True believers: JASON NEWSTED

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beccati questa kotekino

Jason Newsted, bassista di un gruppo thrash metal del cazzo chiamato Flotsam&Jetsam, entra a far parte dei Metallica in gran fretta dopo la morte di Cliff Burton (l’anno è il 1986, il gruppo ha già messo fuori tutti i suoi dischi migliori). Rimane nei Metallica quindici anni, contribuendo al successo mondiale del Black Album e a tutta la successiva fase mainstream-rock. Durante tutta la sua permanenza rimane forse il più grande sfottò dell’heavy metal: in parte è dovuto ad una specie di gimmick cucitogli addosso dai Metallica stessi, che continuano a trattarlo come una specie di imbucato che non si sa come sia finito sul palco; un po’ per l’ovvia associazione d’idee dei fan talebani e la corrispondenza dell’ingresso di Newsted con una fase artistica a dir poco appannata. Verso fine anni novanta, in ogni caso, Jason Newsted inizia a parlare di qualche problema con l’ammorbidirsi del suono della band e quella specie di imborghesimento dell’immagine dei membri. Non basta a renderlo un eroe minore, ma è il primo momento in cui la personalità del bassista inizia in qualche modo ad emergere sulle altre.

Di lì a poco le cose iniziano a cambiare. I Metallica iniziano a sclerare contro Napster e le dichiarazioni di Lars Ulrich lo fanno diventare il più grande nemico del file sharing e della musica libera. Nello stesso periodo Jason inizia a farsi coinvolgere in una valanga di progetti alternativi: il principale di essi è un gruppo di pop vagamente psichedelico chiamato Echobrain: incidono un disco, ma il fatto che Newsted sia in forze ai Metallica lo fa bloccare nel limbo per qualche tempo. Jason decide di uscire dal gruppo. Il disco degli Echobrain è un pappone né memorabile né sgradevole, il che probabilmente per uno che s’è fatto un viaggetto extragenere basta e avanza. Nel giro di un anno dallo split con i Metallica inizia a uscire più materiale registrato da Newsted di quanto ne esca a nome Acid Mothers Temple: tutta roba registrata e bloccata durante la permanenza nel gruppo di San Francisco, o frutto “contemporaneo” di alleanze strette allora. Il più figo è un gruppo della domenica sospeso tra Crowbar e stoner puro chiamato Papa Wheelie (Jason canta e suona la chitarra), di cui ho sentito un solo cafonissimo disco registrato live in studio e chiamato Licanthropy. Jason Newsted è un bassista puro e non è capace di scrivere pezzi decenti, ma questo non lo ha mai fermato: la roba di questi anni risuona di quel coraggio scintillante che ci vuole a mettersi a nudo in un ambito nel quale si è destinati a risaltare senza in repertorio una canzone che sia una. I Metallica, in tutto questo, proseguono l’avventura con l’odioso Robert Trujillo, un prezzolato turnista riccardone il cui non-padroneggiare IL FUNK (pur essendo convinti di farlo) ha mandato in vacca una barcata di progetti altrimenti fighi, a partire da Lights Camera Revolution. Con Trujillo avviene l’ennesima metamorfosi del gruppo, un ignobile “ritorno al metal” senza pezzi decenti né ragion d’essere. Al confronto Newsted ci fa la figura del genio: suona dal vivo con Ozzy Osbourne, suona il basso con i Voivod in tutti i dischi di studio dalla reunion del 2001 a fine decennio. Nel 2006 si rompe un osso cazzeggiando con la testata di un ampli. Durante la convalescenza inizia a dipingere, mette su qualche mostra e tutto il resto. Si riunisce ai Metallica per suonare un pezzo alla Hall of Fame.

Notizia degli ultimi tempi è invece la nascita di un nuovo gruppo, chiamato semplicemente Newsted, e fresco di uscita con un EP intitolato laconicamente METAL. La musica tira dalle parti di una versione semplificatissima e millelire di certo thrash metal tra Metallica e Megadeath, errore voluto, con qualcosa di più bastardo e primigenio e sempre aggroqualcosa-core, più l’unica regola fissa di non avere un pezzo che si faccia ricordare. Una roba stupidissima che se fosse uscita nel 1989 sotto un moniker qualsiasi sarebbe stato ignorato da chiunque, e anche a nome Newsted il rischio è concretissimo. Ma appena sotto la patina scema e buzzurra di un disco come METAL emerge da subito il carattere più sincero e disarmante dell’Uomo, uno dei pochissimi reduci degli anni d’oro a credere ancora fermamente nel potere unificatore della Musica, anche e soprattutto oltre scuse sceme tipo la qualità e il genio. Rispetto assoluto.

QUATTRO MINUTI: Explosions in the Sky – Take Care, Take Care, Take Care (Temporary Residence)

(la cover del disco non mi piace)

VIA
Qualche settimana fa ho tirato un pippone gratuito che insultava il concetto di post in genere sulla base del fatto che la corrente che ha sostanzialmente vinto la corsa è diventata un genere a sé. Questa cosa c’entra e non c’entra con Explosions in the Sky, il cui disco più riuscito è stato un tale successo pop da ingabbiarli in una specie di stereotipo secondo il quale loro sono i migliori, i più fighi e i più bravi a sviluppare un certo discorso melodico. Il che tra l’altro ci sta in pieno, con buona pace di tutti quelli che remano contro (un gruppo che per certi versi comprende anche me). La grana è che tutti i dischi dopo The Earth etc etc contengono più o meno la stessa cosa di quello sopra, aggiungendo elementi invisibili qua e là e rinunciando non si sa bene per quale motivo a tutti gli sfoghi-devasto come la fine di The Only Moment etc etc, senza darci niente in cambio se non una specie di reminiscenza iperprog aggiornata ai nostri tempi. Che poi non sarebbe neanche questo -in senso stretto- il problema:  provate a
STOP