YOB – “The Great Cessation” (Profound Lore)

Yob

Yob - "The Great Cessation"

Era più o meno il 2003, gli Sleep morirono per trasformarsi metà in Om e metà in High on Fire, gli Electric Wizard pure morirono per trasformarsi metà in Electric Wizard assai peggiori di quelli prima e l’altra metà in Ramesses, che forse di tutti i nominati fino adesso sono quelli riusciti meglio ma stiamo parlando di un’altra cosa. I più lesti a riempire il buco e raccogliere l’eredità di quel magico duo, all’epoca sinonimo di Stoner/Doom pesante e acido (soprattutto presso i metallari, perché ricordiamoci che era roba che veniva fuori da etichette tipo Earache e Rise Above, leggasi Lee Dorrian, che se dovevamo aspettare gli indie-boy intellettuali il massimo della durezza oggi probabilmente sarebbe Fiordaliso), furono i Yob che infilarono in rapidissima sequenza “Catharsis”, “The Illusion of Motion” e “The Unreal Never Lived”, tre capolavori che a giudizio di chi scrive e di chiunque abbia orecchie funzionanti rappresentarono la conferma che a salire sul trono lasciato vacante dai due mostri sacri erano loro. Proprio in quel momento però gli Yob si sciolsero e dalle ceneri nacquero i Middian che dopo solo un disco (bellino, ma il primo vero passo indietro del leader M.Scheidt) dovettero svanire per problemi legali con un’altra band che reclamava l’uso del nome (ebbeh del resto come lasciarselo sfuggire?), e quindi riecco i Yob, tra l’altro sotto Profound Lore, etichetta che amo in modo viscerale e che anche solo per le uscite di The Angelic Process (mancarone prossimo venturo?) e Amber Asylum rappresenta una garanzia. Lieto fine? Beh, si e no, perché se è vero che il loro ritorno è comunque un piacere e che il disco è valido e migliore di “Age Eternal” dei Middian di cui sopra, è anche vero che gli anni passati qualche scoria l’hanno lasciata, sia in loro (perché la continuità non è più quella del passato) che – soprattutto – in noi (non è che possiamo stupirci nel 2010 di qualcosa uguale a 5 anni fa). Mestiere, qualità e qualche lampo di classe ci sono, ma è chiaro che se pure per qualche anno abbiano preso il posto di Wizard e Sleep nella cronaca, quello nella storia del genere non lo prenderanno mai.

PS. E adesso per favore non chiedetemi di descrivere il disco: suona esattamente come tutti i dischi di stoner doom pesante e acido della terra.

Piccoli Fans: SHRINEBUILDER

shr

Guarda ‘sta cazzo di foto. Oppure fai il giochino della superband perfetta come nella rubrica della posta di Metal Hammer 1994. Oppure vedi di immaginarti una roba sul genere, ehm, Scott Kelly e Wino Weinrich alla chitarra, Al Cisneros al basso e Dale Crover alla batteria. Neurosis, St Vitus/Obsessed/Spirit Caravan, Sleep/Om, Melvins/Altamont. Più tutto il resto.

Il fatto è che questo gruppo, in linea di principio, esiste davvero. I musicisti coinvolti ne raccontano come una delle migliori cose a cui hanno partecipato, come quasi sempre quando si parla di gruppi in cui partecipa Wino, e la moderata eterogeneità della formazione sembra avere qualcosa a che fare con una versione doom metal dei Mad Season formatasi a forza di bere birra al Roadburn. Il progetto si chiama Shrinebuilder, ha registrato un disco intero a fine 2008/inizio 2009 e da allora non ha fatto ancora sentire un cazzo a nessuno. Scott Kelly sembra un po’ il portavoce e ci tiene aggiornati con un post ogni sette mesi sul suo blog, oltre che con una pagina myspace che non ospita nemmeno un pezzo. Il disco è atteso verso settembre su Neurot, altra etichetta con il sito aggiornato a un anno fa. Contrariamente all’ennesimo spin-off dei Neurosis con un musicista dei Neurosis più un tecnico luci dei Neurosis e un batterista pigliato da qualche gruppo clone dei Neurosis, ‘sta cosa dà l’idea di poter essere gi-gan-te-sca.