L’agendina dei concerti Bologna e dintorni – 31 ottobre-6 novembre 2011

 

Dice bene Kekko: la notte del 31 ottobre non è sempre stata Halloween. Per me, il 31 ottobre è soprattutto il giorno in cui è nato uno degli esseri umani che più mi hanno migliorato la vita. John Candy. Oggi avrebbe compiuto 61 anni.
Ma è anche Halloween, certo. Dunque: Halloween party devastante all’XM24 con body performance, concerti, esposizioni, proiezioni e gran dj set tekno, il tutto dalle 22 a oltranza; oppure HELL che torna sul luogo del delitto; o i Calibro35 con annesso festone anni 90 al Bronson (anche se forse contestualmente sarebbe stato meglio un bel 70 revival con tanto di posaceneri di plasticaccia grossi come mattoni con su il logo dell’acqua Pejo e il bar che serve soltanto Chinamartini, whisky J&B e minerale Fiuggi, il tutto in bottiglioni di vetro); o i Messer Chups al Velvet (bella storia…). Comunque meglio non ridursi peggio di un cencio sull’autostrada, che poi martedì c’è l’unica data italiana dei Krum Bums; al Voodoo Club di Comacchio, aprono Be-Ones e Atti Osceni, dalle 22, sette sporchi euracci più tessera ARCI. Altrimenti, per i busoni Egokid al Teatrino degli Illusi (all’interno di Gender Bender Festival), per i raffinati Yann Tiersen al Vox. Mercoledì MeryXM riposa; sarà un mercoledì di merda, comunque per i rockettari stilosi segnalo The Experimental Tropic Blues Band al Sidro di Savignano. Giovedì in compenso è LA serata: Sightings al Bronson (dalle 21.30, dieci euro), ovvero nuove declinazioni dello sfondarsi i timpani, prima e dopo Bastonate djset analogico e mentale. N O I S E . E venerdì si replica con tripletta paura: Guitar Wolf al Millennium (prezzo e orari ad oggi ignoti, sarà di sera e a volume alto, chi non viene è un povero fesso!!!), Snakes of Christ festival all’XM24 con Dead Elephant e altri amici che gli amplificatori li fanno soffrì, last but not least i Necks all’AreaSismica a Forlì (dalle 22.30). Sabato Kode9 + altra gente al Bronson, non sarà l’illbient preso male alla vecchia di una volta ma che cazzo, ci va parecchio vicino; oppure Steel Fest 2011 all’Estragon, una colata di metallo che invece il concetto stesso di alla vecchia lo ridefinisce per davvero, a sommare le età dei componenti dei gruppi si arriverà a sfondare il tetto del milione di secoli… vietato l’ingresso a chi ha meno di 75 anni. Sabato e domenica c’è pure la fiera del disco…



Prurito alle ghiandole inguinali

 

il nostro caporedattore si fuma una tromba con un giovin e disponibile virgulto

 

Faccia giù a rovistare in merda e subprodotti culturali, non manca né l’aria né il colore. Più di sessant’anni di classe diligente nell’essere falsamente sobria e realmente idiota ci hanno fatto il culo a tag e strisce; il mondo, intanto, andava avanti. Quindi bestemmi, per scoprire poi di avere ascoltato in un mese più la colonna sonora di Samurai Champloo che le mille musiche del dopo-qualcosa, farsi una porra su One Piece, o Naruto, o altra troiata del genere, uscendone fuori di testa e piangendo l’italica sorte. Sta gente è omericamente in grado di catalogare quello che produce nel senso del percorso esperienziale stesso del tipo protagonista, da imberbe impotente imbecille a modello di perfezione transumana da imitare: ognuna di queste narrazioni un’epica del 8===D da esportare, progettando universi, architettando psicologie e setting storico-psichici. Dunque perché fottere nel culo gente tipo Warren Ellis o Moon Wiring Club o Kentaro Miura in Berserk (che grazie a dio dopo le ultime troiate fantasy power metal è tornato a sburare orrori chtulhuiani) o Warhammer 4000 (ché ha i Noise Marines e il Kaos e i cloni genetici di colui che è l’incarnazione di tutti i mistici – e per! Bacco! è tutto vero – e ancora non ho capito il tipo d’aritmia psichica nel collezionare e dipingere miniature) o il Neonomicon di Alan Moore (lui, la divina sublimazione spirituale di ogni vero fattone di ogni tempo) con chili di sesso e Lovecraft o Boris Vian che pubblica post-mortem con Stampa Alternativa o Mattin che insieme ad altri si spara dalla terra Basca (per dire, eh..) pose escatologiche su noise e dintorni, risultando tipo in tafferugli e barricate mentali da esportare. E potremmo finirla qui, ma anche no, perché in Berserk esiste un capitolo nascosto, dove Dio risulta essere semplicemente l’aggregato di tutte le energie psichiche negative esistenti nell’esistente; l’entropia, il caos, il male informe e tutte quelle così lì, che è (Lui) letteralmente il motore oscuro immobile della faccenda, ecco. Poi ci sono i dischi nuovi o semi-nuovi o malcagati tipo Residents, Legendary Pink Dots, Ramleh, Grey Wolves, Foetus (e Manorexia da camera), The Ex, Brian Eno, The Body, Monte Cazazza (cfr qui), The Secret, Uochi Toki, LeLucidellaCentraleE (cfr qui), Meat Beat Manifesto, Circle, Pain Jerk e John Wiese, GZA (con Liquid Swords 2: The Return of the Shadowboxer che non so se farà cagare ma solo a sentire liquidswords), Zola Jesus, Arp, AA.VV. Future Bass, K-X-P, eccetera, etc. Ed essendo questione di intel-design tutto interno al costruire livelli e universi e  textures e colonne sonore che siano, ecco, belle colonne sonore, allora mi val la pena di pipponi su Miike Takashi che fa Sukiyaki Western Django [guardare qui per un cappello introduttivo che riassume lo Stivale tricolore  ndcazzaro] e mi ricorda perché cazzo l’ho amato in the first place, su Spore che non ho ancora giocato e Peter Molyneaux e fLOW o Bioshock o Inception che è il più bel videogioco che abbia giocato ultimamente. Rimane sul limite della scarsa coscienza che si è bloccata la lavastoviglie e ha quasi finito di girare The Mouse and the Mask, dunque cadere a pesce sugli Eterni di Kirby, un Chiarelettere a caso, C. Govoni, un Urania, D. F. Wallace, G. Genchi, i Tarocchi di Crowley o A. O. Spare è in ogni caso una scusa per poltrire. Quindi o continuiamo a ridere vedendo The Big Bang Theory (in originale, va da sé), congratulandoci con noi stessi per come abbiamo sdoganato bene il non sapere stare al mondo – al prossimo che si vanta di essere un nerd offro una cagata in bocca gratuita -, oppure pensiamo che in Francia brucia il culo a un sacco di persone, e lo danno a vedere, e a noi brucia giusto la monnezza a Terzigno. Non avendo io mai cominciato a radermi petto o sopracciglia, pur avendone bisogno, né tantomeno a profumare come una regina moldava del marciapiede, mi permetto di dire comunque che la soluzione quasi sicuramente non sta in quattro puntate di Vieni via con me (ché Saviano se conferma la retorica della comparsata berlinese via Annozero è questione di narcotici, piuttosto che di racconto di) né di Santoro, ma piuttosto in un LHC a caso, perché la risposta forse sta davvero nella outer-fisica dei quanti.

 

Il nostro squat redazionale assalito da uno squadrone Ultracorps

 

 

SHELLAC @ Estragon, Bologna (8/10/2010)

Dell’apporto che Steve Albini ha saputo dare alla musica pesante di ogni tempo non occorre certo che arrivi io a ricordarlo. Così come pure il personaggio-stevealbini abbiamo tutti quanti imparato a conoscerlo a fondo nel corso degli anni: un cinico idealista, individualista fino allo stremo, eccellente quanto controverso oratore anti-tutto (celebri le sue dichiarazioni a 360°, di volta in volta razziste, fasciste, sessiste, antisemite, misogine e chi più ne ha più ne metta: qualunque argomento “scomodo” vi possa venire in mente, lui l’ha trattato – ovviamente dal punto di vista più sgradevole e impopolare al proposito). Fondamentalmente uno di quegli stronzi di cui c’è bisogno, una voce fuori dal coro armata di una dialettica feroce e scontrosa ma anche lucidissima e puntuale che è puro cibo per la mente comunque la si pensi, non importa essere d’accordo con lui o meno. Il problema è che, negli ultimissimi tempi, tanto la sua loquela quanto la gestione della cosa Shellac sembrano perdere terreno: da un lato lui che improvvisamente rompe il silenzio-stampa per rilasciare un’intervista a GQ dove smerda i Sonic Youth per essersi venduti alle major negli anni ottanta, che tirato fuori adesso è il discorso più ridicolo e anacronistico che si possa immaginare (ogni divisione tra major affariste e cattive e indipendenti pure e sante è andata definitivamente a cadere dal momento in cui tutti hanno cominciato a scaricare tutto da Internet, e almeno questo è uno dei pochissimi aspetti positivi ricavati dall’avvento del downloading illegale), dall’altro un gruppo che è stato capace di mantenere inalterato negli anni un profilo artistico, attitudinale e umano di diverse tacche sopra la media mondiale, sia rapportato al resto della musica che alle precedenti incarnazioni di Albini nella forma ora di Big Black ora di Rapeman, che per la prima volta da quando ho memoria suona come la caricatura di sè stesso. E badate bene che queste considerazioni arrivano da uno che, quando è uscito Terraform e tutti ne dicevano peste e corna blaterando cazzate a proposito di “gruppo bollito” e simili facezie, gli Shellac andava a vederli al Link alla facciaccia di quei poveri coglioni; nel 1998 gli Shellac erano l’esempio perfetto di gruppo non allineato, giusto non spiccavano come avrebbero dovuto perchè ce n’erano ancora tanti, di gruppi non allineati, e che cazzo!, c’erano ancora i Fugazi. Lo erano con 1000 Hurts, e hanno continuato a esserlo per tutto lo scorso decennio, attraversato da sporadiche e capillari tournee senza un disco fuori e celebrato, nel 2008, con un nuovo album, Excellent Italian Greyhound (dedicato al cane di Todd Trainer), ancora molto buono e splendidamente uguale a sè stesso nonostante un pezzo, The End of Radio, troppo bolso, autoindulgente e autoreferenziale nonchè decisamente fiaccacoglioni, che rivisto adesso assume nuovi e inquietanti significati.


Oggi probabilmente gli stessi che Terraform è un album minore starebbero nelle prime file a pogare come ragazzini con un sorriso a 32 denti stampato sulla faccia. Ci sono anche io, in mezzo al pogo, attività che avevo smesso di praticare da circa una decina d’anni; mi ci fiondo non appena parte il riff di My Black Ass (secondo pezzo in scaletta) e lì rimango per circa metà concerto, comunque fino a quando mi rendo conto che questa sera non faranno mai Il Porno Star. Ma rispetto alle altre volte c’è una novità: da un certo momento in poi comincio a rompermi i coglioni. Sarà che è venerdì sera e sono stanco, sarà che sono a digiuno da circa sedici ore, sarà che la prima volta che li ho visti non ero ancora maggiorenne e già facevano le stesse identiche gag dalla prima all’ultima, repertorio completo, “sono un aeroplano“, pose stupide a ralenti, Bob Weston che chiede al pubblico di fargli delle domande, eccetera. Niente che non vada in sè, sia chiaro: loro sono una macchina da guerra capace di dare le piste a qualsiasi band di giovinastri snelli e puliti e con il look giusto (quale che sia il significato che vogliate attribuire a quest’ultima affermazione), presi singolarmente sono autentiche eminenze del rispettivo strumento senza fartelo pesare come invece farebbe un Vinnie Colaiuta qualsiasi, Todd Trainer perde i soliti ettolitri di sudore e la chitarra di Albini suona ancora urticante e tagliente e sgradevole come nessun’altra. Eppure da qualche parte dentro di me persiste la sgradevole sensazione di trovarsi di fronte a poco più di un karaoke per introdotti. Che, in fondo, la differenza tra questo e un concerto degli Asia sia soltanto che qui non ci sono tastiere grosse come un tinello. Per il resto lo spirito è lo stesso, ovvero rievocare un periodo lontano nel tempo in cui l’erba era verde e si dormiva con la porta aperta ed eravamo tutti quanti più giovani, sani e felici, e ognuno ha la sua età dell’oro con relativo sottofondo da rievocare, c’è chi la ricollega a John Wetton e chi a Steve Albini e in sè non c’è nulla di male, è la natura delle cose, però che tristezza. Non so come, nello spazio di una sola esibizione (peraltro molto generosa rispetto agli standard del gruppo, oltre un’ora e mezza di concerto) gli Shellac sono passati da avanguardia pura contro tutto e tutti a tristo lunapark da karaoke dell’umano per collezionisti seriali di concertoni, gli stessi che il mese scorso probabilmente erano agli Arcade Fire e che, in un imprecisato futuro, andranno a vedere per l’ennesima volta il Boss. Forse esagero e spero di sbagliarmi, ma a ‘sto giro mi sa che era meglio se lasciavo perdere e mi tenevo i ricordi.

bonus pics (kekko):

STREAMO: Vaselines – Sex With an X (Sub Pop)

qualcuno mi venga a dire "io i dischi li compro per la copertina"

Il nuovo disco dei Vaselines non è per niente male, diciamo una discreta raccolta di canzoncine surf-pop con una bella ispirazione e un buon impianto garage. È uno di quei dischi di singolini facili facili che potreste fare fuori a forza di ascolti se il vostro gruppo preferito sono –tipo- gli Young Marble Giants. O che so, i Vaselines. O anche la colonna sonora di Pulp Fiction, Easy Tempo, i Thrills, i Beach Boys o qualsiasi altra cosa il cui ascolto preveda di impegnarsi poco, sorridere e pensare a una spiaggia. Quello di cui NON ci dovremmo preoccupare nel 2010, ovviamente, è il valore artistico di un nuovo disco dei Vaselines, un gruppo che peraltro è esistito davvero per circa tre anni e si è sciolto dieci minuti dopo la pubblicazione del primo disco, salvo una dozzina di reunion per ovvi motivi. Quello di cui ci dovremmo SERIAMENTE preoccupare è che dopo esserci fatti il culo per farci doppiare qualche pezzo in cassetta nel ’95 per via del fatto che erano uno dei gruppi preferiti di Kurt Cobain e che c’era una loro cover sull’Unplugged, peraltro uno dei pezzi migliori di quel disco, oggi possiamo ascoltare il nuovo disco in anteprima consapevole su Soundcloud facendo clic qui senza violare alcuna legge né farci venire le frange nel culo né autoimporci qualsiasi altro tipo di sega mentale che accresca il valore del disco. Che su Soundcloud, o sul sito di Sub Pop che dir si voglia, diventa tragicamente ed ironicamente un lavoro da giudicare in se stesso, cioè un validissimo ed onestissimo 7.4 pitchforkiano che esalterà i network per almeno due giorni (a fronte di uno scioglimento ventennale, eh) e metterà definitivamente a nanna un punto base della nostra adolescenza in favore di qualche malinteso ideale in merito alla musica libera. Nella segreta speranza che il grande ripescaggio culturale del 2011 sia, boh, Stalin o qualunque altro dittatore sanguinario che abbia fatto della  NON libertà di opinione/stampa/parola una colonna portante della propria esistenza.

QUATTRO MINUTI: KLAXONS – SURFING THE VOID (Polydor)

VIA

Fare un disco con tre idee e mezza, e farlo pure bene. I Voivod che suonano Astronomy Domine strafatti di keta. Ross Robinson che produce un disco e riesce a tirar fuori dalle chitarre gli stessi suoni di Munky ed Head dei Korn. Il disco che i Cave In avrebbero dovuto fare ai tempi della svolta major invece di quella mezza cazzata di Antenna, quando giravano in tour di spalla ai Muse e non se li filava nessuno. I Muse strafatti di keta, e si torna sempre lì. L’incertezza, la precarietà, la malinconia, gli intrecci vocali più gay che si siano mai sentiti da parecchio tempo a questa parte. Nessuno si sarebbe aspettato un disco del genere da quei cazzoni dei Klaxons, ma loro hanno sparato fuori un mezzo capolavoro come Surfing The Void, Riusciranno anche a suonarlo dal vivo? Non lo so, e nemmeno mi interessa. Se la Lega mi garantisce lo stesso stipendio del Trota divento un militante leghista, uno di quelli che sono intolleranti verso chi ha la pelle anche solo lievemente scura. Però mi piace troppo il grande sogno berlusconiano di avere una abbronzatura inedita per me, quasi quasi faccio l’abbonamento ad un solarium così grazie alle lampade sarò abbronzato tutto l’anno alla faccia dei Klaxons che magari nel frattempo hanno pure imparato a suonare.

STOP

L’agendina dei concerti Bologna e dintorni – Luglio (parte 2)

ecco come ha reagito Douglas P. alla notizia della vittoria della Germania per 4-0 contro l'Argentina.

 

Sopravvissuti (ma bisogna vedere con quali e quanti danni cerebrali permanenti) alla prima vera ondata di calore dell’estate (quel weekend all’inizio di giugno era solo un’avvisaglia) ci prepariamo ad affrontare la settimana entrante con almeno una certezza all’orizzonte che darà un senso ai prossimi giorni: quella certezza si chiama David Eugene Edwards. Intanto questa sera ai giardini di via Filippo Re c’è l’elettronica di un certo livello di Suz, a partire dalle 21.30, ingresso gratuito; poi con tutto comodo all’Echoes per la serata “Magic Monday”, stanotte in compagnia dell’ultimo grande teorico della techno Joris Voorn. Occhio a non esagerare con l’MD però, perchè non ci sarà tempo di smaltire il down martedì: dalle 21.30 infatti ci pentiremo dei nostri peccati nell’inferno in scala ridotta di Piazza Verdi (le temperature del resto sono le stesse) al suono delle minacciose omelie dei Wovenhand, strappati in extremis dall’egemonia ravennate per la prima data emiliana della loro carriera. E non dovremo nemmeno scucire onerosi oboli per questo, come di fronte a un telepredicatore del cazzo, perchè il concerto è gratuito. Non so voi, ma per quel che mi riguarda gran parte delle 36 ore che separano dall’Evento saranno dedicate al ripasso della Parola di David Eugene Edwards; e a fracassarmi la cassa toracica a furia di mea culpa, perchè sono un peccatore. Mercoledì e giovedì non c’è un cazzo, e anche se ci fosse qualcosa lo perderemo perchè saremo chiusi in cantina a pregare. Venerdì ai giardini di via Filippo Re ci sono gli Eterea PostBong Band; chissà se con quaranta gradi indosseranno ancora le divise stile “La città verrà distrutta all’alba”. Parallelamente, se nel frattempo i consiglieri comunali leghisti non riescono ad ottenerne la chiusura (o qualcuno non muore asfissiato all’interno), al Nuovo Lazzaretto sono in cartellone Antares + Temporal Sluts; è consigliabile portare da casa almeno una bombola di azoto liquido per rinfrescarsi. Sabato c’è la parata indie a Ferrara sotto le stelle, ma personalmente credo che avrò un altro impegno improrogabile, tipo stare a casa a fissare le pareti; in compenso imparo adesso una notizia inquietante, la data di sabato dei 400 Colpi al Nuovo Lazzaretto è stata annullata. “Inquietante” non per il concerto in sè (non rientriamo tra le torce umane in vena di amarcord, le quali dovranno purtroppo farsene una ragione), quanto per le sorti del Nuovo Lazzaretto, che a questo punto prendono una piega decisamente sgradevole. Indagheremo, magari proprio domenica al Rock Planet per i Baroness.
Ricordiamo inoltre che nel corso della settimana si svolgeranno i seguenti festival:
Santarcangelo dei Teatri @ Santarcangelo, 9/18 luglio
Moonlight Festival @ Fano, 8/10 luglio

L’agendina dei concerti (Bologna e dintorni) – Giugno (parte 1)

Nervi tesi fasci appesi

Oggi ci sono i Wilco a Ferrara (già sold-out da mesi) e i Gossip all’Estragon, ma per chi non ha prenotato il biglietto per i primi il secolo scorso e/o non ne ha mezza di vedere la palla di merda dei secondi sventolargliela sotto il naso c’è una maratona punk’n’roll imperdibile tra le anguste mura del Nuovo Lazzaretto: Cute Lepers + Antillectual + Legless + Cani Pazzi. Come sempre, si comincia quando il sole è ancora ben alto in cielo quindi niente aperitivi e portatevi la colazione al sacco o rassegnatevi a perdere almeno 3/4 del concerto. Martedì per la gioia dei semiautistici più sensibili c’è Lali Puna al Locomotiv, a seguire festa di chiusura in punta di piedi che se no lì pure i vicini si incazzano. Mercoledì di nuovo al Nuovo Lazzaretto per una serata all’insegna del grindcore più molesto alla vecchia in compagnia di Wormrot, Repulsione, Jesus Ain’t In Poland e Green River Killer, e chissà mai che i vicini e gli sbirri non vengano giù a fare balotta con noi. Giovedì per i Megadeth all’Estragon sarà meglio andarci muniti di Pinguino De Longhi visto l’impianto di areazione inesistente, o il rischio di sincope diventa più che un’eventualità. Aprono Sadist e Labyrinth: insomma, largo ai giovani. Venerdì ancora Estragon (e ancora Pinguino De Longhi) con tromboni grossi come carciofi da assumere prima, durante e dopo lo show: c’è John Garcia che canta i pezzi dei Kyuss, di spalla Brant Bjork. La temperatura da mezzogiorno a Palm Springs, del resto, è la stessa. Livello di reducismo previsto per la serata: il massimo riscontrabile. Ma non sarà comunque niente in confronto a sabato 5 al centro sociale Grotta Rossa di Rimini dove planeranno, direttamente dalle Alpi, gli inossidabili Kina per una lunga notte di punk e passione; aprono gli arzigogoli improv dei Luther Blissett, l’ingresso è gratuito. Domenica (national day of SLAYER) qualche migliaio di coglioni sarà a Ferrara a osannare quattro mummie sudate che un tempo erano i Pixies, alla modica cifra di trentacinque euro. A ognuno il suo.
Parallelamente a tutto questo, prosegue lungo l’intera settimana a Bologna, nel Parco di viale Togliatti, il Festival sociale delle culture antifasciste: fasci okkio al kranio.

L’agendina dei concerti (Bologna e dintorni) – Maggio (parte 4)

"Quanto hai detto che costano i Pavement?!?"

 

Chi ascolta musica del cazzo questa sera sarà dilaniato dal dubbio se andare a morire di caldo al Covo per i mediocrissimi Cold Cave o andare a morire di caldo al Locomotiv per gli psichedelici Health (bel nome) e i pessimi Japandroids (tipo dei Sonics con solo chitarra e batteria però nati adesso, musicalmente inetti e completamente idioti), tutti gruppi portati sul palmo di mano dai mentecatti di Pitchfork; noi probabilmente saremo a morire di caldo al Nuovo Lazzaretto con i malmostosi Dyse (in un primo momento pareva fossero della partita pure Ted Leo & the Pharmacists ma ora non si sa più; quel che è certo è che i concerti iniziano e finiscono prestissimo per non fare incazzare il vicinato dalla telefonata facile alla sbirraglia locale). Martedì per chi ha trenta euro da spendere ci sono i Pavement all’Estragon: la nostalgia non la prendiamo nemmeno in considerazione (in quegli anni ascoltavamo comunque qualcos’altro), quel che mette tristezza casomai è constatare che la riesumazione di un marchio senza più alcuna ragione di esistere è soltanto l’ennesima squallida operazione economica per far lievitare cachet da un decennio buono in netto ribasso. Va detto che Malkmus comunque è un grandissimo e vederlo suonare è un piacere.
Mercoledì all’XM24 per la rassegna MeryXM prima presentano qualcosa ma poi suonano (gratis) gli urticanti Don Vito direttamente da Leipzig: chi vuole spaccarsi le orecchie a costo zero ora sa dove andare. Giovedì ci sono i Wolf Eyes al Locomotiv, ma la combo Catalyst + Total Abuse + MarneroFreudi + Golden Cup all’Atlantide promette timpani ugualmente spappolati a un minor prezzo. Inoltre, dura di più. Venerdì all’Arteria concerti di Tubax e Testadeporcu e a seguire djset di Okapi; c’è anche Vitalic al Kindergarten, ma sarebbe come andare a sentire Bob Sinclair in uno sgabuzzino. Sabato e domenica non c’è un cazzo, quindi potete pure andare a sfondarvi di aperitivi a Marina.

L’agendina dei concerti (Bologna e dintorni) – Maggio (parte 3)

Uno stronzo che compra il biglietto di un concerto sei mesi prima di solito è lo stesso stronzo che si sceglie la bara in anticipo. Io ho dovuto farlo per non perdere John Zorn all’Arena del Sole e stasera ho avuto la conferma definitiva che non sono tagliato per questo genere di cose. L’unica ragione per cui non abbiamo segnalato l’evento (come un nostro lettore ci ha giustamente fatto notare) è che il concerto era sold-out da settimane, dunque sarebbe sarebbe stata una segnalazione utile giusto a far travasare la bile a chiunque non si fosse premunito ere geologiche fa.
Meglio depotenziare con l’assalto country’n’roll primitivista del folle Blues Against Youth martedì 18 al Nuovo Lazzaretto, buona occasione peraltro per far balotta con gli sbirri che continuano ad accorrere numerosi aizzati dall’intollerante vicinato. Mercoledì appuntamento imperdibile all’Estragon per ogni appassionato di death metal che possa dirsi tale: Deicide e Vader in una sola botta, con i Marduk a fare da spartiacque per una lunga serata in compagnia della musica più bella del mondo.
Il resto della settimana è tutto per il Leviatani & Zanzare, imprescindibile festival psych-doom-noise-psycho-ambient-sludge-core giunto alla quarta edizione con un bill letteralmente straordinario, che potete contemplare in tutto il suo maligno splendore qui sotto; quella di sabato in particolare promette essere una data a dir poco epocale grazie alla paurosa combo RamessesOrhtodoxBen Frost, i primi due in data unica italiana, così come gli allucinanti Year of No Light, direttamente dalla Francia per spappolare timpani e cervelli a strafottere. Per le serate di giovedì e venerdì allo Scalo San Donato l’ingresso è gratuito, mentre per la doppia sabato/domenica al Locomotiv è disponibile un biglietto unico al prezzo di 20 euro; contando che le band sono ventuno in tutto, praticamente la spesa totale è di meno di un euro per gruppo… la distruzione totale e irreversibile di udito e sistema nervoso non è mai stata altrettanto economica…

Detto da MC dell’Emilia, dalle nostre succede ciò che segue. Stasera a Marina di Ravenna apre ufficialmente lo Steve McQueen, cioè la serata del martedì dell’Hana-Bi (il bagno al mare preferito da chi ascolta musica. Live alle 21,30 The Intelligence. Tre parole, amico mio: IN-THE-RED. Nuff said. In alternativa a Savignano, il solito Sidro Club, suonano tali Neanderthals, articolo davanti al nome. Non li conosco ma li immagino.

Sembra che mercoledì e giovedì non ci siano concerti all’orizzonte, quindi potete devastarvi di figa e birra a casa e risparmiare qualche soldo. Nel caso ci sia qualcosa segnalatemelo.

Venerdì sera cercherò di uccidermi per doppiare il concerto di Arto Lindsay a Lugo ed i Black Heart Spaccatemi Il Culo Procession al Bronson, sostanzialmente la data che metterà a riposo il locale fino a settembre. MC li ha detestati a Bologna, dice che fanno poca roba dai primi tre, ma io non ci credo. Se mi rimane qualche energia proverò ad andarmi a vedere Il Teatro degli Orrori sabato 22 al Velvet, giusto per evitare la noia e gli Statuto (che suonano al Rock Planet la sera stessa), oppure parto pure io per una serata doom bolognese. O no. Domenica 23 a pranzo con tutta probabilità andrò a vedere la reunion di Mia Mamma in formazione originale: cappelletti, bollito di carne, patate, magari due cotolette.