Raramente un’agendina dei concerti altrettanto povera, in pratica l’unica serata che valga davvero la pena è sabato 24, quando gli überintellettuali Enablers si esibiranno in piazza Verdi in mezz0 al casino tirato su da chiacchieroni inconsapevoli, spagnoli in erasmus, tossici, barboni molesti e stronzi incivili in genere (gratis dalle 21.30), a questo punto speriamo che piova così lo spostano dentro le Scuderie e forse si potrà sperare in una minore concentrazione di rompicoglioni a rovinare il concerto. Per il resto, stasera supergiovane Cesare Basile sempre in piazza Verdi (e sempre alle Scuderie in caso di rovesci, comunque gratis dalle 21.30), domani tali Hangovers ancora in piazza Verdi (idem come sopra per orari e prezzi), venerdì riapertura del Locomotiv con i Forty Winks (l’anno scorso c’erano i Suicide, l’anno prima i Jesus Lizard…) e sabato riapertura del Covo con gli Art Brut. C’è a chi piace. Del resto c’è anche a chi piace mangiare la merda, e chi siamo noi per giudicare? Resta il fatto che se siete a conoscenza di un qualsiasi concerto, happening, bar mitzvah o seratina in sala prove dalle parti di Bologna nei prossimi sette giorni ci fate un gran piacere se ce lo segnalate.
Archivi tag: no non perdiamolo il tempo ragazzi
Ti buco le gomme
Obsolescente qual sono e fui, meno che prodigo di benemerenze per/pro chicchessia, viene da rammentarmi solo di partenze onorarie dei neuroni che furono. Non c’ho cazzi, insomma. Ho finito davvero di domandarmi chi diavolo me lo faccia fare di sbavare dietro eterne mobili uscite discografiche/cinematografiche/[…]-iche: ché basta le ciance sul tempo che manca – o il più probabile eghezzi pensiero del “siamo noi che manchiamo al tempo” (o al tempio?) – e piuttosto ci si guardi in faccia, nostra o altrui, e si dica finalmente che, sì, cazzo, lasciate che ognuno si gratti l’emorroidi sue. Perché con la scusa dell’espressione, del abbiamo-dentro-tante-cose-universali-da-dirci, ci siam dimenticati anche solo di come parlare di un cazzo (non del) o delle gravidanze in/desiderate. E tuttavia no, giù tutti a sdilinquirsi di parole e ri-trovarsi tra gentechescrivedimusica e parlare, indovina, di musica. E se becchi chi, dottorante o scribente o stante cinema, toh, non si parla d’altro che di quello. A meno che, ovviamente, non sia il momento di dire “tette-froci-italiasuca-domenicacinquepappine” e cose così. Non un progetto coerente, completo, coeso, personale, radicale all’orizzonte; non uno, dico. Ché inevitabilmente anche la cosa migliore e davvero valevole (e ce ne sono, ah se ce ne sono) deve per forza autoriflettersi su di per zine, collettivi, scene, distro, promo, maldicenze e robe del genere. E’ un po’ il problema generale di guardare in faccia gente che, obiettivamente, spacca il culo, sia a risultati che a impegno, e finire poi per chiedersi perché anche questi non escono da una teoria dei sistemi che vede quattro culi e una capanna come limite massimo. Altresì detto, a che pro? La risposta io ho smesso di cercarla tra dischi, film, jpeg, libri, poesie e quel cazzo che volete voi. Mi son detto che effettivamente fermarsi a guardare il panorama ha più senso. Lo si dice sempre, dai, ma poi davvero chi si ferma mai a farlo? Questo nonostante il fatto che vivendo nell’anno domini xx (jamie) ci si debba forzatamente relazionare con l’ambiente para-networkista, con il disco che ancora non è ma già si sa (cfr. Accento Svedese qui), con le musiche che ci sfuggono tra i padiglioni auricolari e manco le ritroviamo più. Il messaggio, da parte di uno che vuole la luna di Gianni Togni, sogna di sodomizzare se stesso, pensa che l’hauntologia sia più cosa di un Mignola o di Bioshock (design spettacolare, gameplay noia), non riesce a finire l’ultimo Baronciani perché gli viene il magone, tenta di evocare Cerebus, è:
BASTA, più che Bastonate. Tabula rasa, Kaput, amabile Seppuku con le viscere in mano per eliminare additivi critici, chimica ricreativa, complessi narcisistici e scappatoie sonore. Che ognuno Non ascolti quel cazzo che gli pare, venendosi addosso. Come si diceva altrove: magari sto esagerando. Magari anche no.
Fino a domani, tra un’ora, un minuto, ora, quando si ricomincia con CM Von Hausswolff, Zona MC, Rival Schools, Parts & Labor..
L’agendina dei concerti Bologna e dintorni – 18-24 ottobre
È già lunedì e io no, per dirla alla Bergonzoni. Sono un po’ a corto di stronzate a ‘sto giro, indi per cui agendina ridotta per venire incontro alle vostre capacità mentali (grazie Daniele Luttazzi, dunque grazie comico americano a caso):
Lunedì 18 ottobre: Seein’ Red + Extortion + Think or Die @ Atlantide (dalle 22, cinque euro), oppure Geoff Farina & Chris Brokaw (concerto segreto, se sapete luogo e ora bene altrimenti cazzi vostri)
Martedì 19 ottobre: Rainstick Cowbell @ Modo Infoshop (dalle 19, gratis)
Mercoledì 20 ottobre: Egle Sommacal @ XM24 (dalle 22, gratis)
Giovedì 21 ottobre: Spleen Flipper, As A Drop of Blood e Herah @ Nuovo Lazzaretto (22, cinque euro), oppure Terence Trent D’Arby @ Bravo Caffè (se volete posti buoni dovete cenare lì, altrimenti gratis da lontano, non si vede un cazzo e si sente benino)
Ancora giovedì e Venerdì 22 ottobre: Soulville Festival “Bologna Meets Bordeaux” @ Locomotiv, XM24, Sestosenso (orari e prezzi vari, dice che le info si trovano Qui ma a me si è impallato il computer e non sono riuscito a controllare; in ogni caso, maggiori indicazioni appena ne trovo)
Sabato 23 ottobre: Lindstrøm @ Locomotiv (22.30 prezzo non pervenuto), oppure Le Petit Orb @ Crash! (23.30, idem come sopra)
Domenica 24 ottobre l’abbuffata: Turbo AC’s + Dew-Scented + Antares + Devil Sold His Soul + Dine In Hell + Breakfast Wine @ Nuovo Lazzaretto (dalle 21, non so il prezzo, azzardo un cinque-sei euro)
L’agendina dei concerti Emilia Romagna – 27 settembre-3 ottobre
State meditando il suicidio perché oggi e domani c’è il Blasco in città e i biglietti sono andati esauriti sei anni fa? Niente panico e rimandate l’insano gesto: questa sera potrete scegliere tra A Birthday Party Band + Jack & the Themselves al Nuovo Lazzaretto (dalle 22, cinque euro) o i folli Heraclite gratis al Clandestino (dopo aver sentito questi ultimi vi garantiamo personalmente che il vostro cervello finirà in vacanza permanente su Saturno). Poi c’è sempre martedì per farla finita eventualmente, visto che in giro non c’è un cazzo. Mercoledì 29 ancora al Clandestino a farsi friggere quei pochi centri nervosi rimasti in attività dopo gli Heraclite al suono del Legendary Tiger Man (gratis, dalle 22), mentre giovedì 30 tutti ad arrostire cinghiali grossi come elefanti e a tracannare sidro di pessima qualità da corni luridi e bisunti: il gjallarhorn risuonerà in tutto il suo assordante furore bellico intorno alle 19 all’Estragon, in occasione della Heidenfest 2010. Trenta euracci il prezzo per l’ingresso nel Walhalla (valkyrie infoiate non incluse). Per i fighetti in vena di sporcarsi le mani col rock invece ci sono i Black Mountain al Bronson.
Venerdì 1 bisogna veramente tornare in pellegrinaggio al Clandestino per celebrare il manifestarsi di uno dei più grandi eroi di tutta la storia della musica (e dell’umanità): direttamente dal sottoscala degli uffici ormai abbandonati della Skin Graft, ecco Mr. Quintron e tutto il suo sterminato armamentario di strumenti autocostruiti che faranno del vostro cranio una pastosa e coloratissima omelette. Poi per chi è ancora vivo c’è sempre Josh Wink a dispensare le sue bordate di 303 a mitraglia che con il giusto dosaggio di MDMA è la morte sua; al Kindergarten dalle 23.30, metterei anche il prezzo ma quei bastardini non l’hanno scritto (facile che è sulla quindicina).
Sabato tutti a farci del male alla serata Slego remember al Velvet: ad aiutarci ricordare quanto eravano giovani belli e (in)felici ci penseranno il satiro Fiumani con i Diaframma (probabilmente i brani più recenti Pacciani style verranno momentaneamente accantonati a favore di una scaletta più improntata sul reducismo peso), e a seguire Thomas Balsamini dj. Qui tutte le informazioni. Per i b-boys invece, Assalti canta e non manda in letargo le menti dalle 22 al TPO a prezzo non pervenuto. Domenica dovevano esserci gli Hardcore Superstar all’Estragon ma mi sa che hanno annullato; magari è rimasto qualche biglietto per il Blasco al Palamalaguti. Chissà.
L’agendina dei concerti Emilia Romagna – 23/29 agosto
L’estate sta finendo soltanto sul calendario: stando agli infallibili vaticinii de ilmeteo.it è infatti previsto fin dalle prossime ore e per tutta la settimana un ritorno di prepotenza dell’anticiclone africano, a spazzar via quell’anticiclone delle Azzorre che tanti giorni freschi e piovosi ci ha donato dalla fine di luglio a oggi, con punte di 33-35 gradi durante il giorno in tutta l’Emilia Romagna. Se siete appena tornati dalle ferie sappiate che per i prossimi sette giorni ci penserà l’afa emiliana a rendere ancora più sgradevole il vostro rientro. Meglio concentrarsi sui prossimi appuntamenti sul fronte concertistico e non: per i più introspettivi l’appuntamento questa sera è al bagno Hana-Bi a farsi triturare i maroni con il folk intimista di Laura Veirs, mentre per le teste techno diventa assolutamente imprescindibile il “Magic Monday” dell’Echoes, alla console c’è Francois Kevorkian. Non credo ci sia bisogno di aggiungere ulteriori commenti. Tanto più che martedì non c’è un cazzo di niente e si può quindi restare spalmati sul divano a smascellare nel tentativo di gestire il down senza il rimpianto di stare perdendo qualcos’altro da qualche altra parte.
Si riparte di slancio mercoledì 25 al Voodoo Club di Comacchio con l’unica data italiana dei 50 Lions; aprono Grave Maker, Antagonist A.D., Step On Memories, The Human Archetype più altri guest da confermare. Dopo questa scorpacciata di metalcore dall’Oceania vi verrà voglia di farvi tatuare anche il buco del culo e di vestirvi come un taglialegna accaldato anche in pieno inverno, garantito. Se però tra il pubblico incrociate Jake la Furia saranno cazzi amari. Giovedì 26 rispolverate il gilet di jeans fetido con le toppe rancide di gruppi crust dimenticati da Dio e dagli uomini, ci sono i Bloody Phoenix all’Atlantide; aprono gli You Suck! da Cremona, più altre band in via di definizione, inizio concerti intorno alle 22. Venerdì 27 riapre (si fa per dire, visto che tutte le finestre devono rimanere sprangate) il Nuovo Lazzaretto, per la gioia dell’iracondo e sbirraiolo vicinato; a inaugurare la stagione i nuovi protégé della Nitro di Dexter Holland, in data unica italiana i giovani Hit The Switch, di spalla Our Time Down Here + guests ancora da annunciare; per i più facoltosi c’è Melissa Auf der Maur che suona all’Estragon per quindici euracci. Sabato sempre all’Estragon c’è Marracash; il concerto rientra tra le date comprese nella “summer card”, un unico biglietto cumulativo. Per ora il programma fa un po’ schifo, però più avanti ci sono i Real McKenzies che da soli valgono qualsiasi esborso (ancora non è dato conoscere il prezzo).
Venerdì 27 e Sabato 28 c’è anche il Tafuzzy Days a Riccione.
L’agendina dei concerti Emilia Romagna – 9-15 agosto
Bologna è una wasteland da far scappare via piangendo tanto T.S. Eliot quanto Billy Idol; in compenso, i concerti in giro per l’Emilia Romagna non mancano. L’unica soluzione praticabile per i drogati di live risiede in un nomadismo ancora più serrato rispetto a settimana scorsa. Intanto i cyberterroristi che stanno sul pezzo questa sera saranno tutti a celebrare gli Skinny Puppy al Rock Planet; personalmente sarò altrove a rosicare semplicemente perchè me ne ero scordato e ormai è troppo tardi. Domani si torna tutti tredicenni foruncolosi alle prese con le prime tempeste ormonali di una pubertà complicata; camicia a quadri e calzoncini altezza ginocchio l’abbigliamento raccomandato, ci sono Lagwagon e No Use for a Name al Velvet. Unico handicap: il prezzo (venticinque euro per un amarcord di quanto eravamo brutti, repressi e impresentabili è decisamente troppo). Mercoledì 11 i reduci troveranno pane per i loro denti al Coccobello di Carpi con Federico Fiumani versione “Confidenziale”: via i panni del sodomita impenitente (forse) per una sensibile performance in acustico, voce e chitarra e tanta nostalgia per quando non avevamo ancora il ciuffo ramato. Giovedì 12 tutti a Marina a ingurgitare acidi come fossero caramelle, ci sono i Besnard Lakes al bagno Hana-Bi; consigliata maschera antigas per tentare di contrastare il fetore di piede lercio degli hippy con sandalo e ascella feroce che, ne siamo convinti, accorreranno a frotte. Venerdì 13, a dispetto della data minacciosa, l’appuntamento più atteso (perlomeno da queste parti): i Real McKenzies al What Is Rock? a Portomaggiore. Campeggiatori, sappiate quel che state facendo. Sabato e domenica tutti ad ammazzarsi di gavettoni e maratone dj-istiche nel delirio ferragostano; occhio giusto a non finire accoltellati da qualche napoletano in libera uscita.
MATTONI issue#6: “the Vuvuzela drone”
Questo non è mai stato inciso (per ora) e non sta su nessun disco, ma lo conoscono tutti, in tutto il mondo. Per averne un assaggio basta accendere il televisore in questi giorni durante una partita qualsiasi dei mondiali di calcio: l’effetto è immediato e decisamente straniante, entrare nel gorgo è la logica conseguenza. Sulle prime è il senso di fastidio a prevalere, come prendere coscienza all’improvviso di un rumore di fondo persistente, estremamente molesto e impossibile da eliminare; poi, lentamente, molto lentamente, l’orecchio si abitua, il ronzio entra nelle vene, diventa progressivamente parte di noi. È come venire risucchiati dentro uno sciame di zanzare. Di miliardi di zanzare. Come trovarsi sospesi nell’epicentro di un cataclisma, in un sogno lucido o nella più reale delle esperienze extracorporee. È l’essenza stessa del significato di drone nella sua accezione più pura e primordiale; non per niente la traduzione letterale di “drone” è “ronzio”, e questo è finora il ronzio più colossale, maestoso e imponente mai prodotto a memoria d’uomo. Massimalismo allo stato puro, roba da fare impallidire la misera distesa di batterie dei Boredoms (“soltanto” 77) e che perfino un massimalista D.O.C. quale Rhys Chatham, con le sue quattrocento chitarre elettriche lasciate a riverberare nella conca della basilica del Sacro Cuore a Parigi, era riuscito soltanto a sfiorare da lontano. No, no, non c’è gara: decine di migliaia di esseri umani sintonizzati sulla stessa nota, impegnati a produrre la stessa nota per un lasso di tempo potenzialmente eterno (generalmente circoscritto a 90 minuti per la sola ragione che tale è la durata convenzionale di una partita) sono qualcosa di francamente irripetibile e assolutamente inebriante anche quando udito nel più malmesso dei tinelli, in mutande davanti alla tv, stravaccati sul divano (figurarsi come deve essere trovarcisi fisicamente in mezzo…!), un mastodontico, indescrivibile bordone dentro cui perdersi forse definitivamente, un muro di suono sconfinato, titanico, monumentale, imparagonabile per intensità ed effetti – devastanti e duraturi – sulla psiche. Qualcosa di paurosamente vicino a uno stato di trance perenne. Poche pippe: è questa la più grande opera d’arte della storia dell’umanità, e affanculo cosa pensava Stockhausen dell’11 settembre.
A dimostrazione di quanto il vuvuzela drone abbia già intaccato irreversibilmente il sistema nervoso collettivo, riportiamo integralmente la descrizione di “vuvuzela” presente fino all’altroieri sulla pagina italiana di wikipedia (scopriamo ora che è già stata rimossa). Sicuri che in futuro il contenuto verrà rimaneggiato altre migliaia di volte, per qualche giorno questo è quanto apparso: delirio totale.
L’uso della vuvuzela è stato talvolta impedito all’interno degli stadi. Con la giustificazione, rivelatasi poi non veritiera,[3] che questo strumento fosse un elemento caratteristico della cultura e delle tradizioni sudafricane, la FIFA ha deciso di permettere l’ingresso della vuvuzela all’interno degli stadi dal 2008.
In particolare, la vuvuzela ha fatto parlare di sé durante lo svolgimento della FIFA Confederations Cup 2009, a causa del suo rumore intenso e praticamente ininterrotto, addirittura fastidioso per i giocatori,[4] al punto che la FIFA ha valutato l’ipotesi di impedirne l’introduzione negli stadi dei Mondiali 2010.[5][6] Poco dopo la fine della Confederations Cup, l’ente calcistico ha dato il via libera alle trombette.
E da quel momento fu BBBBBBBBBBBZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
L’agendina dei concerti (Bologna e dintorni) – Maggio (parte 1)
Ricomincia Angelica, e già sai che non ve n’è. Nel frattempo, lunedì il Nuovo Lazzaretto ospiterà la bizzarra miscela di dark punk e rockabilly delle australiane Brigitte Handley & the Dark Shadows, di spalla RigurgitOi!, Los Ratos e Lucky Strikes; si comincia a orari antelucani per non fare girare le palle agli irascibili dirimpettai, quindi se non volete perdervi nemmeno un minuto abbiate cura di scapicollarvi fin lì col boccone ancora in bocca o saltando direttamente la cena. Per chi martedì non avesse voglia di farsi innalzare il QI di diversi punti in compagnia di Bernard Parmegiani all’aula magna di Santa Lucia, l’appuntamento è al Blogos con gli incazzosi e buzzurri Lionheart a dispensare badilate di ignoranza in piena faccia con il loro hardcore metal spaccaossa da bulletti del Bronx. Mercoledì improvvisazione jazz all’XM24 con un trio d’eccezione composto da Luigi Mosso (contrabbasso), Pasquale Innarella (corno) e Daniele Bova (batteria); il concerto è all’interno della rassegna MeryXM per cui prima ci sarà la presentazione di qualche libercolo o spettacolo teatrale muy impegnato. Venerdì tutti ai NoMeansNo all’Estragon, poi di nuovo all’XM24 a bruciare neuroni con Up Arte, due giorni di artistoidi allo sbaraglio, mezzi videomaker, poetastri di passaggio e vernissage molesti che però veicola una serie di dj set fetidi che attirano la crème de la crème del marciume punkabbestia D.O.C.. L’anno scorso ci ho incontrato Metal Carter. Tra gli spettatori. Abbiamo parlato dei Dark Angel. Sabato ancora Up Arte, mentre domenica bagno di sudore sotto il ponte di via Libia a fare del reducismo peso grazie agli ormai definitivamente mummificati Vice Squad; poi tutti a casa a menarselo sulle vecchie foto di Beki Bondage dei tempi d’oro.
Ricapitolando:
Lunedì 3 maggio: Brigitte Handley & the Dark Shadows @ Nuovo Lazzaretto
Martedì 4 maggio: Bernard Parmegiani @ Aula Magna di Santa Lucia
Lionheart @ Blogos
Mercoledì 5 maggio: Liuwe Tamminga @ Basilica di S. Antonio da Padova
Mosso/Innarella/Bova @ XM24
Giovedì 6 maggio: Henry Threadgill @ Teatro San Leonardo
Venerdì 7 maggio: Charles Curtis + Carol Robinson + Bruno Martinez @ MAMbo
NoMeansNo @ Estragon
Sabato 8 maggio: Jon Rose @ Teatro San Leonardo
Domenica 9 maggio: Vice Squad @ sotto il ponte di via Libia
Dalla Romagna è necessario fare alcune segnalazioni aggiuntive:
Il 7 maggio al Bronson (Ravenna) suonano A Place To Bury Strangers, gloriosa compagine newyorkese con all’attivo un disco d’esordio terribile e un secondo episodio che miracolosamente inizia a risollevarne le sorti.
Il 7 maggio, se siete dei bruciati veri, suonano anche gli Uriah Heep al Velvet di Rimini.
Il 13 maggio c’è The Oh-Sees al Sidro Club di Savignano, roba In The Red.
Il 14 maggio nientepopodimenochè Wolves In The Throne Room al Rock Planet (Pinarella). Black metal catìvo di nuova scuola americana (boh, io non riesco a entrarci in sintonia).
Il 14 maggio ci sono anche i Liars al Bronson. Papabile concerto dell’anno.
(Kekko)
L’agendina dei concerti (Bologna e dintorni) – Aprile (parte 4)
Quasi la metà dei concerti segnalati la settimana scorsa sono stati annullati causa vulcano. Indi per cui, per la settimana entrante, agendina telegrafica e mano perennemente aggrappata ai coglioni per gli scongiuri di rito.
Lunedì 26 aprile: Mouth of the Architect + Sourvein @ Scalo San Donato (o Nuovo Lazzaretto, non si capisce)
Mercoledì 28 aprile: Endorgan + Arkhiano @ XM24
Giovedì 29 aprile: Master Musicians of Bukkake @ Locomotiv
Venerdì 30 aprile: Starfuckers @ Locomotiv
Sabato 1 maggio il massacro: Soulville festival @ XM24
Exploited @ Estragon
Brian Jonestown Massacre @ Covo
Domenica 2 maggio: Soulville festival @ XM24
Dischi stupidi: Songs About Fucking Steve Albini
Il disco precedente si chiamava Shout At The Döner e la copertina prendeva randomicamente per il culo i Mötley Crüe (il titolo, la grafica, le umlaut dappertutto) e i Radiohead (lo sgorbietto pazzerello che fa tanto paranoid android); questo si chiama Songs About Fucking Steve Albini e tira in mezzo, totalmente a buffo, allo stesso tempo il grande capolavoro dei Big Black e l’uomo che l’ha creato. Il pretesto è che l’intero album è stato realizzato interamente in analogico, come vuole il dogma numero uno dello Sgradevole Americano, ma le corrispondenze con la musica, la mentalità e il modus operandi di Albini si fermano qui. Il disco è un ritorno all’ambient di P.S. I Love You allo stesso modo in cui St. Anger per i Metallica era un ritorno al thrash: come infatti l’ambient di P.S. I Love You era fico e coinvolgente e interessante, similarmente i nove momenti di Songs About Fucking Steve Albini sono stanchi, fiacchi e sciatti, durano un’eternità e non portano da nessuna parte. Una gran rottura di palle peraltro supportata da uno humour stralunato e gratuito da latte alle ginocchia. Ah, i titoli sono tutti diversi anagrammi di “Miguel de Pedro” (nome di battesimo del ragazzo). È ufficiale: Kid606 è alla frutta.