Lantern – Diavoleria

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Riminesi che suonano come dei forlivesi: magari fuori dalla Romagna questa cosa non sembra niente di che, ma credo che i Lantern se la vivano male. Il disco? Zero originalità, tanto cuore, tanta botta. Roba ultrasincera. Nel primo pezzo c’è una registrazione del professor Levy di Crimini e Misfatti, magari a voi non fa un baffo ma a ma me, insomma, basta e avanza per comprarmi a vita. Si scarica.

 

Abbastanza carini i primi, merda tutto il resto (1 di 2)

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di Benzina
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sulve

Rimastoni dell’oltreschermo! Derelitti dell’Internet!

E’ da tempo che volevo cominciare un pezzo così.

La storia è che gli ULVER fanno uno split coi SUNN O))) – si chiama Terrestrials, esce per SOUTHERN LORD, e sulla copertina ci sono dei quadrati e dei cerchi. La copertina è rossastra. A voi la copertina piace? Me sembra na copertina melensa (cit.)

Stephen O’Malley, parlando del disco, dice che ricorda l’atmosfera nella stanza: le pareti stavano letteralmente tremando per la forza del volume, era tutto così psichedelico. Tendenzialmente quello che potrebbe dire di qualsiasi altro disco che ha fatto. Garm – già Trickster G (e chissà quanti altri nomi) – non ha rilasciato dichiarazioni in merito, o perlomeno così pare. D’altronde, Garm è uno abbastanza timido: ricordo (parliamo del secolo scorso) un tizio su un forum che diceva di esserci uscito una sera per via di amicizie comuni; pare che in quell’occasione il silenzio si fosse fatto pesante.

Lo sapevate? Gli ULVER sono di recente entrati nella loro fase VIOLINI (parlo di Messe). Prima, Garm e soci si trovavano nella loro fase ARTEY (in realtà stavano soltanto riciclando le ultime cose degli ARCTURUS) – prima ancora c’era stata la fase TRIP HOP, per non parlare poi della fase BLACK METAL (intervallata da una brevissima parentesi FOLK ACUSTICO che tutti ricordiamo con una certa commozione)(parlo di Kveldssanger). I SUNN O))), al contrario, sono da sempre nella loro fase DRONE e penso difficilmente ne usciranno – tuttavia nell’ultimo disco (parlo di Monoliths&Dimensions) c’erano dei cori e il tutto faceva presagire una certa volontà di spostarsi verso qualcosa di più O)))RCHESTRALE (leggi: VIOLINI). Cosa che è accaduta con Terrestrials.

Prima di Terrestrials, gli ULVER e i SUNN O))) avevano già duettato. Il disco si chiamava Whitebox ed era una specie di compilation/best of (non esattamente il genere di cose che trovereste a poco prezzo in autogrill) che consisteva in White1+White2+bonustracks. Ad ascoltare la bonus track di Whitebox, ossia il pezzo in cui ci sono gli ULVER, non si direbbe affatto che ci sono gli ULVER. Evidentemente questa cosa non è stata presa granché bene dalla fanbase dei rispettivi gruppi, ragion per cui qualcuno deve essersi incazzato reclamando a gran voce PIU’ ULVER COI SUNNO))) DIOKRISTO!!1! Il tutto è probabilmente giunto alle orecchie di Stephen O’Malley, che ha ben pensato di metterci una pezza registrando Terrestrials. Quando dico che il tutto è giunto alle orecchie di Stephen O’Malley sto chiaramente usando una metafora: è probabile che nelle orecchie di Stephen O’Malley ci sia solamente un ronzio fisso perenne – e non da ieri.

In questo senso, si può ben sostenere che Terrestrials altro non sia che un’OPERAZIONE BONUSTRACK. L’OPERAZIONE BONUSTRACK è in potenza la next big thing dei nostri tempi dopo L’OPERAZIONE REUNION – e cioè, se finora avete visto i peggiori rimastoni di una non meglio identificata epoca d’oro tornare insieme per motivi generalmente assai futili, d’ora in poi vedrete gente che collabora-per-un-pezzo-quasi-fosse-una-roba-estemporanea finire poi inevitabilmente per incidere assieme un disco intero. Il passo successivo, chiaramente, è L’OPERAZIONE FUSION: per capirci, gli ULVER entrano a far parte dei SUNN O))), o viceversa – il progetto cambia nome in SULLVER o ULL O))) (fate voi) e le fanbase si mischiano. Ma stiamo chiaramente parlando di un futuro remotissimo e a tratti ignoto che sfugge alla percezione di chiunque non ci vada giù duro con le pallette e pochissimi altri.

C’era un punto di Bergtatt in cui i chitarroni si fermavano tutto d’un tratto e si sentivano i passi di una bambina che correva nella neve. Non so se fosse una bambina ma mi piaceva (e mi piace) pensare che lo fosse – così come mi piaceva (e mi piace) pensare che gli ULVER (allora in fase BLACK METAL) avessero davvero recuperato una bambina per registrare quella parte (cioè per farla correre nella neve). Non so quantificare il tempo trascorso a fantasticare sui come e sui perché di questa storia. Ad ogni modo, in Terrestrials non c’è nulla del genere. Per il resto: Play your gloom axe Stephen O’Malley.

Ah, già: il mio pezzo preferito degli ARCTURUS è ALONE (da La Masquerade Infernale). In sostanza, una messa in musica dell’omonima poesia di EDGAR ALLAN POE. E’ da tempo che volevo concludere un pezzo così.

Il nuovo disco dei Soil (evento cruciale del 2013 da noi perso in tempo reale)

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Ai tempi sembrò una specie di sabotaggio a freddo del genere e il processo di rimozione collettiva è stato immediato e brutale, ma c’è stato un periodo in cui il nu-metal ha smesso per un attimo di essere la festa del jump the fuck up ed è andato a finire in mano a un branco di tristoni. Ve lo ricordate? Un attimo prima era una questione legata ai soli Deftones, i quali comunque sono un gruppo figo dal primo disco a oggi e questa cosa dei Korn mica la puoi dire; dopo è diventata appannaggio di una nuova schiera di gruppi, probabilmente preesistenti e costretti a calci a ribassare le chitarre.

(Tra l’altro girava una storia, confermata da Wiki, secondo la quale nella seconda metà degli anni novanta un tizio si comprò l’etichetta degli Wrens e offrì al gruppo un contratto megamilionario a patto di rivedere il suono e pompare le canzoni. Il gruppo mandò l’etichetta in culo, l’etichetta mandò i dischi del gruppo fuori catalogo e si concentrò sul rendere i Creed delle rockstar)

(Un paio di volte tra l’altro scrissi articoli nei primi anni duemila sul fatto che nei Korn e quindi nel primo nu-metal l’influenza degli Alice In Chains era drammaticamente sottovalutata, e poi insomma iniziarono ad uscire queste copie carbone bruttissime e mi vergognai come un cagnaccio. E poi uscirono i dischi degli Alice in Chains e insomma, questa cosa di dichiarare di avere scritto qualcosa dieci anni fa mi rende l’Andrea Scanzi dei blogger musicali, ammesso e non concesso che l’Andrea Scanzi dei blogger musicali non sia lo stesso Andrea Scanzi, il che farebbe sì che io non rischi di venire pestato da gruppi come i grandi Negrita. Il pestaggio Negrita/Scanzi, tra l’altro, è davvero il più patetico della storia dei pestaggi rock in Italia a parte forse l’aggressione al grande Max Collini da parte del grande Dario Parisini nel backstage dei grandi Massimo Volume.)

(da un punto di vista etico mi sento costretto ad avvertire che nel 2014 userò spesso e a caso l’appellativo “il grande” parlando di musicisti, artisti, giornalisti, blogger e fornai)

Dicevo, il primo segnale appunto furono i grandi Creed, una copia dei Pearl Jam con le chitarre basse, e i secondo se non sbaglio furono i Godsmack dei quali ancor oggi (sbagliando) penso che quei dischi non fossero poi male, e poi arrivarono tutti gli altri. Sicuramente avete sentito parlare di gruppi tipo i grandi Nickelback, i grandi Staind, i grandi Days of the New, e probabilmente di qualcuno possedete i dischi. Ecco, io non so esattamente perché ma lego anche i grandi Soil a questo periodo, anche se i Soil erano un gruppo più metal con gli urloni e la depressione, ma non era proprio la classica depressione Alice in Chains mimata da qualcuno che non ha mai considerato di farsi di eroina, era una depressione un po’ più metal-anselmiana, se capite cosa intendo.

(la cosa peggiore di quel periodo fu che a un certo punto, completamente a buffo, le riviste metal smisero anche in Italia di portare avanti con l’orgoglio quell’attitudine fascista da rivista metal secondo la quale la musica di Iron Maiden e Metallica (fino a Master) era pura e qualsiasi evoluzione delle stesse fosse per definizione impura. La maggior parte di queste persone iniziarono a paventare svolte ed evoluzioni e apocalissi -questo ammesso e non concesso che il plurale di apocalisse sia apocalissi e già di per sè sto usando apocalisse/i nell’improprio significato di fine del mondo- senza avere gli strumenti culturali e alcuna idea di cosa stessero cianciando, con il risultato che l’anno prima gruppi tipo Crisis venivano snobbati come brodaglia insignificante e l’anno dopo qualunque disco depresso con una chitarra ribassata aveva composto il disco più eccitante e pericoloso dell’anno)

Il primo disco dei Soil che ho sentito si chiama Scars ed è uscito nel 2002; bruttino. Il secondo disco dei Soil che ho sentito si chiama Whole ed è uscito qualche mese fa. Non ho davvero qualcosa da dire sul disco (è brutto ma c’è di peggio), ci sono inciampato l’altro giorno, ma mi fa piacere che in qualche modo esistano in una qualche forma il panda, le api, la democrazia, il dugongo, i negozi di dischi, le filarmoniche, il torrone morbido, i grandi Soil, i dischi bruttini ma votati album dell’anno in epoca non sospetta da altrettanto non-sospette riviste di settore che l’anno prima probabilmente avrebbero votato Whitesnake, la pittura, l’università. C’è pure di peggio, voglio dire, tipo i grandi Staind. Ecco, gli Staind ho anche paura di cercarli su google per dire.

Altro – Sparso

Qualche giorno dopo lo stesso tizio mi fa sentire in auto un disco di registrazioni cazzerecce di un gruppo che si chiama Altro e che fa un baccano terrificante. La cassetta ha già qualcosa. Sono i primi anni duemila, direi, quindi la passione per l’indie e il pop e il punk registrati di traverso ce l’ho da un pezzo. Il nome gira già un po’ tra internet e webzine. Il primo disco degli Altro, uscito per la Love Boat di Andrea Pomini, lo trovo tra i dischi in offerta di una distro online. Di solito non compro dischi online, ma spulciando il catalogo di questa (si chiama Heroine, è un’etichetta che pubblica roba tipo To The Ansaphone, Anna Karina, With Love e simili) scopro che il tizio è di Cesena. Gli scrivo e gli dico “vediamoci, ti compro questo questo e questo disco”. Yaphet Kotto, forse, e credo Caliban e un gruppo che si chiamava Blueprint e questo disco degli Altro e qualcos’altro, non so. Ci diamo appuntamento a un bar, gli pago i dischi, mi paga un bicchiere di vino. Lui beve una tisana. Gli parlo delle cose che faccio, lui mi dice le cose che fa, ci sentiamo qualche altra volta, gli compro altri dischi, me ne dà qualcuno per le recensioni. Mesi dopo andiamo a un festival, lui ci suona col suo gruppo (La Quiete), porta dischi da vendere. Il festival si chiama Musica nelle Valli ed è organizzato da un veteranissimo dell’indie che sta già suonando in giro a nome Bob Corn. C’ero stato anche l’anno prima. Quest’anno tra gli altri suonano gli Altro: è la prima volta che li vedo, fanno un baccano tremendo, il bassista tiene un po’ assieme il suono ma perlopiù il suono se ne va via per conto suo. Uno spettacolo meraviglioso. Nelle parole del mio compagno di viaggio, l’unica musica per cui puoi permetterti di non saper suonare. A questo punto della loro storia credo che gli Altro abbiano già fatto uscire il loro secondo disco, che io recupero più tardi. È prodotto da Bugo.

Gli Altro sono un guppo indie-rock, nel senso tradizionale del termine. Si potrebbe dire anche che gli Altro sono un gruppo punk o un gruppo emo, sempre nel senso tradizionale del termine. I dischi sono raccolte di canzoni da un minuto e mezzo suonate con poca precisione e moltissima botta. Il cantante/chitarrista urla come un pazzo e ha una voce sgraziatissima e fastidiosissima, non finto-fastidiosa, davvero fastidiosa. Il plus degli Altro, a parte la musica in sé, è che il chitarrista disegna anche le copertine e i flyer del gruppo; il plus di questo plus è che il chitarrista degli Altro è un illustratore bravissimo. Nel periodo storico in cui gli Altro iniziano a far ascoltare i loro dischi, la musica indipendente italiana è in uno dei suoi momenti più eccitanti; se dovessi scegliere un singolo pezzo che mi parla di quegli anni sceglierei Pitagora. O quella canzone dei With Love con la chitarra che fa il verso del pollo (forse si chiama Selfportrait as a Chicken ma non sono del tutto sicuro).

Gli Altro piacciono a un sacco di gente e non me lo sono mai spiegato: do la colpa al modo in cui va la moda dalle mie parti e ai disegni del chitarrista. Cosa c’è di più bello di un gruppo punk che si fa fare tutte le grafiche da un singolo disegnatore? Difficile a dirsi. Da Pettibon in giù, con Pettibon ancora sul gradino più alto del podio.

(A qualcuno interessa fare illustrare da me tutte le copertine e i volantini del proprio gruppo? Farei un buon lavoro, credo.)

è stato un sacco di tempo fa. Andrea Pomini non fa uscire più dischi ma il sito di Love Boat è ancora attivo. Musica nelle Valli continua a tenersi ogni anno, in tarda primavera. Il tizio di Heroine ha chiuso Heroine, aperto un’altra etichetta, chiuso l’altra etichetta. Continuiamo a uscire assieme ogni volta che possiamo, lui continua a bere vino, io ho quasi smesso. Qualcuno di quei gruppi è rimasto, cambiato qualche componente e via di queste. Il chitarrista degli Altro è molto più famoso come illustratore e fumettista che come chitarrista degli Altro. Se lo merita. Gli Altro hanno pubblicato un altro disco di inediti, uno di remix e dei sette pollici. Dieci giorni fa è uscito il loro ultimo disco lungo. Si chiama Sparso, consta di una ventina di pezzi in una mezz’ora, ti gratta via sette anni di dosso.

Sights & Sounds – Silver Door

10 Jacket (3mm Spine) [GDOB-25H3-001]

 

Solo cuore, questo sono i Comeback Kid. Andrew Neufeld canta anche nei Sights & Sounds e lo senti che la sostanza è la stessa: pare roba scritta e pensata e incisa nel 2004 con la testa e il cuore ai Quicksand di Manic Compression (e quindi a uno dei più grandi gruppi e uno dei più grandi dischi mai esistiti quando si tratta di lasciare le interiora su un tavolo). Poli’s song e Good morning, il primo e l’ultimo pezzo, i momenti a più alta intensità, cori a tutta gola e andiamo a fare il bagno nelle piscine incustodite, tipo Il Nuotatore di John Cheever o il video di 1979, il resto è su qualche altra sua onda.

Almeno Allevi è scemo

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Ci sarà sicuramente un senso dietro a questa operazione. Una pensata geniale di quella mente eccelsa di Greg Graffin. Io però non lo voglio sapere.

Questa è una porcheria rara che in un colpo solo: mi porta a rivalutare il disco di natale di Allevi senza che l’abbia mai sentito, squalifica il Natale come concetto anche agli occhi di chi come me lo ama da sempre per via del LEGO e rende auspicabile una risposta a tono tipo “Il papa emerito playing Reign in Blood in its entirety”. No, davvero, è una cosa oltre l’immaginabile. Piena solidarietà a Greg Hetson che dopo 29 anni di militanza li ha mandati affanculo.

Lo si trova in streaming.

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Manq

Mamuthones – More Alien than Aliens (Boring Machines)

EPfront

Un 12″ one sided, serigrafato da CORPOC e contenente un’unica traccia audio di 15′,frutto del lavoro di Alessio Gastaldello (ex Jennifer Gentle). Tastiere, drones, batterie, canto armonico e diavolerie assortite; è una specie di disco di rock psichedelico che avrebbe potuto essere realizzato negli anni settanta se la crisi di Cuba fosse andata a finir male. Essendo Boring Machines e serigrafato CORPOC, è obbligatorio. Così per principio. Uscita 30 novembre.

Cayman the Animal – Aquafelix EP

 

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Rockenroll malato suonato come se fosse arcòr, tipo Jr Ewing dopo Perfect Drama se vi ricordate dei JR Ewing (da quant’è che non saltano fuori da nessuna parte? Dieci anni fa erano tipo il miglior gruppo rock al mondo) Queste due righe servono ad invogliare all’ascolto qualunque cretino che non si butti a capofitto su qualsiasi cosa abbia una copertina firmata Ratigher.