L’agendina dei concerti Emilia Romagna – 1-7 ottobre 2012

Palo a portiere battuto, secondo una jella scarogna di tutti i colori.
La difesa del Frosinone è stata fortunata, il portiere… culone.
(Francesco Marcozzi)


Con largo anticipo e decisamente fuori dal tracciato della vostra rubrica preferita, ma per una volta sticazzi della territorialità: l’uomo al cui confronto il suono dei bombardamenti a tappeto diventa una serie di melodiose canzoncine di Natale porterà per la prima volta in Italia il suo progetto più colossale, inaudito, indicibile. Qui tutte le informazioni e i prossimi aggiornamenti, mancare questa data significherebbe mancare l’appuntamento con la vita. Di nuovo nel qui e ora: martedì 2 al Modo Infoshop electro-visual-analog fattanza al femminile coi viaggioni di Jasmina Maschina e Golden Diskò Ship, dalle 19.30… Riprendono le serate MeryXM, mercoledì la prima della stagione… Ancora mercoledì e a pochi passi di distanza, Linterno + Cadela Maldita +  Stagewar, al Gran Bistrot dalle 21.30… Che trip giovedì 4 all’Elastico con gli Expo ’70, e chi saranno mai questi Tangerine Dream… Legnate hardcore venerdì 5 all’Atlantide, Qui il flyer… Sabato 6 la migliore gita fuori porta che possiate immaginare, tutte le info nel flyer qui sotto… Domenica 7 botte da orbi al Chet’s Club con Rippers, Be-Ones e Donald Thompson, dalle 21… Reclami? Segnalazioni? Buste all’antrace? lagendinadeiconcerti(at)gmail(dot)com

MATTONI issue #10: LESBIAN

 
Vincono già dal nome, soprattutto in tempi in cui per non finire immediatamente nei peer-to-peer l’alternativa è tra stupidissimi termini di uso comune ricontestualizzati (tipo The Music, Girls, Tombs, ecc.) o sigle illeggibili piene di simboli criptici tipo triangolini e altre merdate a incasinare il tutto (tipo l’intero fenomeno witch house, che poi tra l’altro mica ho ancora capito di che cazzo si tratti, ma comunque). Loro scelgono una terza via: nome ultracomune e ultrabeota “perché quelli belli, tipo Black Sabbath o Venom, erano già presi“. Sono in quattro, hanno inciso per Holy Mountain (che già di per sè stessa è una bella garanzia di alterazione mentale) e a guardare la foto sul sito dell’etichetta sembrano, nell’ordine: un ciccione che ama i Neurosis, un professore ex-hippie col cervello fritto dai troppi acidi ai tempi dei fiori nei capelli, un immigrato clandestino e un buzzurro rissaiolo coi tatuaggi anche nel buco del culo. Insieme suonano uno strano incrocio tra sludge, doom old school e progressive metal, fangosissimo e lisergico eppure cronometrico e intricato al tempo stesso; immaginatevi, se riuscite, una sintesi tossica tra Dream Theater, Grief, Lake of Tears e Facedowninshit, sarete comunque piuttosto lontani da un’idea anche lontanamente esaustiva. Uno di loro, Dan La Rochelle, ha suonato la chitarra negli ASVA per un paio d’anni, magari questo dettaglio può essere di aiuto. Il primo album è del 2007; Power Hor, un gioiellino di psichedelia malata e deviante che con un buon cilotto sdruso di bella (o un paio di cartoni) a supporto è la morte sua. I numeri già dicono tutto: quattro pezzi per sessantadue minuti di durata. C’è già un bestione di quasi 25 minuti, Loadbath, ma non è il pezzo migliore del disco, e comunque a quei tempi Bastonate (con annessa la vostra rubrica preferita) ancora non esisteva. Sempre del 2007 è un ‘Tour EP” con un pezzo di quarantasette minuti (dal temibilissimo titolo, Fungal Abyss), che purtroppo non sono ancora riuscito ad ascoltare; ho invece mandato a memoria lo split del 2008 con gli Ocean americani (altro gruppo per cui vale la legge dei grandi numeri), ma purtroppo entrambe le compagini in quell’occasione mordevano decisamente i freni: ‘soltanto’ dodici e quattordici minuti le durate dei rispettivi pezzi.
Tornano ora con un nuovo disco fuori, Stratospheria Cubensis, titolo delirantemente pseudointellettuale, produzione paludosa del paludato Randall Dunn e artwork sideral-tentacolare del funghesco Seldon Hunt. Un disco che è un po’ il loro The Age of Adz: smodato, incontenibile, eccessivo, irraccontabile, radicalmente altro da sè e da tutto, con il brano più lungo posto alla fine a riassumere e a tirare le fila e a fornire il senso ultimo di un suono e un metodo compositivo che non asc0lterete altrove. Black Stygian è il nome del mattone finale, ventidue minuti di delirio psych-sludge-prog-doom da far precipitare dal cielo gli arcangeli con le trombe e schizzare dalle viscere della terra i diavoli coi tromboni, un’ininterrotta, sfrenata cavalcata della Morte ma con un cannone grosso come un carciofo incastrato tra le arcate dentarie; se esistesse un ipotetico mash-up tra Jerusalem degli Sleep ma con il tiro e senza la narcosi chimica, e A Change of Seasons dei Dream Theater ma senza i barocchismi e le leziosità e le tastiere d’avorio e la suddivisione in capitoli, magari reinterpretata dagli Eyehategod in jam alcolica con Fates Warning e (Men of) Porn, forse quel pezzo avrebbe il suono di Black Stygian. Veramente devastante.

 
 
PS STREAMO: http://lesbian.bandcamp.com/album/stratospheria-cubensis

PITCHFORKIANA: Swans, Blonde Redhead, Black Mountain, Iron Maiden

zezelj (a caso)

BLONDE REDHEAD – PENNY SPARKLE (4AD)
…il cui valore oggettivo scaturisce da una scaletta che presenta titoli come Not getting there, my plants are dead o anche everything is wrong. 2.2

BLACK MOUNTAIN – WILDERNESS HEART (JAGJAGUWAR)
Si sviaggia di meno, ma era la loro caratteristica meno caratteristica. Comunque un disco la cui traccia iniziale si chiama THE HAIR SONG parte da 7.9. Se c’è anche un pezzo intitolato BURIED BY THE BLUES arriviamo tranquilli a 8.4, e Radiant Hearts è probabilmente il miglior pezzo di Bowie dai tempi di Herpes (sarebbe Heroes, ma l’autocorrezione di word fornisce significati tutt’altro che trascurabili). 8.6

SWANS – MY FATHER WILL GUIDE ME UP A ROPE TO THE SKY (YOUNG GOD)
La nuova formazione degli Swans è composta da gente del giro Angels Of Light, il quale è composto da gente del giro ultimi Swans più qualche ospite. Il disco sarebbe appena sufficiente -sotto tutti i dischi a nome Swans ivi compresa l’ultima parte della carriera- se visto dall’ottica Swans, ma è un buonissimo disco se visto in ottica Angels Of Light. E lo si può vedere nell’ottica che si preferisce, tenendo tuttavia conto del fatto che la musica e la vita sono due cose diverse -e anche del fatto che il disco è comunque licenziato a nome Swans. 5.2

IRON MAIDEN – THE FINAL FRONTIER (EMI)
Speriamo. 3.4

Nota: alcuni di questi dischi non sono ancora usciti, quindi le recensioni sono frutto di mera immaginazione.