Tripla segnalazione che speriamo serva almeno in parte a compensare gli appuntamenti del “download illegale della settimana“ mancati durante la pausa estiva. Oscillations, serie comprendente i due volumi pubblicati tra il 1996 e il 1998, è tappa fondamentale all’interno della sterminata discografia di Bill Laswell: si tratta di due tra i lavori più interessanti e meno ripetitivi dell’uomo, due dischi che ridefiniranno in toto la concezione stessa di drum’n’bass e che tuttora suonano mostruosamente attuali e pieni di intuizioni e ‘sorprese’ ancora da scoprire. Determinato ad ampliare il proprio raggio d’azione allontanandosi dall’ambient dub marcio, ristagnante e maligno di cui è e resta maestro indiscusso (ma senza mai perdere di vista la componente inquietante che lo contraddistingue), quanto dai parossismi funk da eroinomane intrisi di deliri da guitar hero (spesso spinti oltre la soglia della sopportazione con i suoi Praxis), Laswell imbastisce un serratissimo programma che non concede tregua e non ammette cali di tensione; forte di una pluridecorata esperienza di produttore e ingegnere del suono (importante quasi quanto quella di musicista: nel corso degli anni ha prodotto, con risultati alterni va detto, ma con un tocco sempre e comunque riconoscibile, dischi di Motorhead, Ramones, Iggy Pop, Ryuichi Sakamoto, Daevid Allen, oltre a quasi tutti i dischi a cui egli stesso ha preso parte e, più di recente, il micidiale ebreo reggae Matisyahu, inaspettato fenomeno multimilionario), plasma una gamma di suoni che stabiliranno gli standard su cui generazioni di beatmakers dovranno, da allora in poi, obbligatoriamente confrontarsi. Nel 1997 esce un eccellente remix album del primo capitolo e, nel 2003, una ristampa – titolata, con un pizzico di autoreferenzialità, Final Oscillations – che ripresenta integralmente Oscillations 1 e 2 e parte del remix album con tracklist rimaneggiata (mancano i contributi di Endemic Void, Bisk e Soul Static Sound ma è stata aggiunta una traccia di Spectre non presente nell’edizione originale). Che poi lo stesso Laswell (artista dalla prolificità quasi zappiana ma anche, va detto, spesso prolisso fino all’esasperazione) abbia poi trascinato fino a far perdere la pazienza la sua personale commistione tra bassi ipersaturi e suggestioni orientaleggianti è altro discorso; resta il fatto che, fosse anche solo per ribadire la superiorità assoluta rispetto alle miriadi di gregari che hanno tentato invano di plagiarne lo stile (e considerando inoltre la difficile reperibilità dei tre programmi, tutti fuori stampa da anni), Final Oscillations è ristampa graditissima.