L’agendina dei concerti Bologna e dintorni – 20-26 giugno 2011

 

Esiste un modo migliore per cominciare la settimana se non in compagnia di un mucchio di energumeni polacchi e brasiliani lungocriniti grugnanti e bestemmianti? Non che io sappia. L’appuntamento questa sera è al Blogos con Vader e Krisiun (di spalla Essence, Resistance ed Eloa Vadaath), l’inizio intorno alle 20, il prezzo diciotto eurini. Domani a parte Anna Calvi al bagno Hana Bi (gratis dalle 21.30) e Il Pan Del Diavolo al Bolognetti l’ipotesi di farsene dei grammi o restarsene in branda diventa ben più che un’eventualità. Mercoledì in compenso due begli appuntamenti al prezzo che ci piace di più (zero euro/gratis/a ufo): badilate di cultura all’XM24 per MeryXM, e nostalgia canaglia di quando l’erba era verde e gli uomini erano veri uomini all’Honky Tonk bar con la one-man band The Blues Against Youth. Giovedì ancora all’XM24 per una scarica di ultraviolenza con i massicci Thou (che vengono dalla Louisiana e ci tengono a farcelo sapere), gli ultramassicci Moloch e i massiccissimi D.U.N.E. (dalle 22, quattro euro); se invece temete di spettinarvi la frangetta o stropicciarvi gli stracci che portate addosso, al Bolognetti c’è il pitchforkiano Destroyer (gratis dalle 21). Venerdì Battles eccetera al Link (dalle 22, venticinque euro più tessera), oppure festival nel cortile del Crash con Mother Propaganda e altri (more news to come, come si dice); sabato potrebbe anche essere un buon giorno per morire (la ragione? Iron MaidenMotörhead sullo stesso palco può bastare?), se poi domenica non ci fossero Agnostic Front e U.S. Bombs gratis a Portomaggiore.

 

Nei giorni 23-24-25-26 giugno al parco della Montagnola si terrà la Festa delle Musiche, dalle 15 a mezzanotte tavole rotonde e concerti a strafottere senza soluzione di continuità. Tutte le info Qui.

 

L’agendina dei concerti Bologna e dintorni – 18-24 aprile 2011

ebbene sì, è giunto il momento

ATTENZIONE: il concerto di Soilent Green + Today Is The Day previsto per oggi al Sottotetto è stato ANNULLATO. Bestemmie a iosa, oltre allo sgomento di chi già si pregustava un buon cilotto sdruso di bella con la colonna sonora appropriata anche in un fiacco lunedì sera dove di solito non c’è un cazzo, e infatti non c’è un cazzo. Se non altro si arriverà meno poveri a martedì per gli Obituary (o meglio, 3/5 degli Obituary) in data unica all’Estragon con Grave e Pathology di spalla (dalle 21.30, ventotto euro); ce la si cava con meno euri al Nuovo Lazzaretto (che in attesa della nuova sede rimane aperto ad oltranza) con gli Atlas Losing Grip del baffuto Rodrigo Alfaro, di spalla Linterno, Altre di B e Protection Zero. Dalle 22.
Mercoledì gran macello, peraltro gratis, all’XM24 (potete leggere tutto il bendidio Qui); giovedì thrash metal revival fattanza al Nuovo Lazzaretto con i Darkness tedeschi in tour d’addio (aprono gli speculari Eure Erben, oltre a War-Head, Reanimaniacs e Carlos Dunga. Dalle 22). Venerdì si recupera la cillata persa ai Soilent Green con Weedeater + Zoroaster al Bronson (dalle 21.30, dodici euro). Sabato a parte Busta Rhymes al Vox di Nonantola per ora la vedo grigia; domenica si festeggia la resurrezione di Cristo con un bel concertino spaccaorecchie all’XM24, o con i Master all’Onirica a Parma.

PITCHFORKIANA DEATH METAL: Gortuary, Hideous Deformity, Insidious Disease, Interment, Parasitic Extirpation

INTERMENT – Into the Crypts of Blasphemy (Pulverised)
3/5 dei Centinex si riappropriano del moniker originario e continuano a fare quel che sanno: una mazzata dietro l’altra di puro swedish death metal di origine controllata, con testi che parlano di morte distruzione morti che ritornano e malattie ripugnanti, produzione da cantina gelida, batterista fisso sullo stesso tempo per tutto il pezzo e chitarre “a zanzara” Tomas Skogsberg style. La sostanza non cambia, semmai aumenta il putridume; un disco che ti fa sentire il ghiaccio nelle vene qualsiasi giorno della settimana, in qualsiasi stagione. Ci sono anche due riletture (di Where Death Will Increase e Morbid Death) dai demo del 1991-92, e nell’edizione limitata in vinile una cover di Torn Apart dei Carnage. Loro han sempre fatto questo. Rispetto assoluto. (8.0)

PARASITIC EXTIRPATION – Casketless (Sevared)
Grinding deathcore con produzione scintillante (pure troppo), eseguito con perizia e indubbio mestiere ma senza i pezzi. Si salvano giusto i simpatici samples (da Le colline hanno gli occhi remake e un episodio di X-Files che visto da ragazzino mi aveva fatto cagare addosso – per la cronaca, l’attore è il sottovalutatissimo Timothy Carhart), e l’uno-due Stabwound Symmetry/Vertical Human Splicing, che quasi riesce a far salire un minimo di fomento; il resto è routine ipertecnica con abuso di breakdown e gran tripudio di assoli ipershreddati come piace adesso. Un esercizio di brutalità gradevole quanto innocuo, esattamente identico a troppe altre uscite del settore. (6.2)

HIDEOUS DEFORMITY – Defoulment of Human Purity (Sevared)
Un logo tra i più illeggibili di sempre e una copertina che sembra disegnata da un bambino di sei anni con seri problemi comportamentali nascondono l’esordio più interessante dell’anno (per ora) quando si parla di brutal death tecnico; loro sono norvegesi ma non lo diresti mai, sono in due (vocals suine e chitarre affilate) e si fanno aiutare da turnisti di gran pregio (il bassista di Blood Red Throne, Deeds of Flesh e miliardi di altri, e l’ex batterista dei Vile, ora negli Arsis). Insieme danno vita a un malsano incrocio tra Deeds of Flesh e primi Cryptopsy ma con un tocco personale magnetico e perturbante e la cieca ignoranza propria di culti minori della Osmose più sommersa, tipo i Ravager; il tutto in meno di mezzora, con (commovente) cover dei Cadaver posta in chiusura a depotenziare. Veramente devastante. (8.3)

INSIDIOUS DISEASE – Shadowcast (Century Media)
Ennesimo progetto all-star (si fa per dire) in cui finisce coinvolto l’onnipresente Shane Embury; gli altri sono il mercenario Tony Laureano, Silenoz dei Dimmu Borgir, Jardar degli Old Man’s Child e il redivivo Marc Grewe, ex vocalist dei dimenticati Morgoth (due grandi dischi di death metal tecnico nei primi novanta, poi la svolta “alternative rock” con l’inascoltabile Feel Sorry for the Fanatic, imbarazzante raccolta di plagi dei Killing Joke dei dischi più tristi che ancora oggi mi vergogno di aver comprato ai tempi). Grewe da una decina d’anni è un travet della Century Media, e la pubblicazione di Shadowcast è evidentemente il suo premio-fedeltà; non si spiegherebbe altrimenti l’esistenza di un disco di ‘blackened death metal’ così fiacco e sciatto, prevedibile come la diarrea il giorno dopo una sbornia e noioso come una coda alle poste coi vecchi che tentano di fregarsi il posto a vicenda litigando ad alta voce, con “bombastica” produzione finto grezza e momenti ‘atmosferici’ reboanti e molesti da gruppetto black metal melodico di quint’ordine che anche il più sprovveduto dei preadolescenti avrebbe già spostato nel cestino prima di arrivare al quarto pezzo. Ospitata frettolosa di Killjoy e scolastica cover dei Death di Leprosy sul finale; un passatempo da dopolavoro giusto un pelo più divertente rispetto a collezionare pipe o sottobicchieri da birra, per Laureano un altro lavoretto si spera ben retribuito. (4.7)

GORTUARY – Awakening Pestilent Beings (Sevared)
L’esordio Manic Thoughts of Perverse Mutilation (2008) era un piccolo capolavoro di brutal death marcissimo e autenticamente ferale, suonato come se non ci fosse un domani (tutti i brani terminavano di botto con coda di qualche secondo in cui potevi sentire gli amplificatori fischiare) e registrato con un feeling live che ti si spalmava addosso tutto il sudore direttamente dalla sala prove. Awakening Pestilent Beings è diverso: pur continuando a legnare come una mandria di sbirri in tenuta antisommossa, la band è molto più ‘controllata’ e pare voler in parte mordere il freno, e i pezzi – indubbiamente più ragionati rispetto al furente attacco frontale del debutto – guadagnano in lucidità di scrittura quel che perdono in spontaneità. Comunque non si capisce la scelta di piazzare la strumentale Interlude, cinque minuti di virtuosismi alla Joe Satriani con chitarre pulitissime e arzigogoli spagnoleggianti in sottofondo, tra due pezzi intitolati rispettivamente Compulsive Ocular Torture e Necrotizing Infection. (6.8)

Dischi stupidi: Beyond Cops, Beyond God

Arte.

 

I Waking the Cadaver dal New Jersey sono un tristo gruppo brutal deathcore con qualche infamia e pochissime lodi; il loro primo CD Perverse Recollections of a Necromangler (2007) è immediatamente diventato la barzelletta preferita dei deathsters di mezzo mondo, e il pezzo Chased Through the Woods by a Rapist l’emblema perfetto per riassumere il loro stile: decine di breakdown sparpagliati completamente a random (quando, se proprio se ne avverte l’urgenza, uno solo basta e avanza), linee di basso del tutto inudibili, batteria triggerata oltre l’umanamente tollerabile, testi da ritardato mentale col Big Mac in mano che sogna maldestramente di emulare i Cannibal Corpse, il tutto condito dalle squealing vocals più brutte del mondo (ascoltare per credere). A salvarli l’autoironia (non è da tutti piazzare a metà del disco un pezzo come Interlude, cinquanta secondi in cui si sente solo la band stessa che tira allegramente da un bong, tossendo e sparando cazzate senza senso), una copertina francamente spettacolare e un’etica del lavoro da cui i muli dovrebbero imparare: in tre anni un tour dopo l’altro nonostante l’eco delle risate alle loro spalle risuonasse praticamente ovunque, basso profilo e perseveranza e soprattutto umiltà e sincero desiderio di mettersi in gioco e imparare dai propri errori. A sentire il nuovo album fresco di stampa quasi non sembra di trovarsi di fronte alla stessa band: quasi, perché rimangono le miriadi di breakdown a cazzo, il basso inesistente e il fervore monomaniacale dei testi (sempre e solo sbudellamenti di troie e/o elenchi di torture inferte a pezzi di merda di cui ignoriamo l’identità); ma in compenso la voce è migliorata di molto, il pig squealing grazie a Dio è solo un imbarazzante ricordo, e i pezzi di tanto in tanto rivelano perfino qualche riff vagamente interessante. Probabilmente nel giro di una cinquantina d’anni i Waking the Cadaver riusciranno a diventare una band quasi accettabile. Nel frattempo, a uscirsene con un CD dalla copertina che è un incrocio tra i deliri guerrafondai dei Bolt Thrower e quel misconosciuto capolavoro di ignoranza che è Provoke degli Altar, e chiamarlo per giunta “Al di sopra degli sbirri, al di sopra di Dio“, hanno già vinto comunque e a mani basse (ed è poi in fondo il solo motivo per cui ne parliamo: non so voi, ma per quanto mi riguarda il solo leggerne il titolo mi ha procurato seri problemi respiratori). A novembre saranno in tour assieme a Napalm Death, Immolation e Macabre: c’è speranza per tutti.

bello il logo

Bagattelle per un rientro (ma i ciccioni sognano pecore affamate?)

Agosto, è il più crudele dei mesi. Sono dimagrito quest’estate pur pesando adesso tre chili di più, e per festeggiare la cosa ieri, tornando a lavoro, ho vagato per l’intera pausa pranzo nel deserto quartiere Trieste, alla ricerca di pizza, trovando chiuse persino le tane dei topi, e dunque non mangiando, sudando, dimagrendo ancora.

Il senso di vuoto dato da un’estate che ci ha portato via Cossiga senza, a sorpresa, ridarci Moro e nella quale ho letto due quotidiani al giorno (da cui ho tratto che tra destra e sinistra preferisco l’uva passa), Pedro Pàramo, un libro di antropologia del cibo (nonostante apprezzi il relativismo culturale, non per questo mangerò il mio cane stasera) e un Dylan Dog e un Martin Mystère brutti come non mai, è accentuato [il senso di vuoto, per chi come me si fosse perso] dalla fine della stessa. In realtà non ho provato alcun senso di vuoto quest’estate, amo l’ozio nel quale prosperano idee, felicità e blog, il vero vuoto è dato dal lavoro e dal fortissimo bisogno di fare qualcosa di bello nella vita.

Così, appurato che ne farò 31 a breve e presto verrò ceduto al Chievoverona o addirittura in B per finire in pace la carriera, sto vagliando al momento le seguenti ipotesi per il mio autunno indaffarato: imparare lo spagnolo (pro: quando andrò in Messico potrò parlare con la popolazione locale e dire in spagnolo yo no soy gringo ottenendo sconti e l’ammirazione di mia moglie; contro: detesto i giochi di ruolo che si fanno ai corsi di lingua e tempo fa ho scritto di odiare la Spagna e svelerei così la mia incoerenza; infine SI STUDIA), imparare (bene) il tedesco (pro: in prospettiva, non dovrò più fingere di capire quando i miei datori di lavoro tedeschi mi si rivolgono nella loro lingua, e i libri scritti in tedesco potrò leggerli oltre che citarli nella bibliografia della tesi – dove mi sono permesso anche di giudicarli, eh: ma qui faccio herauskommen e confesso che non ho mai letto una stracazzo di riga in tedesco in vita mia – e potrei azzardare altre risposte oltre a “ja” e “ich denke ja”; contro: odio il tedesco, e hitler aveva notoriamente una palla sola), imparare l’arabo (ho trovato un’associazione rivoluzionaria filopalestinese vicino casa mia dove fanno dei corsi a poco. Pro: possibilità di scrivere divertenti resoconti su Bastonate, presenza di droga assicurata, non necessità di lavarmi; contro: perdita di tempo totale, impegno notevolissimo per conseguire zero frutti, rischio di avvicinarmi per quieto vivere al popolo viola, possibilità di arresto o di tardiva mia adesione alla questione ebraica), fare yoga (pro: possibilità di carriera come yoghi, bubu o santone d’altro tipo; contro: scoperta dell’omosessualità pressoché certa, rischio di mia vestizione in lino bianco, abbandono di tutti i vizi, irritabilità dei miei cari a fronte della mia superiore saggezza), fare volontariato in un canile (pro: milioni di amici sinceri come solo i non umani sanno essere, sentimenti forti a cannone, lacrime calde, buone sensazioni riguardo a me stesso, buona impressione presso la gente o cattiva impressione abbinata a mio senso di superiorità, conoscenza dell’animale-cane da riutilizzare nella costruzione del rapporto con il mio cane personale, energie ora sprecate per lamentele nevrotiche e Bastonate reimpiegate in qualcosa di utile; contro: puzza de cane DEVASTANTE, difficoltà di conciliare una vita lavorativo-affettiva normale e un impegno in posti ultraperiferici con nomi tipo Casal Finocchio o Torre In Cula, il mio cane verrebbe trascurato da me, impegnato con altri cani, e dovrebbe essere trasferito in canile); volontariato per una associazione in difesa dei diritti degli obesi (pro: possibilità di sentirmi magro, sincera simpatia per la causa, disprezzo di chi usa ciccione come insulto; contro: essere genericamente considerato un obeso qualora mi presentassi al telefono con una frase tipo “Buongiorno sono Daniele della Associazione Amici Bucioni”; mangiare fuori never ever again), praticare il kendo (pro: materiale per Bastonate – che si chiama così proprio in onore di questo sport, nel caso non lo sappiate – come se piovesse, possesso di una maschera e di una corazza riutilizzabili ogni carnevale, possibilità di carriera e medaglia olimpica; contro: omosessualità impugnata e sfogata con altri omosessuali in maschera, docce in comune con i camerati del dojo e poi tutti in circolo a vedere chi ha davvero il bastone, piedi nudi esibiti). Infine c’è la possibilità-alfa, ossia di iscrivermi a un corso di ballo lindy hop con mia moglie (pro: possibilità di controllo-stalker sulla vita di lei, nonché di strapparla dalle possenti braccia muscolose dell’istruttore Roberto – pronunciato come nella canzone di Lady Gaga – dai fianchi stretti e dal culetto atletico; contro: la mia virilità definitivamente buttata al vento, goffaggine d’altri tempi, prese in giro dai bulli – anche se un film per donne nel 2060 mi rivaluterà mostrandomi come simbolo della libertà; io, anziano, farò un piccolo commovente cammeo in cui volteggerò leggiadro nonostante l’età -). Mi risolverò nel non far nulla salvo forse poche cure mediche, ma mi cullerò ancora nell’incertezza fino al ventinove o al trenta.

Non c’è comunque niente di peggio che aprire un blog e trovarci fastidiose considerazioni personali di un nessuno come me. E una voce da qualche parte urla COSA HA A CHE FARE LA MUSICA CON TUTTO QUESTO?, e io non posso darle torto pur ricordando che a ben vedere la musica non ha nulla a che fare con nessuna rock band ad oggi in attività fuorché forse la Rollins Band (che suppongo ancora in attività), il tour solista di Greg Dulli e la serie tv Californication. Ieri ho regalato a Valentina il nuovo disco degli Arcade Fire – lei lo ha ascoltato stamattina in macchina andando a lavoro e mi ha detto che è bello, e questo giudizio è definitivo e valevole per tutto il mondo: compratelo con fiducia a scatola chiusa -, cui ho aggiunto d’impulso Disintegration dei Cure (funziona sempre) e The Waste Land di Thomas Stearns Eliot (a parte un paio di riempitivi, è sempre un gran bel disco). Stasera ascolteremo Fred Neil e i Waterboys in vinile bevendo vino rosso.

La mia passione per la musica sta diventando sempre più retroattiva, come nel caso dei vecchi. I gruppi che vanno oggigiorno non mi interessano e a dire la verità non li conosco proprio – tempo fa ero al Circolo per vedere Micah Hinson e ho notato di non aver mai sentito nominare la maggior parte delle band in programma in quel periodo. Ha chiuso il negozio Vinile di Terracina, dove comprai Lies dei Guns n’Roses, un disco degli Scisma e uno dei Pitch, e anche se quanto ho appena scritto sembra alludere al 1995, in realtà tutto ciò è successo un anno o due fa. Ho letto su Bastonate che è uscito un nuovo disco dei Peeesseye, e questo mi ha scosso un po’ dal torpore (ma cercando Peeesseye su Google come primo risultato esce “after being in the wastelands for years…” e questo, nel mostrarmi che è tutto collegato e queste righe che scrivo erano il vero motivo per il mio acquisto di ieri, mi ha sgomentato e perciò non sono andato avanti), e su Libero che la Nannini è incinta a 54 anni, e che l’opinione pubblica si divide al riguardo. E’ giusto dunque che una donna abbia un bambino in tarda età e nonostante l’omosessualità? Avere figli è un diritto, lo è la stessa vita? Cosa dice bell hooks? E la Professoressa Mary Warnock? Bè, per fortuna qui non siamo a Filosofia ad Oxford (e manco al Dams di Teramo a dire la verità) e posso dire in tutta libertà che alla vecchia lellona j’ha scureggiato er teschio (© di alcuni ragazzini che ho sentito usare quest’espressione sull’autobus), e a ben vedere ha scureggiato ancor di più il teschio di chi l’ha messa incinta – ma forse è stato un demone, e dunque da quel ventre uscirà Uno Di Noi e tutto ciò deve essere accolto come un segno positivo.


Quello che ho davvero fatto quest’estate è stato: compilare liste.

I miei intellettuali preferiti sono al momento: Hank Moody e il Papa.
Le persone morte che stimo: Akira Kurosawa, Francesca Woodman, Albert Ayler, E. E. Cummings.

Le vive: Luke Perry (in quanto Dylan), David Duchovny (in entrambi i ruoli), Kyle McLachlan (come agente Cooper e Ray Manzarek). E se ehi mi state dicendo che sono tutti attori di serie tv, posso aggiungere alla lista Leo Strauss e se ma ehi Leo Strauss è morto e neanche da poco, affanculo, dunque aggiungo il ciccione di Mean Creek e Ahmadinejad.

I miei dischi metal preferiti: Raza Odiada (Brujeria), Far Beyond Driven (Pantera), Blaze (Darkthrone).

I miei dischi black-metal preferiti: Blaze (Darkthrone), Filosofem (Burzum), Blaze (Darkthrone).

Le mie opere filosofiche preferite: Tractatus (Wittgenstein), Filosofem (Burzum), Blaze (Darkthrone).

I dischi pop: Se questo è un uomo, La Tregua, Disintegration.

I concetti: la Predestinazione; la Giustizia come disgiunta dalla Legge; la Relatività Culturale. Blaze (Darkthrone).

Le cose più fastidiose: il palio di Siena, la Repubblica, il viavai di cinesi sul trenino delle Ferrovie Laziali.

Le mie competenze preferite tra quelle che non ho: matematica, fisica, cinema d’avanguardia.

Arti marziali: kendo, budokan, Filosofem (Burzum).

Cani: 1. Kalami, 2. Pongo, 3. Miki. Nomi per cani: 1. Ufo 2. Fido 3. Fifa. Animali: il Cane, la Scimmia, la Giraffa. Animali odiati (dal più al meno): 1. La Blatta 2. L’Umano 3. Il Gatto.

La mamma o il papà? La mamma.

La moglie o la mamma? La moglie.

L’ebreo o il palestinese? L’ebreo.

Marx o Freud? La Yellow Pecora.

Segue un lungo post scriptum tratto da Yahoo Answers (domanda: “Qualcuno mi racconta la barzelletta della yellow pecora?”):
“— La yellow pecora —

C’era un pastore che aveva un gregge di pecore.
Era molto povero, ma la fortuna volle che un giorno una sua pecora partorì una pecorella speciale: era tutta gialla. Decise così di chiamarla “yellow pecora”.

Turisti provenienti dal mondo intero venivano a vedere la Yellow pecora pagando fior di quattrini, e il pastore cominciò presto ad arricchirsi.

Ma un giorno la Yellow pecora sparì nel nulla, senza lasciare traccia alcuna.
Così il pastore chiamò i suoi tre figli e gli disse:
“figlioli, io vi voglio molto bene, ma come ben sapete la yellow pecora era la nostra unia reale fonte di guadagno. Se non la ritrovate vi ammazzo.”

Sollecitati da tanta premura, i tre fratelli si riunirono; il più grande disse:
“sono il primogenito, andrò io a cercala.”

Girò tutta la campagna ma non la trovò; girò tutta la egione ma della pecora nulla.
“tornò dal padre e gli disse:
“babbo, l’ho cercata ovunque ma non cè!”
“ah sì, bene bene…”

E lo uccise con una fucilata.

Il secondogenito allora disse al fratello rimasto:
“Vado io a cercarla ora, sono rimasto il più grande”.

Girò tutta la nazione, andò in Tv, ma niente.
Tornato dal padre disse:
“Papà, mi dispiace, ho fatto del mio meglio ma non l’ho trovata”
“ah si? bene bene…”

E sparò anche al secondogenito, uccidendolo.

Il terzo e ultimo fratello rimasto decise che era ora di ritrovare quella maledetta pecora. Girò tutto il mondo, mise annunci in rete, andò in diretta internazionale: nulla.

Torno dal padre mesto, sperando nella pietà del genitore.
“papà, senti, sono l’ultimo figlio rimasto… non l’ho trovata la pecora… ho cercato ovunque!”

“ah sì, eh… bene bene…”

E lo uccise col solito fucile.

Fine.

Vabè dai ve ne racconto un’altra sennò vi deprimete:

C’era una vecchietta viveva sola col suo cane. I figli erano ormai grandi e vivevano lontani, e il suo compagno era passato a miglior vita.

Un girono decise di fare un viaggio in reno, ma la sfortuna volle che il treno deragliò.

La vecchia signora si svegliò in ospedale, e il suo primo pensiero fu per il suo amato cane. Chiese ai medici come stava, lro gli risposero che stava in infermeria per curare alcune ferite profonde. In realtà il cane era morto nell’incidente, ma preferirono non dare questa notizia così triste ad una anziana ancora in ricovero.

LA vecchia guarì e fu dimessa, ma ancora non gli venne detto del sua cane.

Una mattina, mentre lei si trovava sul suo letto, sentì grattare alla porta
“è lui!” pensò “lo hanno dimesso!”

piano piano si alzò dal letto, scese le scale
attraversò tutto il corridoio,

aprì la posrta e..







PICHFORKIANA DEATH METAL: Defeated Sanity, Humangled, Inherit Disease, Mortification, Severe Torture

DEFEATED SANITY – Chapters of Repugnance (Willowtip)
Brutal death tecnico velocissimo da un gruppo che di tedesco ha solo il passaporto; modelli dichiarati i Suffocation di Breeding the Spawn e i primi tre album dei Disgorge americani (nei quali peraltro ha brevemente militato il vocalist A.J. Magana), il tutto shakerato e rivomitato con un coefficiente di violenza perfino superiore alla somma delle parti. Peccato per la batteria registrata tipo “mastello”, unico difetto di un gioiellino di disco. Curiosità: il batterista si chiama Lille Gruber (ah ah, uh uh). (8.0)

HUMANGLED – Fractal (Abyss)
Death groove metal crasso e fetente alla vecchia, con punte di ignoranza nella letale uno-due Brutalize the Pedophile / Liquidfire (il cui invasivo e mongoloide chorus si stampa in testa e non se ne va più); loro hanno una storia lunghissima alle spalle, tra cambi di moniker e repentine virate ora verso il grind, ora cyber death metal (il mini Foetalize, peraltro graziato da una cover geniale), ora death gore purulento. Il mixaggio è ad opera di Dan Swanö e anche solo per questo Fractal merita quantomeno l’ascolto. (6.7)

INHERIT DISEASE – Visceral Transcendence (Unique Leader)
Brutal ipertecnico con concept cyber-futuristico alla base, ben esplicato dalla suggestiva copertina in bilico tra Matrix e La Guerra dei Mondi di Spielberg; i gargarismi vocali del voluminoso singer Obie Flett somigliano sempre più al rumore di uno scarico del cesso intasato, il che può rappresentare un punto a favore come un handicap (dipende dai gusti, a me prende bene). Più difficile restare indifferenti di fronte al mostruoso lavoro di batteria del tritacarne umano Daniel Osborn (titolare anche della one-man band Misanthropic Carnage). Non per tutti i gusti ma estremamente interessante. (8.0)

MORTIFICATION – Twenty Years in the Underground (Nuclear Blast)
I più famosi baciapile australiani celebrano il ventennale con una doppia raccolta assemblata, probabilmente, solo e soltanto per il LOAL: cinque reincisioni di vecchi e nuovi classici e il resto estrapolato da bootleg registrati col walkman da qualche disperato tra il 1990 e il 1993. Ci sono anche quattro pezzi acustici (…) da un unplugged in Norvegia. Basta la parola. (0.8)

SEVERE TORTURE – Slaughtered (Season of Mist)
Quinto centro (su cinque) per i macellai olandesi. Non cambia la formula – brutal death drittissimo con il santino dei Cannibal Corpse in bella vista – in compenso si lavora ai fianchi un songwriting sempre più ferale, complice una produzione cristallina come mai prima d’ora, in grado di rendere ancora più temibili composizioni già in partenza devastanti; a completare il quadro la solita piacevole alternanza nelle liriche tra sbrodolate di sangue & interiora e simpatiche invettive anticristiane che al confronto Glen Benton è un mansueto sacrestano. Loro sono una macchina da guerra. (7.8)

PITCHFORKIANA – SPECIALE DEATH METAL (2): Aeon, Grave, Order of Ennead, Thulcandra, Trauma

AEON – Path of Fire (Metal Blade)
I dischi precedenti erano qualcosa sul genere versione europea dei Deicide con testi che al confronto Glen Benton è un chierichetto laureato ad Harvard. Qui provano ad ampliare leggermente lo spettro delle influenze andando a pescare dalla scena polacca dell’asse ultimi VaderDecapitated dei primi tre dischi, riuscendo a rileggere il tutto in modo efficace, coerente e personale. I testi sono deliziosi come sempre, e c’è pure un intermezzo atmosferico alla Nile dal titolo più stupido sentito negli ultimi mesi: Total Kristus Inversus.Grande album. 7.7

GRAVE – Burial Ground (Regain)
I vecchi dischi non è nemmeno il caso di ritirarli fuori come termine di paragone. Da quando i Grave si sono riformati escono con un nuovo album ogni due anni esattamente identico al precedente, logo e copertina puntuta da inferno dantesco compresi. Qualche sussulto di vita nel precedente Dominion VIII (decisamente un buon disco) ci aveva fatto ben sperare per il futuro, ma con Burial Ground si torna al solito piattume zanzaroso con testi da mongoloide, scritto e registrato modello ‘buona la prima’ e confezionato in fretta e furia nella speranza di turlupinare qualche reduce. Il fatto che loro siano stati tra i fondatori dell’intera corrente death svedese non costituisce un alibi per l’esistenza di prodotti del genere, ma – semmai – un’aggravante. 4.2

ORDER OF ENNEAD – An Examination of Being (Earache)
Progetto voluto da Steve Asheim in un momento in cui i Deicide erano in pausa forzata (forse Glen Benton era finito al gabbio, non si è mai saputo, comunque non poteva espatriare); dopo il debutto omonimo di due anni fa, An Examination of Being è il loro secondo disco. Quanto proposto è un death metal a forti tinte black con tempi di batteria da maratoneta sotto anfetamine (come è lecito aspettarsi dal personaggio), testi introspettivi portatori e generatori di paranoie assurde, assoli melodici da guitar hero giapponese e screaming vocals al vetriolo atipiche e malsane. Molto inquietante e non privo di un certo fascino perverso da culto minore. 7.3

THULCANDRA – Fallen Angel’s Dominion (Napalm)
Divertissement di Steffen Kummerer degli Obscura nato appositamente per plagiare i Dissection (ma dentro c’è anche qualcosa dei Necrophobic svedesi e dei dimenticati Eucharist), con tanto di intro identica a At the Fathomless Depths, gran dispiego di riff e accordature “alla Thorns” (il vero nume tutelare a cui tutti hanno rubato tutto), cover di The Somberlain finale e copertina di Kristian Wåhlin che per l’occasione torna a firmarsi con l’antico nom de plume Necrolord: il disco ideale per i nostalgici più disperati (ma solo quelli di bocca particolarmente buona) ora che l’ammazzafroci si è fatto saltare le cervella. Noi torniamo ad ascoltare gli originali. 5.2

TRAUMA – Archetype of Chaos (Witching Hour)
Ritorno della leggenda polacca con un altro tassello, l’ennesimo, di un percorso inattaccabile per coerenza, ispirazione e rigore, che sembra davvero non conoscere cedimenti. Death metal spaccaossa e svitacollo dal primo all’ultimo secondo (eccetto l’intro tastierata di prammatica), brutale e intenso, suonato con una foga e un trasporto che commuovono, tecnico senza mai eccepire, al passo coi tempi senza per questo dimenticare la vecchia scuola. Una benedizione. 8.0

Tanto se ribeccamo: AUTOPSY

La colazione dei campioni

 
L’avevamo anticipato e qui lo ribadiamo: gli Autopsy si sono riformati. Di per sé non è una novità, loro erano già tornati insieme nel 2008 per incidere un paio di bonus tracks da includere nella ristampa del primo album, poi l’estate successiva, proprio in occasione del ventennale di Severed Survival, l’annuncio di uno show da headliner all’interno del Maryland Deathfest 2010; il fatto è che, con un coup de théâtre da consumati illusionisti, Chris Reifert e Danny Coralles hanno sciolto gli Abscess lo stesso giorno in cui hanno dichiarato “permanente” la reunion degli Autopsy. Roba da solleticare la fantasia di un John Grisham – o, al limite, di un Robert Ludlum – gente che da queste vicende avrebbe tirato fuori paperback coi controcoglioni zeppi di deliranti teorie cospirazioniste e intrighi complicatissimi da tenere incollati alla poltrona fino all’ultima pagina. Ma la realtà, come sempre, è molto meno eccitante, più triste e in un certo modo anche più squallida alla resa dei conti: dopo sedici anni di irreprensibile carriera, consumatasi sempre e comunque nell’underground totale, il chitarrista degli Abscess Clint Bower getta la spugna (il comunicato stampa parla di “motivi personali”, come si scriveva nelle giustificazioni quando si marinava la scuola). Come i Nirvana senza Kurt Cobain, il gruppo decide che “non sarebbe giusto continuare senza di lui“. Parallelamente Reifert e Coralles, dopo altrettanti anni di grandi dischi rilasciati nell’indifferenza generale, decidono che è arrivato il momento di passare alla cassa, magari istigati da questa dichiarazione di Dan Lilker (erroneamente attribuita a Coralles sulla pagina wikipedia della band) che, a parte la prima frase, non dice altro che la pura verità:

I can tell you there will never be an Autopsy reunion. Chris feels that nobody gave a fuck about Autopsy when they were together, but right after they disbanded, all he was ever asked about was Autopsy when he was trying to shelve it and get people to check out Abscess. And I agree that Abscess is very underrated. If those guys (Abscess) did their next record and called it an Autopsy release, without changing anything, it would sell shitloads just because of the “classic underground band” stigma attached to Autopsy. That’s what I think anyway, some might disagree.

Dunque, è arrivato il momento per Chris Reifert di provare a cavare fuori qualcosa di più che una cacca di mosca da, beh, più o meno venticinque anni di sangue, sudore e lacrime amare. Ricordiamo che Reifert ha fatto parte di una delle prime incarnazioni dei Death, suonando la batteria nel seminale Scream Bloody Gore; che con i demo e il primo album degli Autopsy ha praticamente creato un certo modo di intendere il death metal in America e influenzato irreversibilmente l’intera corrente death svedese; che Mental Funeral e Acts of the Unspeakable rimangono ancora oggi due pietre angolari dell’intera storia del genere oltre che due insuperabili capolavori di estremismo e ferocia tuttora ineguagliati; e che pure Shitfun, che come disco non è un gran che – poco più di una prova generale di quel che sarebbero diventati gli Abscess – era comunque alieno e avanti sui tempi (su quel modello gli Impaled Nazarene da Latex Cult in poi ci hanno costruito una carriera) quel tanto che bastava per non essere compreso e procurare al gruppo nient’altro che pescioni in faccia. Alla luce di tutto questo, che reunion accontentaidioti sia. Se andrà bene, tutto quel che ha previsto Dan Lilker si avvererà, ed è triste e squallido ma anche, per una volta, profondamente giusto e dovuto. Scopa una puttana carina anche per me, Chris (come dissero i Pestilence nella thanklist di Consuming Impulse).

PITCHFORKIANA – SPECIALE DEATH METAL: Abscess, Arkaik, Distorted Impalement, Lie In Ruins, Unleashed


ABSCESS – Dawn of Inhumanity (Peaceville)
Chris Reifert è tra gli eroi in assoluto meno celebrati della scena, nonostante abbia suonato sul miglior disco dei Death, sia stato la mente degli Autopsy e da quindici anni come Abscess continui a pubblicare grandi album nel disinteresse generale. Dawn of Inhumanity non inverte la rotta: cinquanta minuti della solita splendida miscela di death metal old school, black metal e crust, con il solito artwork manicomiale pieno di globi oculari ovunque che al confronto Nick Blinko o Pushead sono pittori veristi. È recente la notizia della reunion degli Autopsy, ma se c’è qualcuno che più di ogni altro merita di passare alla cassa è proprio Chris Reifert. 8.2

ARKAIK – Reflections Within Dissonance (Unique Leader)
Death tecnico alla vecchia con tanto di copertina che sembra di essere stati ricatapultati direttamente nel 1996: un gran bailamme di sfuriate di doppia cassa e cambi di tempo repentini e arzigogolati che manco i Nocturnus, riff melmosi, sovrapposizione bentoniana vocione orchesco/screaming disumano, concept fantascientifico-apocalittico con titoli tipo The Transcendent Spectral Path (l’obbligatoria intro strumentale di un minuto con chitarre liquide alla Lack of Comprehension), Obscured Luminosity, Elemental Synthesis o Womb Of Perception. Un gioiellino. 7.8

DISTORTED IMPALEMENT – Straight In Your Face (Twilight Vertrieb)
Porno-brutal-gore con i controcazzi, rigorosamente sessista, misantropo, misogino e tutte quelle altre cose che fanno incazzare gli irriducibili delle Giuste Cause, per nulla noioso ed anzi estremamente divertente e coinvolgente nonostante si muova su terreni già ampiamente scandagliati in altri tempi e da altre band. Loro sono austriaci e con un sussulto di arroganza da ras del quartiere si autodefiniscono Austria’s Finest in Brutality. Magari hanno ragione. 7.4

LIE IN RUINS – Swallowed By the Void (Spikefarm)
Questi arrivano al primo album soltanto ora ma esistono dal 1993, e grazie a Dio nel 1993 ci sono rimasti – perlomeno musicalmente: puro death metal finnico putrido, torbido, raggelante e morbosamente inquietante, con la batteria che sembra registrata in una grotta e gli agghiaccianti latrati del singer direttamente da dentro una bara già sepolta sotto metri di terra. Nessun virtuosismo inutile, nessuna finezza da ingegnere del suono maniaco della pulizia, “soltanto” quattro accordi e un’attitudine, e il marcio inestirpabile nell’anima. Ad avercene. 8.3

UNLEASHED – As Yggdrasil Trembles (Century Media)

Ennesima porcata pseudovikinga, “epica” quanto uno scaldabagno difettoso, di una band un tempo enorme (i primi tre album sono e restano pietre miliari irraggiungibili dell’intera storia del death metal) ma che da troppi anni non riesce a pubblicare dischi che non sembrino scritti, pensati ed eseguiti da un’orchestra di mongoloidi. Una roba tanto imbarazzante da muovere a compassione. 1.4

L’agendina dei concerti (Bologna e dintorni) – Maggio (parte 3)

Uno stronzo che compra il biglietto di un concerto sei mesi prima di solito è lo stesso stronzo che si sceglie la bara in anticipo. Io ho dovuto farlo per non perdere John Zorn all’Arena del Sole e stasera ho avuto la conferma definitiva che non sono tagliato per questo genere di cose. L’unica ragione per cui non abbiamo segnalato l’evento (come un nostro lettore ci ha giustamente fatto notare) è che il concerto era sold-out da settimane, dunque sarebbe sarebbe stata una segnalazione utile giusto a far travasare la bile a chiunque non si fosse premunito ere geologiche fa.
Meglio depotenziare con l’assalto country’n’roll primitivista del folle Blues Against Youth martedì 18 al Nuovo Lazzaretto, buona occasione peraltro per far balotta con gli sbirri che continuano ad accorrere numerosi aizzati dall’intollerante vicinato. Mercoledì appuntamento imperdibile all’Estragon per ogni appassionato di death metal che possa dirsi tale: Deicide e Vader in una sola botta, con i Marduk a fare da spartiacque per una lunga serata in compagnia della musica più bella del mondo.
Il resto della settimana è tutto per il Leviatani & Zanzare, imprescindibile festival psych-doom-noise-psycho-ambient-sludge-core giunto alla quarta edizione con un bill letteralmente straordinario, che potete contemplare in tutto il suo maligno splendore qui sotto; quella di sabato in particolare promette essere una data a dir poco epocale grazie alla paurosa combo RamessesOrhtodoxBen Frost, i primi due in data unica italiana, così come gli allucinanti Year of No Light, direttamente dalla Francia per spappolare timpani e cervelli a strafottere. Per le serate di giovedì e venerdì allo Scalo San Donato l’ingresso è gratuito, mentre per la doppia sabato/domenica al Locomotiv è disponibile un biglietto unico al prezzo di 20 euro; contando che le band sono ventuno in tutto, praticamente la spesa totale è di meno di un euro per gruppo… la distruzione totale e irreversibile di udito e sistema nervoso non è mai stata altrettanto economica…

Detto da MC dell’Emilia, dalle nostre succede ciò che segue. Stasera a Marina di Ravenna apre ufficialmente lo Steve McQueen, cioè la serata del martedì dell’Hana-Bi (il bagno al mare preferito da chi ascolta musica. Live alle 21,30 The Intelligence. Tre parole, amico mio: IN-THE-RED. Nuff said. In alternativa a Savignano, il solito Sidro Club, suonano tali Neanderthals, articolo davanti al nome. Non li conosco ma li immagino.

Sembra che mercoledì e giovedì non ci siano concerti all’orizzonte, quindi potete devastarvi di figa e birra a casa e risparmiare qualche soldo. Nel caso ci sia qualcosa segnalatemelo.

Venerdì sera cercherò di uccidermi per doppiare il concerto di Arto Lindsay a Lugo ed i Black Heart Spaccatemi Il Culo Procession al Bronson, sostanzialmente la data che metterà a riposo il locale fino a settembre. MC li ha detestati a Bologna, dice che fanno poca roba dai primi tre, ma io non ci credo. Se mi rimane qualche energia proverò ad andarmi a vedere Il Teatro degli Orrori sabato 22 al Velvet, giusto per evitare la noia e gli Statuto (che suonano al Rock Planet la sera stessa), oppure parto pure io per una serata doom bolognese. O no. Domenica 23 a pranzo con tutta probabilità andrò a vedere la reunion di Mia Mamma in formazione originale: cappelletti, bollito di carne, patate, magari due cotolette.