La pesantata del venerdì, n. 2 // I nemici di noi giovani, del popolo, del buonumore, fanculo la legge e la giurisprudenza

banksy_park

§ 1 – Mettono in prigione gli artisti

Hanno incriminato Banksy. Cioè, non so se lo hanno incriminato, ma qualche cazzone social-twit gli ha fatto una foto di notte, l’ha condivisa, e ora che il mondo conosce la sua faccia, Scotland Yard è sulle sue tracce. Capite, vaffanculo. Hanno sorpreso un fiorentino, Michelangelo, che disegnava un grande vecchio nudo che toccava un giovane e… No, non è questo l’esempio giusto ma ci siamo capiti. Hanno mandato bevuto Caravaggio a Malta, per un’inezia tipo aver ucciso un uomo, quando loro stessi perpetrano un vero crimine come coprire le rovine preistoriche con dei teloni. L’arte è amica dell’uomo, l’arte non si incrimina e oserei dire, non si condivide. La legge, invece, è nemica di noi giovani, ha il palo al culo, la legge è contraria al benessere umano, qualunque legge. Tranne la Torah. Però la Torah ha la particolarità di essere una legge che rende liberi, e quindi di essere tra le cose sgradite ai più. Perché da noi, nel senso di noi società d’oggi sempre all’erta, sempre connessa, manca la libertà. Anzi, peggio: noi detestiamo la libertà, ci fa schifo al cazzo proprio, a meno che per libertà non si intenda la puerile accezione del, “se mi voglio fare le canne chi sei tu per dirmi di no”. No, noi detestiamo la libertà vera, con le responsabilità che comporta – il fatto è questo, noi detestiamo ogni tipo di responsabilità, ogni tipo di possibile fallimento che la responsabilità comporta, ogni forma di impegno, anzi chiamiamo impegno, o inseriamo sotto quella casella, devastanti spionaggi, insopportabili intrusioni nella vita altrui. Ne consegue che detestiamo anche il merito, che amiamo i cartelli, le gilde. I nemici del popolo e di noi giovani siamo noi stessi.

§ 2 – Indossano cravatte da matrimonio

Poi c’è la storia delle cravatte da matrimonio. Quei cravattoni celesti, argentati, a volte rosa – ma grossi in ogni caso, splendenti al sole, splendenti nelle tenebre, cangianti alla luce sul fondo bianco delle camicie. E quando dico camicie intendo camicioni potentissimi, super stirati, inappallottolabili cazzo, sono loro a stirare il ferro. E quei colletti così inamidati da essere taglienti. E quegli abiti grigio chiaro, meno spesso blu o grigio scuro, più spesso in tutte le varianti del gessato. Sono gli ineleganti squadroni del potere – potere inteso nel senso, professione, avvocatura, studio notarile e giurisprudenza in generale, con ciò che ne consegue e cioè: UDC, alte cariche, bisignani (come plurale di nome comune), i salotti del potere, le banche, le fondazioni; sono le persone che hanno poi alti incarichi accademici, e sono quelli che portano la bara del papa in guanti bianchi, quando muore il papa – non tutti, in effetti. La bara del papa da quante persone sarà trasportata, da sette, da otto? Bè, tutti tranne due sono di questo tipo qui – uno è un ristoratore, non lo so perché ma i ristoratori hanno talvolta entrature in Vaticano, ma non entrature del cazzo eh, entrature che tipo poi tutta la Santa Sede è popolata da figli e figli dei figli di questi qui, che poi uno dice: ma se magnerà poi così bene?, e la risposta è NO, non si mangia bene a questi ristoranti romani del cazzo con tipo le tovaglie verdi, dei nomi tipo MASCARPONE o NAZZARENO, oppure di luoghi assurdi, tipo Giuseppe ar Maronaro, Giggetto ar Pianderculo. Non  lo sopporto, non ce la posso fare, ma perché i ricchi e i potenti, quelli con la cravatta da matrimonio ma non solo, anche tipo i calciatori della Roma o Nathalie Caldonazzo, ecco, perché questi vanno a sti posti qui, dove tipo pagano un antipastino misto, je lo faccio n’antipastino misto de tera, che poi è prosciutto e mozzarella, costa 28 euro e non è buono nel senso che se te lo fai a casa è uguale? C’è un potere che mi sfugge, e che serpeggia per le strade sconnesse di sampietrini lucidi di piscio di questa bella città, e che ne rappresenta l’anima più nera ed autentica. Buon lavoro Papa. Secondo me finiamo male. Per la cronaca, l’ottavo portantino è tipo un criminale di guerra, o un conosciutissimo sicario della malavita romana. Non so perché. E’ così.

§ 3 – Uccidono. Se ne fottono.

Il punto tre è più lieve. Che cazzo Daniè, è il fine settimana. Parliamo del fatto che sono morti quei poveracci a Lampedusa, e come premio hanno ricevuto la cittadinanza italiana (i morti, che per questo motivo in paradiso – dove peraltro avranno accesso dopo i trecento anni di purgatorio obbligatori per gli italiani, tutti gli italiani, nessun italiano, neanche se buonissimo, ha diritto all’accesso diretto – saranno guardati male e con attenzione nei negozi celesti dai morti virtuosi, tedeschi, inglesi, nordeuropei, qualche francese) oppure l’essere rispediti affanculo in Africa, con in aggiunta il marchio d’infamia della INCRIMINAZIONE. Come un Banksy qualunque, capite? Non è semplicemente un, lei torni in Africa, ci spiace, è più un, vai via negraccio. A me questa cosa fa orrore, come fa orrore la reazione isterica del bandire una legge fascista che abbiamo tranquillamente sopportato e avallato per anni, e mi fanno orrore le facce di merda compunte in parlamento, con quelli seduti dietro che non parlano che hanno la faccia ancora più compunta e stanno pensando in realtà ai loro loschi traffici, alle loro cravatte da matrimonio, a che stasera c’è la Roma e speramo che Letta la smette. Più di tutto, mi fanno orrore i giovani dei partiti politici che parlano con la stessa quieta brama di potere, con lo stesso non-linguaggio vecchio e stanco a difesa di vecchie e stanche figure che hanno trovato questa formidabile scusa che “l’Europa non ci aiuta”, il che sarà anche vero perché l’Europa è un sacco di merda pieno di disprezzo per noi, e l’estero un concetto malato a cui dedicherò una Pesantata prima o poi, nondimeno noi restiamo quelli che ributtano la gente in mare, e diciamo, almeno una volta nella vita, che però, sti stranieri…

Conclusione/Appendice – Una nota lieta

Ogni volta che muore un nazista, a un angioletto spunta un nuovo boccolo d’oro.

Vai affanculo Priebke! E buon sabato.