“PISAPIA FA RIMA CON UN SACCO DI MALATTIE” (Brainstorming post-natalizio pre-befanico)

è con malcelato entusiasmo che sono ad annunciare che (nonostante la riluttanza dello staff e di alcuni hater non ben identificati) Bastonate procede a gonfie vele ed è diventato il blog di musica più letto, importante ed influente d’Italia. Questo incredibile risultato si deve alla dedizione dello staff, ad un’azzeccatissima politica editoriale di lungo periodo, all’alacre dedizione della nostra fanbase (siamo l’unica cosa al mondo la cui esistenza è riconosciuta su internet ma non ha una fanpage su facebook, per dire) e soprattutto all’elaborazione di una teoria culturale volta a squalificare qualsiasi altro blog musicale più letto/importante/influente di Bastonate in quanto FAKE o incentrato su musica FAKE e quindi in via d’estinzione. Detto questo, siete davvero UN SACCO a chiedere delucidazioni a Google in merito agli argomenti disparati, e questo ci consente di glissare una volta di più sulla nostra mancanza di argomenti in cambio di un post fluviale in cui celebriamo la nascita di Cristo e del nuovo anno rispondendo ad alcuni dei vostri quesiti più significativi.

AMORE BLOG “TI AMO” PASSIONE “ANNI FA” “IN MACCHINA” GIAPPONE MOGLIE
Ti invio i pdf via mail. 15 dolla uno.

AMPLIFICATORI BONSON
Non conosco la marca, a quanto ne so Marshall è migliore.

ANDATE TUTTI A FANCULO
(riceviamo e volentieri pubblichiamo)

BASTONATE MARIA ANTONIETTA
Oppure NON FATELO.

BLOG DA COLLEZIONISTA DI DISCHI
Suggerisco di evitare nodata.tv

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true believers e/o dischi stupidi: DREDG

I Dredg erano un gruppo di rock storto californiano. Il loro primo disco, Leitmotif, venne fatto uscire da indipendente a fine anni novanta e ripubblicato sotto il marchio Interscope nel 2001. Era una specie di outsider del periodo: se ne iniziò a parlare (non riesco a capire a che titolo) nel corso dell’esplosione del nu-metal, del quale vennero venduti a un certo punto come una balzanissima variante in salsa prog. Era un bel disco, Leitmotif. Non quello che si dice un disco con un senso, specie non se inserito in un contesto tipo “ha fatto poche copie da indipendente, lo prendiamo e lo facciamo diventare il gruppo degli anni duemila”, ma aveva qualcosa che funzionava. Sembravano i Jane’s Addiction emo e senza droghe dopo due anni di ascolto coatto di soli dischi incisi a Louisville, come avrei potuto tranquillamente scrivere (magari l’ho fatto) in una recensione a cui mettevo mano nel 2001. Un disco molto ruspante con delle belle chitarre grattone e un bel po’ di perizia tecnica. Successe che i Dredg diventarono uno dei nomi su cui puntare per il futuro.

Un anno dopo, grossomodo, arrivò la doccia fredda d’ordinanza. Il secondo disco della band si chiamava El Cielo, e suona più o meno come il suo titolo –cioè una cagata pretenziosa e senza senso, un disco che dalla sera alla mattina buttava in soffitta tutte le asperità del suono del gruppo in favore di, ehm, provare a diventare dei Tool ad interim (da dopo Aenima i Tool esistono solo nella mente dei loro fan e/o negli anni a cavallo dell’uscita dei dischi sempre più indifendibili a cui SI DEGNANO di mettersi a lavorare ogni tanto). La missione tra l’altro riesce in pieno. El Cielo (elaborato intorno a un concept legato a un quadro di Dalì col quale c’entra –se ricordo bene- la narcolessia) diventa la più redditizia panacea per progster di area heavy metal di tutto il decennio scorso, il centro caldo a cui ogni fan del bel canto cerca d’aggrapparsi con le unghie per dar conto di sé come persona di gusti raffinati e/o a trecentosessanta gradi. Queste cose nelle cerchie metal vanno un sacco. Perdo le tracce dei Dredg dopo aver ascoltato El Cielo dalla prima all’ultima nota: dopo un passo del genere le cose non possono che finire in merda. Dei dischi successivi ho notizia leggendo riviste, forum e blog musicali: versioni ingentilite del loro secondo disco, momenti di prog assoluto, “musica per gente senza preconcetti”. Vaffanculo. Oggi a pranzo mi trovo a cercare robe su Youtube e scopro che qualche matto ha caricato i pezzi dell’ultimo album (è uscito cinque o sei mesi fa) a mo’ di playlist. Il disco si chiama Chuckles and Mr Squeezy, il titolo suona un po’ come se fosse un disco dei Primus, è prodotto da Dan Nakamura e insomma decido di sentirmelo. Si tratta di una delle cose più imbarazzanti e sbagliate abbia mai sentito in vita mia, una specie di svolta trip-prog-hop degli Anathema buttata in caciara e/o fortemente influenzata da certe cose che potrebbero stare in un disco degli ultimi Incubus. L’etichetta per cui esce è la stessa dei Trail of Dead e si chiama, nomen omen, Superball. Decido di smettere di fare battutine stronze e dare una spazzolata alle recensioni sulle webzine di settore: a leggere certi pezzi sembra il disco più coraggioso e mirabolante della storia dell’umanità, regalatoci dai Dredg in uno slancio di creatività assoluta senza regole né rete di protezione, il più grande schiaffo alla musica commerciale di ogni tempo. “Un disco che dividerà il pubblico”. Geniali. Scopro su Wiki che il gruppo suona da quasi vent’anni e non ha mai cambiato formazione. Il batterista si chiama Dino Campanella.