coperte sulle spalle della vittima, a dirle non possiamo portare in tribunale la tua storia, la difesa ti farà a pezzi, mi dispiace, tesoro. Mi dispiace. Non abbiamo ancora superato questo, ed ecco che arriva la libertà d’espressione; per cui lo stesso Reddit è il posto dove fino a cinque minuti fa esisteva la sezione jailbait, dedicata a postare foto di ragazze minorenni, tutte foto rubate o scattate per strada, e c’è stato bisogno che la CNN minacciasse di mandargli i carri armati in casa per farla chiudere, e loro non l’hanno chiusa dicendo «bene, ci siamo divertiti, adesso basta», l’hanno chiusa dicendo questo è un gravissimo attentato alla democrazia di Internet. Contiene anche riferimenti a Tyler The Creator, Rihanna e Ad Rock, lo dico per chi se non c’è il pop non clicca manco il like su facebook.

Non ho votato alle primarie del centrosinistra o primarie del PD. Così a braccio la mia preferenza si allinea bene al risultato finale. Non voterò nemmeno al ballottaggio perché non credo di poter portare come giustificazione ero in giro a comprare mobili assieme a persone che per una questione di sfighe stratificate potevano esserci solo domenica e nessuno di loro ha votato, e non sono sufficientemente preso dalla cosa per mettere in piedi una protesta su internet e/o una giustificazione fasulla con annesso certificato medico. Al ballottaggio voterei P.J. Bersani. Ho visto un po’ del confronto tra Bersani e Renzi l’altra sera, mi sono perso la citazione del tacchino sul tetto ma ho sgamato la citazione di Ian Curtis nell’abbigliamento e nel taglio di capelli di Renzi. La cosa più figa delle primarie del PD sono stati i Marxisti per Tabacci.

Navigarella (fenomenologia del ROCK PURO)

L’articolo del Corriere di cui sopra è uscito a ridosso del concerto dei Vaccines all’A Perfect Day ed è stato piazzato su Facebook da qualcheduno. Come potete abbastanza vedere parla di ROCK PURO nel titolo grande e insomma, anche immaginandosi di non avere mai sentito un disco dei Vaccines dall’articolo si può raccogliere alcune informazioni rivelatrici. La prima è che uno dei membri è fratello di uno degli Horrors, e io francamente non andrei a raccontarlo in giro. La seconda è che sono stati scelti da Giorgio Armani per musicare qualcosa. La terza è che considerano i Coldplay dei patetici U2-wannabe col culo così aperto da avere in catalogo una collaborazione con Rihanna (accusata dal gruppo, sembrerebbe, di non essere un’artista perché ha uno staff di gente che bada ai cazzi suoi). La quarta è che NME è la bibbia dell’indie rock. La quinta è che c’è un video dei Vaccines con Kate Moss. La sesta è che un giornalista che scrive la copia di mille (indie) riassunti a quanto ne so io sta citando Samuele Bersani. Ora, naturalmente un gruppo come i Vaccines è liberissimo di pubblicare la musica che cazzo vuole e di fare tutte le scelte di carriera che preferisce e soprattutto (anzi, è auspicabile) di sparlare di tutti i gruppi che gli va, il che lascia tutte le colpe dell’articolo a chi l’ha scritto. Voglio dire, esiste qualcosa che è stato chiesto ai Vaccines e a cui il gruppo ha risposto “no” o la teoria è basata sul tizio che risponde “sì abbiam fatto tutto questo ma le mode passano e la musica resta”? A che pro vendere come un campione di rettitudine e fermezza uno che ha un video con Kate Moss? Ok, ammetto di averla presa UN PELO troppo a cuore, ma questo blog non parla di problemi veri.

Sempre andando a fare le pulci alle altre persone, qualche giorno fa assieme all’amico e fiancheggiatore simone rossi abbiamo messo insieme qualche migliaio di battute sul fidanzamento tra Avril Lavigne e Chad Kroeger. Come ben sanno i miei congiunti io ho un grandissimo rispetto del primo disco di Avril Lavigne, rispetto che non si estende ai dischi dal secondo in poi e che non ho mai accordato a nessun disco dei Nickelback demmerda.

Detto già che il nuovo disco dei Deftones si chiama KOI NO YOKAN ho poco altro da segnalare in merito alla musica. Un’altra notizia figa è che l’altro giorno completamente a buffo Dolcenera ha postato un video di Danzig sul suo twitter, laureandosi principale musa ispiratrice del ns. blog (lo era già). Il mondo così come lo conosciamo è sull’orlo del collasso.

Enzo Polly Polaroid ha messo una serie interessante di link che testimoniano di gente infuriata perché Pitchfork ha dato SOLO 7.4 all’ultimo disco degli Animal Collective. Non vi tedio oltre, la discussione è dall’altra parte, tengo famiglia, il nuovo disco degli Animal Collective m’è piaciuto, continuo a preferire Sung Tongs e cose simili. Polly è candidato ai Macchianera, nomination uscite ieri, e quest’anno lo caldeggiamo molto assieme a Popty e Stery.

Ho ascoltato qualche disco nuovo, perlopiù in streaming e cagate del genere. Il nuovo XX è indecoroso, il nuovo Cat Power conferma, nonostante le riserve di molti, il peso di Cat Power nel pop d’autore contemporaneo (vale a dire che è un disco onestissimo fatto da una musicista onestissima che in un mondo perfetto non avrebbe toccato la serie A nemmeno di striscio). Il nuovo Dinosaur Jr non è ancora uscito e quindi non l’abbiamo ancora ascoltato, ma quando lo ascolteremo dovremo senz’altro notare che non è bello quanto Farm (ho concluso per la verità che nessun disco uscito dopo Farm è bello quanto Farm, anche quelli prima è difficile trovarne, anche tra i dischi dei Dinosaur Jr tutto sommato) e che a testimonianza di questa situazione la traccia più fresca è una cosetta pop-punk cantata da Lou Barlow. Eagle Twin disco bello senza strafare, che di per sé è una notiziona. Non ho ancora ascoltato il nuovo EP dei Down, stigrossicazzacci, sarà bellissimo anche se il terzo ad onore del vero l’abbiamo passato nel lettore una volta all’anno a dir tanto.

Scopro che Mark Hollis è tornato in pista (l’ultimo disco è quello a suo nome con la copertina orrenda uscito a fine anni novanta) e farà uscire uno strumentale (capirai) allo scopo di fare da sigla conclusiva per una puntata di Boss, che è una serie TV e qui davvero mi fermo con le cose. Di altra gente che è tornata insieme sono concentrato sulla JSBX, che in fin dei conti sciolti non si son mai ma che comunque essendo citati pure ieri nel listone tanto vale che si becchino un pezzo a parte appena mi sarò degnato di sentire il disco sul quale scommetto venti centesimi con chi volete che sarà una robetta tipo Plastic Fang o Damage.

Navigarella: GIORNALISTI MUSICALI VS. NEMICI DELLA MUSICA

Lana del Rey ha cantato dal vivo una versione non disprezzabile di Heart-Shaped Box, e quando dico non disprezzabile intendo dire in realtà darsi fuoco. Mentre la rete si divideva più o meno a metà tra colpevolisti a prescindere e innocentisti a prescindere (tutto si può dire di Lana del Rey meno che non sia stata coerente nel non far nulla per farsi odiare da chi la ama o farsi amare da chi la odia, in questo vera popstar-chiave del nostro millennio), Courtney Love ha detto una cosa su twitter tipo AHAHAH STAI CANTANDO UNA CANZONE SULLA MIA FIGA. Continuano le celebrazioni della morte di Kurt Cobain.

C’è una prima anticipazione del nuovo disco degli Animal Collective, uno dei pochi gruppi bolliti da anni e anni che in realtà no. Anche il disco nuovo sembra poterci piacere molto.

Sta per uscire il secondo disco della Corin Tucker Band. Il primo disco della Corin Tucker Band è una delle pochissime testimonianze audio del fatto che si possa fare musica rock normale senza necessariamente venire inclusi in un gruppo di spocchiose teste di cazzo che fanno musica rock mimando un anacronistico ritorno alla normalità nel disperato tentativo di venire considerati un nuovo trend di gente a cui forse non frega un cazzo di niente ma io guarderei bene cosa c’è sotto (cosa che tanto per dire non è riuscita alle molto più considerate Wild Flag, cioè le ex-Sleater Kinney senza Corin Tucker, autrici di un disco brutto e triste in culo su cui si è sviluppato un minuscolo hype un paio d’anni fa). Il secondo disco della Corin Tucker Band, a giudicare dai primi due estratti, promette d’esser quasi meglio del precedente, e meno male che ci sono i volti nuovi di vent’anni fa ad indicare nuove strade da percorrere ai volti nuovi di adesso.

A proposito di anacronismo, c’è un flame molto divertente sul facebook di Edoardo Bridda. Edoardo Bridda sarebbe il boss o uno dei boss di SentireAscoltare. Sulla sua pagina ha postato il link a una recensione di Ondarock dei Wild Nothing uscita (a quanto pare) un mese prima del disco. Lamenta il fatto che quelli di Ondarock si sono sempre dichiarati contrari a questa cosa e via di questo passo. Nei commenti al post si scatena una specie di guerra delle coscienze, interviene perfino Claudio Fabretti con un tono tipo “io sono il boss di Ondarock, sono intervenuto qui ma ora c’ho degli altri cazzi da fare e comunque di quel che fate voi me ne frego”. In realtà è lo scontro tra due modelli di giornalismo musicale: il primo si sbatte a duemila per essere sempre sul pezzo, il secondo si erge a roccioso bastione del mercato musicale tradizionale, supporta etichette distributori e artisti e se ne va per la sua strada. La cosa più tenera è farsi il viaggio e pensare che dietro tutto questo ambaradan ci sia una lotta senza esclusione di colpi per diventare il web magazine italiano più influente della storia E una recensione arrivata un mese prima influenza irrimediabilmente l’ascolto, bruciando la recensione dell’altro sito e determinando in maniera indelebile il gusto dell’ascoltatore in merito al disco dei Wild Nothing. Bridda mette il tutto sotto forma di domanda: e voi cosa farete? Pubblicherete la recensione dei Wild Nothing in questi giorni o quando sarà uscito il disco? Difficile a dirsi, ma immagino che Bastonate non pubblicherà la recensione del disco di merda dei Wild Nothing, parlo senza averlo ascoltato MA avendo letto la recensione di Ondarock, prima della data di uscita ufficiale. Né dopo, credo, ma non si può mai dire. Ho scritto cose per entrambe le webzine, una parte del mio passato che non ricordo con orgoglio.

 

E dato che abbiamo iniziato a rompere i coglioni alle webzine, andiamo con una rapida rassegna di recensioni italiane del nuovo disco dei Baroness. Ora, il disco per quanto mi riguarda è una ciofeca prog anni settanta suonata con un briciolo di gusto e senza un briciolo di botta, con un approccio tipo “ora ti spiego il post rock e tu lo capirai anche se metallaro e ignorante” (che dopo dieci anni di Neurosis in tutte le salse mi sembra pure un po’ patetico). L’elenco serve a dimostrare quanto e come un disco per il quale è in corso un PLEBISCITO (di quelle che ho letto la stroncatura più violenta è quella di metalitalia, in numeri un 6,5) contenga in quasi tutte le recensioni un riferimento al fatto che è un disco che dividerà gli ascoltatori.

Intanto, il gruppo americano rimarrà vittima di un’antica contraddizione: se proponi sempre le stesse cose, sei monotono e pecchi di capacità evolutiva; ma se cambi strada e tenti qualcosa di nuovo, sbagli comunque e l’accusa è di aver ceduto la purezza artistica alle sirene del mercato. (metal.it)

“Yellow & Green” è quindi il disco che pone definitivamente i Baroness su un altro piano, rispetto al metal estremo e al post hardcore delle origini, e lo fa con lucidità e cognizione di causa, applicando strutture e concetti cardine della storia del rock al proprio stile originario, approdando a una sintesi stilistica inaspettatamente viva e fertile. (metallus)

Per ascoltare “Yellow & Green” ci vogliono orecchie nuove e maggiore sensibilità, bisogna riconoscere l’evoluzione del sound e i motivi alla base di questa scelta. Per gli scontenti ci sono sempre i dischi rosso e blu, per tutti gli altri “Yellow & Green” potrebbe essere un valido motivo per spendere ore e ore cullati dalla bellezza che solo la musica può offrire. (spaziorock)

grazie a una band come i Baroness è possibile che si inauguri una nuova stagione nel mondo della musica metal. Una stagione che dividerà, che creerà scompiglio, che farà perdere ai Baroness il pubblico più intransigente, ma farà loro guadagnare il rispetto di chi, anche dal metal, chiede un’evoluzione. Ed oggi, si dica chiaramente, i Baroness sono una delle forme più evolute di metal con la quale possiate confrontarvi. (sentireascoltare)

Non abbiate paura ad avvicinarvi a questo Yellow And Green: aprite la vostra mente ed ascoltatelo fino a farlo entrare in circolo dentro di voi, solo così riuscirete a mettevi in contatto con le anime di questa band eccezionale (che è vero non hanno ancora messo a fuoco perfettamente la propria strada, ma che sicuramente hanno dimostrato di sapersi mettere in gioco) (metallized)

Scandalo, capolavoro. Si sono venduti, anzi no, hanno fatto il loro miglior disco. No, no, è un album vergognoso, l’ho cestinato subito; però si sono rinnovati nel migliore dei modi. Stanno facendo come i Mastodon, sono meglio dei Mastodon. Abbiamo già sentito, e probabilmente sentiremo ancora a lungo, i pareri più disparati sul nuovo album dei Baroness, nome sempre più conosciuto che sta travalicando i confini del panorama sludge metal a cui era relegato. Alcuni giudizi ci sembrano affrettati, altri espressi con eccessiva presunzione, tanto perché al giorno d’oggi se non ascolti i Baroness sei un po’ “indietro” (però fino a pochi anni fa eravamo ancora quattro gatti a vederli, chi è indietro allora?) (gotr)

Il bello dei “nuovi” Baroness è, forse, anche questo: ascoltare capitolo per capitolo con viva e rinnovata curiosità, senza sapere bene dove porterà lo step successivo. Un genuino disorientamento che, se per alcuni sarà testimone di un decadimento mentale e qualitativo senza freni, per noi è il simbolo di quella decomposizione di cui in avvio: il salutare decesso dell’ordinarietà verso nuovi orizzonti, nuovi traguardi. (storia della musica, e questa è IMPORTANTE che ve la leggiate tutta, possibilmente sotto l’effetto di qualcosa)