Filosofia di un film in cui si spara ai computer e agli hacker ciccioni

SPOILER il pezzo sotto contiene SPOILER quindi in realtà la prima cosa che dovreste fare, soprattutto umanamente, è prendere l’auto, recarvi in uno di quei cinema brutti e tristi in periferia che di solito snobbate, e guardare Blackhat. Dopodiché potete tornare qui e leggere il pezzo con l’erezione ancora in corso.

jm

 

Blackhat è, più di Interstellar, un film sull’origine e il flusso delle vite, ma trae riflessioni profondamente diverse dal film di Nolan: Mann non vede il Tempo nella sua circolarità, come un’istantanea del Tutto a noi invisibile perchè incapaci di percepirla in tutte le sue dimensioni, bensì ci pone di fronte ad un’espansione senza limiti.

Blackhat inizia.

Non parte in media res (come Miami Vice, che è un frammento vivo di Presente) ma continua a muoversi ben oltre la sua conclusione, come la pulsante Los Angeles nel non-epilogo di To Live and Die in L.A.. Non a caso il film apre il suo sguardo dallo spazio e poi con un dolly impossibile entra rapidamente in un terminale, in una scena apparentemente vista mille volte (le scie energetiche tra i circuiti), ma con una portata che è diversa: al termine del percorso si fissa su una singola luce, in un nucleo che sembra morto. Un’informazione nel buio. Il Big bang. Da qui parte la struttura, il codice che a cascata genera informazioni, decide vita e morte delle persone e una volta avviato non può essere fermato. Magari muta o espelle ciò che è superfluo, magari viene ereditato da altri, ma può solo andare avanti. L’incrocio di flussi, di linee, di dati, di persone e di sguardi che Mann ha generato è incredibilmente rispettoso della tematica cyber e in questo Blackhat è un’opera radicale quanto quelle di Mamoru Oshii, meno focalizzata sulla filosofia dell’evoluzione sensoriale, ma che cerca di (far) percepire il cambiamento con l’istinto. Lo dice Lien Chen nel fondamentale dialogo del ristorante: “Non fare piani, quello che ti è richiesto è di sentire il Presente” e da qui in poi due percezioni diverse collidono e poi si fondono, come il marionettista e il maggiore di Ghost in the shell: il self-made calcolatore non è più sufficiente perchè la rapidità delle connessioni non può essere controllata da nessuno. Hathaway deve imparare ad adattarsi in fretta, come diceva Neil McCauley, perchè non è solo una questione di immediata sopravvivenza, ma vuol dire anche non accettare di essere travolti passivamente da un ingestibile flusso di dati e informazioni di cui non conosciamo l’origine, di cui non controlliamo le conseguenze. Deve imparare a sentire. E infatti, durante l’altra sequenza portante di Blackhat, il sapere e la freddezza che lo hanno tenuto in gioco fino a quel punto, per un attimo si rivelano inadeguati ed è l’amore che lo salva: Hathaway segue Lien fuori dall’auto ed è vivo.

La GRINDallegra fattoria #5: levate le penne ai Nolan

grindIntStel

E’ dura parlare di Inter-stellar la settimana dopo che hanno esonerato Mazzarri, quindi parliamo degli scrittori-cane. Gli scrittori-cane sono una particolare razza di canide in grado di mettere su pagina notevoli quantità di vocaboli raggruppandoli in conglomerati di scarso valore artistico. Se lo scrittore-cane è pienamente consapevole può comunque riuscire a imbastire una storia brutta, ma coerente, e quindi a diventare un paladino del trash, una volta passati i canonici vent’anni che servono alla mente umana, corrotta dalla nostalgia e dalla noia, per rivalutare la merda. Se lo scrittore-cane invece parte da una buona idea, o quantomeno da uno spunto intrigante e pieno di possibilità, può essere in grado di banalizzarla e ridicolizzarla nei modi più irritanti. Ora, Jonathan e Christopher non solo hanno due nomi che mi devo fermare un secondo a pensare se ho messo le h al posto giusto, ma ho il sospetto che siano stati morsi da uno scrittore-cane e nelle notti di luna piena, quando il processo creativo è all’apice e hanno in mano uno script potente ed evocativo, si trasformino nell’essere canide e si mettano a inserire boiate qua e là, senza controllo. Così succede che i film di Nolan sono (in media) buoni o eccezionali per il 90%, poi arriva una sequenza mal gestita (quella sulla neve di Inception o quella col sonar nel palazzo di The Dark Knight, per dire) o un filotto di dialoghi e situazioni buttati via (la parte con Damon o le morti dei personaggi di Interstellar) che gambizzano la cosa che stai vedendo nel momento fondamentale del climax. Cacofonia sistematica. Poi mentre in alcuni dei film precedenti si può trattare di qualche neo irritante, in Interstellar ci sono degli alti e bassi francamente incomprensibili. Questi due ragazzi hanno bisogno di un produttore di quelli di una volta: grosso, cattivo, invadente e stronzo, ma che ne capisce.

La GRINDallegra fattoria #4: dare soldi ai Guardiani della Galassia per evitare altri Thor

 

grindGrds

Ha rotto il cazzo, è troppo trasversale: “OOOOH il procione!” “OOOOOH l’albero buono!” “OOOOOOH la compilation su cassettina!”. Basta. E’ piaciuto a me, ai miei amici non fumettari, ai miei amici fumettari, alla critica, a mia mamma cristo santo, è piaciuto a mia mamma. Poi però l’altro giorno ho scoperto che è piaciuto anche ad estimatori di 500 giorni insieme ed Elizabethtown. Sembrava una scena di un Saw a caso in cui scopri le cose brutte che alla fine fanno vincere Saw o come si chiama il cattivo. Ecco io non voglio che vinca Saw o come si chiama il cattivo. Io voglio vivere in un mondo in cui chi ama il black odi profondamente chi ama l’epic, voglio che chi ha il SNES disprezzi chi ha il MD, voglio che Salvini prepari gli eserciti invece di creare la Lega Sud, perchè i nemici restino nemici, sempre. Pensate che l’altro giorno ho visto una puntata di Homeland in cui sembra quasi che gli americani siano cattivi. Diamoci una regolata.

La GRINDallegra fattoria #3: questa invece è TvTv

grindTv

Constantine non c’entra un cazzo, ma funziona e lui ci sta.
Brooklyn 99 mi piscio sotto.
New Girl ha messo in fila 3 puntate che ridi.
Agents of Shield avevo ragione io.
Sons of Anarchy doveva finire almeno 4 morti grosse fa.
Gotham mi fa pensare che Bruno Heller non è del tutto rincoglionito.
The Knick mi fa pensare che Steven Soderbergh non è del tutto rincoglionito.
Flash è una serie adolescenziale fatta neanche male, ma vabbè.
Bones adesso che Bones e Angel scopano chissenefrega.
Elementary è bello, sucate.

La GRINDallegra fattoria #2: fai anche tu la Web tv

grindWeb

Per la serie cagne e porci volevo scrivere di The Lady e volevo fare un po’ di moralismo culturale parlando di inutilità dei filtri o di quanto sia perverso e dannoso il culto e la beatificazione della merda, della parodie, delle nostalgie, delle citazioni che inondano web, trasmissioni, film e fumetti italici, ma perchè parlare quando qua:

al minuto quattro si può assistere al naturalismo del rapporto tra Doris e l’attendente negro:
“Zignora gè un uomo pe lei!”
“Chi?”
“Un uomo.”
Segue scena stile porno softcore tra l’uomo misterioso e “Cosciotta mia come ti desidero”.
Il voto è Still a better love story than Twilight.

La GRINDallegra fattoria #1: Lo sciacallo (cioè il verme)

Lo sciacallo-verme

Lo sciacallo-verme

E’ il nuovo film con Jake Ph’nglui mglw’nafh che la locandina pensi sia Drive. Jake qua è scavato tipo Matthew McWgah’nagl fhtagn in True Detective ma non al livello del Christian Bale (finalmente un cognome decente) di The Machinist. E siccome i casi precedenti provano che una volta che ti sei scavato la faccia non stai più sulle balle alla gente ma anzi ti becchi le nomination agli oscar, allora vale la pena buttarci un occhio. Anche perchè il film è bello teso e malaticcio con l’unico difetto che ad un certo punto si trova ad un crocevia tra il teorico depalmiano (la struttura voyeuristica dei “colpi” dell’ultima mezzora), l’apologo beffardo in stile Da morire (tutta la storia dell’assistente e il duetto finale tra Jake e la cosa che una volta era Rene Russo) e lo sguardo su un carattere indecifrabile e sgradevole (la prima parte, che poi alla fine serve solo a farci calare le brache quando le cose si fanno più malsane) e sceglie tutte e tre le strade e forse nessuna. L’importante è che alla fine il mostro di Jake Ph’nglui mglw’nafh sia un personaggio horror memorabile e c’è da sentirsi in colpa a trovarlo intrigante e a voler vedere andare a buon fine la messa in scena dei suoi servizi. In una serata cineforum con film su vampirismo mediatico e sensi di colpa gli si può pure abbinare un The Night Flier, tanto chi ci va ai cineforum?

Porni di un futuro passato, Le ere di Aporcalisse e altri film che avrei voluto vedere al posto di questo

bbxm1
Parliamo di fumetti e film. E’ uscito X-men: Giorni di un futuro passato, tratto dalla famosissima perla di Chris Claremont che ha illuminato la sua run p-a-z-z-e-s-c-a e ha stabilito che Gli Incredibili X-men, insieme agli F4, erano il fumetto con le maggiori potenzialità creative e drammatiche dell’intero universo Marvel. Anche perchè con una dozzina di personaggi egualmente importanti e le infinite possibilità del gene X bastava pochissimo a creare storie come minimo decenti*. Senza contare i migliori cattivi dell’universo fumettistico tutto, alla pari con quelli di Batman.
Va detto che ad estrapolarla dal contesto della sua run, Giorni di un futuro passato non funziona come “novel” e i neofiti oggi si trovano delusi da questo episodio di 20 pagine di cui han letto che è importante come Il ritorno del Cavaliere Oscuro, ed è vero, ma loro non possono capire perchè. Spizzicare a caso dopo aver sentito gente in rete che paragona per sport miniserie autoconclusive a numeri di una serie regolare non è il modo giusto di procedere. La rivoluzione dell’albo di Claremont è stata quella di aver ampliato in ogni direzione possibile l’universo dei personaggi di cui stava scrivendo dopo averli uccisi (quasi) tutti e aver creato un possibile finale negativo della serie. Il tutto in un episodio breve che era anche la summa della tematica anti-xenofoba che da sempre è alla base degli X-men. Ah sì, l’asterisco rosso che ho piazzato poco sopra in relazione alla duttilità del mondo X-men non va da nessuna parte, così come le storie mutanti degli ultimi 10 anni.

Questa premessa l’ho fatta per dire che quest’ultimo X-film avrebbe in teoria lo stesso problema della sua fonte, ovvero l’impossibilità di scinderlo emotivamente (quindi non tanto per la trama che viene comunque un po’ rispiegata e un po’ aggiustata) dagli episodi precedenti, ma alla fine chissenefrega perchè, fatti salvi X2 e First Class, la saga cinematografica mutante fa abbastanza cacare. L’illuminazione ti arriva gradualmente proprio durante questa visione, mentre con i precedenti capitoli al massimo si trattava di piazzare sapientemente dei “meh” con tonalità diverse:
-X-men: “meh…”
-X-men: The Last Stand: “MEH!”
-Wolverine: “mEh.”
-Wolverine l’immortale: “meHHHHH…”

La storia di Giorni di un futuro passato la sanno anche i sassi, è quella di Terminator (poi non ho mai capito se Cameron avesse davvero preso spunto o meno da Claremont, ma non è che me ne freghi granchè) con Kitty Pryde che torna indietro nel tempo per eliminare alla radice la minaccia di un futuro in cui gli umani hanno costruito robot giganti per sterminare i mutanti. E questa minaccia dev’essere eliminata dimostrando la volontà di pace e convivenza da parte della razza mutante. Invece nel film di Singer, Kitty Pryde, nel frattempo diventata Gay Pryde, manda indietro nel tempo Wolverine perchè sa che tra una che passa attraverso le cose e uno che squarta i bufali, il pubblico percepisce la pace e la convivenza nei bufali squartati. Ma tipo anche i vegani.

Le fasi dell’illuminazione sono 5:
1) Il nudo maschile: Wolverine torna nel passato chiappe al vento, ma il pubblico in sala stava zitto nonostante l’imbarazzo perchè non si dica che i film degli X-men sono dei fan service per il pubblico femminile (Fassbender, McAvoy, Bacon, Marsden). Per fortuna un bambino ad un certo punto ha indicato lo schermo e ha gridato: “Mamma guarda, Wolverine è nudo!”. “E’ vero! Non ha niente addosso!” ha cominciato a mormorare la sala. E giù risate. Ma Hugh Jackman ha continuato a mostrare i pettorali facendo finta di nulla e il film è andato avanti lo stesso.
2) Il futuro distopico: il futuro degli X-men dovrebbe straziarti l’anima, pochi cazzi. Solo che c’è un problema: il 98% dei personaggi che ritornano in quest’ultima corsa o sono simpatici come Grillo e Vespa assieme in una puntata di Porta a porta (vado per assurdo, non credo che lo scopriremo mai), o hanno il peso specifico, e vale per tutta la saga, della Mamma di How I Met Your Mother. Per chi non ha visto la serie, sappiate che è quasi nullo. Ergo va a finire che non è che ce ne freghi granchè dei marginali Uomo ghiaccio, Tempesta, Colosso o Shadowcat, tantomeno delle new entry Warpath e Blink, salvo che Blink è Fan Bingbing che non è l’onomatopea di un cabinato di videopoker, ma per farvi capire che vale la pena poi ci metto una foto sicuro. Patrick Stewart è un po’ più scoglionato del solito, come se dovesse prendere un aereo tra 5 minuti, Ian McKellen viene mosso da fili di stoffa cancellati in post produzione e perlopiù dice: “Ciaarlsss”. Iconograficamente e di pancia, avevano molto più impatto i teschi schiacciati dai cingoli e le trincee di James Cameron.
3) Le potenzialità in scrittura dell’altalena temporale: ENORMI, quindi non sfruttate. Cioè persino Lost nei suoi momenti peggiori era capace di tirar fuori delle bombe emotive basate sull’associazione di eventi passati, presenti e futuri. Il punto è che Giorni di un futuro passato si dimentica per tutta la parte centrale di quello che succede nel futuro e non crea la tensione del countdown se non negli ultimi 15 minuti, quando ormai il danno è fatto. E il danno è che la storia è totalmente concentrata nel 1973, ma senza la sagacia delle citazioni e della dimensione quasi bondiana che aveva buona parte del First Class. E’ un film che non propone nulla, nè una dimensione circolare pessimistica di Storia e Antropologia (al solito i riferimenti sono Omosessualità & Olocausto), con magari spiraglio finale perchè non è che sia Cormac McCarthy, nè uno spettacolo virtuosistico divertente e sufficientemente complicato benchè Inception ha pure dimostrato che si può fare incassando un botto.
4) Il seguito del prequel: i volti nuovi di First Class ci stavano bene, i più importanti erano caratterizzati con efficacia, i marginali avevano il giusto spazio. Ma qui non c’è spazio sufficiente per nessuno o quasi, tanto che un Quicksilver ti rimane in testa quanto un Magneto che pure sarebbe tra i protagonisti. L’impressione è che siano tutti qui a far un favore al regista, in una sorta di Ocean’s Eleven con le tutine e i pantaloni a zampa d’elefante. O, ancora peggio, si è di fronte a due film attaccati con la colla. Pure nell’azione, che in First Class era dosata il giusto e con efficacia, non è che si registrino sequenze esaltanti, forse solo il primo massacro delle sentinelle (il secondo è la fotocopia del primo, quindi mmmeh!).
5) 24: mentre Giorni di un futuro passato staziona nei multisala italiani, in tivvù è ricominciata 24. Se non sapete cos’è 24 non starò a spiegarvi la storia per filo e per segno, sappiate solo che fate schifo. In ogni caso si riparte con Jack Bauer fuggitivo che ha sempre più il grugno e che è sempre più cazzuto e sospetti che Yvonne Strahovski un pochettino se lo farebbe. Le cose che succedono son sempre quelle da nove stagioni, quindi non esiste niente di meglio nel mondo televisivo: Game of Thrones LOL; True Detective AHAHAHHA! In più 24 se ne sbatte dei salti temporali, il Tempo viene preso per il coppino da Jack Bauer che se lo trascina dietro secondo per secondo. Vuoi l’azione? Jack Bauer neutralizza intere task force alla velocità con cui un adolescente neutralizza i congiuntivi. Hai bisogno di emozioni? Beccati due minuti di primo piano di Jack Bauer che piange tipo che Tsai Ming-liang prende appunti per Vive L’Amour 2. Vuoi i colpi di scena imprevedibili? Jack Bauer fa finire una stagione di 24 all’episodio 12. Tiè!

bbxm2

una promessa è una promessa

Il piacere dell’attesa dei pestoni è meglio dei pestoni stessi? (no)

GOJIRAAAAAA!!

GOJIRAAAAAA!!

Credo di non aver mai accennato al fatto che sono tipo Kay Challis. Se non sapete chi è Kay Challis prego andate a comprare la Doom Patrol di Grant Morrison che è il più bel fumetto del mondo. Insomma, come Kay Challis io ho tonnellate di personalità e ieri sera ne ho portate fuori 2 a vedere Godzilla e per fortuna che le avevo dietro perchè il mio Io razionale mica ce la faceva a gestire le emozioni formato lucertola gigante del film. Vi presento le altre due:
-Bongo: personalità maschile, mangia popcorn mentre succedono le cose. E’ andato a vedere Godzilla perchè pensa che ci saranno le botte tra mostri giganti.
-La corsa nel museo del Louvre, ma non quella di Bande à part ma la citazione di The Dreamers aka La corsa: personalità femminile, cerca sottotesti in Pacific Rim. E’ andata a vedere Godzilla perchè pensa che ci saranno sottotesti.
1) PROLOGO: MOSTRONI APPROACHING
-Bongo: CRUNCH che ppalle, quando CRUNCH comincia il film?
-Bellycat: guarda che è cominciato da 5 minuti, Bryan Cranston è il più grande attore del nuovo secolo, l’ha detto pure sir Anthony Hopkins, e nel suo sguardo c’è tutta la tensione dell’immane tragedia. Nessuno più di lui riesce a rendere umani gli ingegneri. Già pregusto la battuta “Ve l’avevo detto”.
-Bongo: fin adesso mostri non se ne son visti, solo scie di distruzione. Alberi e montagne piallati, insomma.
-La corsa: da notare come Juliette Binoche dia un tocco da dramma intimista: i suoi primi piani, i baci a Cranston, la corsa per salvarsi dalla nube radioattiva che credo sia una citazione di Bande à part, con i barili di scorie al posto della Gioconda.
-Bellycat: bè insomma.
-Bongo: CRUNCH crollano cose, FORSE CI SIAMO.
*Salto temporale di 15 anni*
-Bongo: ma vaffanculo.

 

2)MEZZORA D’INTRODUZIONE DEI PERSONAGGI
-Bellycat: caratteri classici da disaster movie, ma funziona bene così, tanto il protagonista sarà Godzilla.
-La corsa: mmmh non so, potevano evitare cliché come il protagonista soldato, c’è il rischio di un’apologia militarista e imperialista.
-Bongo: speriamo che gli diano un bazooka, sennò come fa a tirar giù GODZILLAAAAAAH.
-Bellycat: ti ricordo che Godzilla non è il nemico, ma è il simbolo della natura che mette sempre l’uomo al suo posto, di sicuro un personaggio lo dirà dopo, dirà “L’uomo è arrogante, vai Godzilla, vai!”
-La corsa: l’incursione dei protagonisti nel sito dove celano i segreti sulle creature ancestrali credo richiami 1997 fuga da New York e L’ultimo uomo della terra. Come minimo c’è un sottotesto ambientalista e antifascista. Snowden.
-Bongo: ASPETTATE, DAL BOZZOLONE RUGOSO ESCE QUALCOSA! GODZILLA? NOOOOO, NON E’ GODZILLA, E’ UNA ZECCA DI MERDA, DOV’E’ GODZILLA? PERCHE’ IL GIAPPONESE PARLA COME SE QUALCUNO GLI STESSE FACENDO UNA PROCTOSCOPIA?
-Bellycat: Bryan Cranston dice “ve l’avevo detto” o giù di lì.
-Bongo: COMINCIATE COI MISSILONI! LE ESPLOSIONI! ROMPETE LE PALLE ALLA ZECCA CHE POI ARRIVA GODZILLA SICURO!
*La zecca se ne va*
-Bongo: ma vaffanculo.

 

3)CASINO ALLE HAWAII
-Bellycat: questo film costruisce benissimo la tensione, 40 minuti e ancora non si son viste grosse scene di distruzione o pestoni tra mostri. Credo che sia la cifra stilistica di Gareth Edwards nel confrontarsi cogli script catastrofici, come già Monsters.
-Bongo: MONSTERS? Cioè questo è quello che ha fatto il film dove c’erano i mostroni spaziali messicani che terrorizzavano tutti che però poi li vedi solo gli ultimi 5 minuti che limonano?
-La corsa: un incrocio di storie d’amore umane e aliene con un fondo d’inchiesta sull’immigrazione mascherato da opera semi-apocalittica.
-Bongo: taci stronza.
-Bellycat: il mostro si avvicina ai centri abitati, Godzilla si sta risvegliando, è un climax pazzesco.
-La corsa: lo tsunami sembra quello del sottovalutato Hereafter, ma l’americano che salva il bambino è il sottofondo imperialista che temevo.
-Bellycat: ma il dottore giapponese sta ricordando agli americani gli errori commessi in passato con l’uso delle atomiche. E’ un chiaro messaggio pacifista e sul disarmo.
-Bongo: LA ZECCA DISTRUGGE! GODZILLA STA ARRIVANDO! ECCO! ECCO! NO ASPETTA! D-DOVE?
*Stacco sul bambino che da casa vede i mostri che si danno pestoni sul TG in tv per 20 secondi*
-Bongo: ma vaffanculo.

 

4)CASINO A LAS VEGAS
-Bongo: le Hawaii adesso son piene di scie di distruzione, chi cazzo se ne frega di queste scie?
-La corsa: è un espediente da cinema d’altri tempi. Lang. Hitchcock. Glissa sull’azione o sulla violenza e ti mostra le conseguenze così che lo spettatore possa diventare partecipe dell’immaginazione del regista. L’effetto è mille volte superiore ad una qualsiasi scena di distruzione alla Emmerich.
-Bongo: taci stronza.
-Bellycat: Ora i mostri sono due, quando arriverà Godzilla sarà in difficoltà! E stanno mettendo a ferro e fuoco il simbolo dell’america degenere, Las Vegas.
-Bongo: FERRO E FUOCO STOCAZZO, IO VEDO SOLO SCIE!
-La corsa: gli americani si preparano di nuovo all’uso delle bombe, la Storia si ripete. Interessante l’approfondimento fantascientifico retrò a scapito di un mero confronto tra titani come nel film di Del Toro.
-Bongo: NEI GODZILLA VECCHI CI STAVANO I RAGGIONI BLU! LE SPEAR COME QUELLE DI GOLDBERG! QUANDO C’ERANO GLI ULTRA MOSTRI PURE I GORILLA PRESS SLAM!
-Bellycat: aspetta! Il giapponese sta per dire qualcosa nonostante la proctoscopia! Potrebbe essere la svolta sci-fi che proietta i kaiju movies nel ventunesimo secolo.

-Giapponese: “L’uomo è arrogante. Vai Godzilla, vai!”

 

5)FINAL SHOWDOWN IN SAN FRANCISCO
-La corsa: ovviamente le varie situazioni convergono nel punto geografico cardine della politica sinistrorsa americana, i repubblicani godranno della sua distruzione.
-Bellycat: vabbè magari costa meno girare a Frisco che a Los Angeles.
-La corsa: interessante che i titani scorrazzino tra i grattacieli della città, mi ricorda la corsa nel mus…
-Bongo: PERCHE’ I MOSTRI STANNO LIMONANDO? DI NUOOOOVOOOOO? IO LO ODIO QUESTO GARETH EDWARDS DI MERDA!
-Bellycat: calma, è il prologo alla battaglia finale. Vuole farci capire che le zecche in fondo non sono il male, sono solo un’altra specie in cerca del proprio posto sulla terra. Il ruolo di Godzilla è spietato, odiato dagli umani e destinato a distruggere le creature della sua epoca. Una vita di solitudine.
-Bongo: ZITTO UN SECONDO! ECCO! ECCO I PRIMI PESTONI! DUE ZECCHE CONTRO GODZILLA! M-MA…PERCHE’ LA NEBBIA? PERCHE’ IL BUIO? NON SI VEDE NIENTE! PERCHE’ QUESTI SONO ALTI DUE ETTOMETRI E PESANO UN MILIARDO DI TONNELLATE E STANNO A MIMETIZZARSI? E IL SOLDATO NON SENTE MANCO UNO SCRICCHIOLIO E I MOSTRONI GLI COMPAIONO DAVANTI DAL NULLA?
-La corsa: scelta artistica. La paura. L’ignoto. Il richiamo a Monsters.
-Bongo: ECCO! ECCO SI MENANO! PAM! CODATA! BZZZZZZUUUUM RAGGIO BLU! ECCO LO PIGLIA PER LA MANDIBOLA! SPARAGLI IN BOCCA GODZILLA! IN BOCCA!
-La corsa: SPARAGLI IN BOCCA GODZILLA!
-Bellycat: SPARAGLI IN BOCCA GODZILLA!
-Godzilla: BZZZZZZUUUUUUUM!

 

6)EPILOGO
*Godzilla se ne va su una scia uccidendo non so quante persone con le zampone e la coda ma viene ammirato lo stesso*

-Bongo: 1 ora e 50 di fuffa, ma alla fine GLI HA SPARATO IN BOCCA!
-La corsa: GLI HA SPARATO IN BOCCA!
-Bellycat: Se si sparavano in bocca un po’ prima magari era meglio.

 

Le robe che è giusto parlare adesso 5: i fumetti che basta

Lerobe5

 

Orfani non si può leggere, ma tipo per davvero: non ha dialoghi. Rat-man non puoi dirgli nemmeno “basta hai rotto i coglioni” perchè Leo ha messo le mani avanti e ha fatto storie per rispondere a quelli che gli dicono da anni che “basta hai rotto i coglioni”. Restiamo nell’impasse dei coglioni rotti. I giappanesi ci hanno inviato Terra Formars che è il clone spaziale de L’attacco dei giganti, il grande successo del 2013, ma sinceramente non vado matto per l’originale, figurarsi per il clone. Resta il fatto che la moda è morire truce. Tra tante cazzatielle, date una possibilità a Karakuri Circus, bel manga di quel grande autore poco cagato in occidente che è Katsuhiro Fujita, uno che sa far piangere facendo manga per ragazzi. Son pochi che lo sanno fare e Karakuri Circus è un capolavoro di scrittura e sentimenti.

 

Lerobe che è giusto parlare adesso 4: le cazzate in tv

Lerobe4

 

Helix è un po’ una fesseria zombi-lostiana, ci sta pure il giapponese un po’ misterioso e un po’ scemo che comandava gli others e lo hanno portato di peso, misteri e scemitudine allegati. Visto che la trama di base è La Cosa, lo si può pure guardare, ma proprio come guilty pleasure. Dan Harmon era partito bene con la quinta di Community, ma poi le ultime puntate erano un po’ come la quarta. La grande conquista de Il trono di spade è aver reso le tette sintassi. Brooklyn 99 che qualcuno mi consigliò proprio su Bastonate, l’ho visto, è la miglior comedy degli ultimi 2 anni, ma l’importante è Melissa Fumero, to’ vi faccio io la ricerca google: https://www.google.it/search?q=melissa+fumero&safe=off&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=P8RWU4HuIcPRtQaQkoCICA&sqi=2&ved=0CAYQ_AUoAQ&biw=1920&bih=951.