é_è

uanna fight

uanna fight

Sono le 23.43 quando mi chiamano dalla redazione di Bastonate e mi dicono: “Il servizio lo dobbiamo mandare in onda domani, ho bisogno di una recensione del nuovo film di winding refn.” E io rispondo: “Non posso, al momento le idee non sono chiare, devo cercare opinioni in rete!” “Opinioni? Di chi?” “Non metto in pericolo le mie fonti! E’ la regola numero uno! Mi dimetto!” Dietro di me c’è il mare in tempesta, mentre visiono la videorecensione di Solo dio perdona di un sedicenne brufoloso. La videorecensione è: “uuuh coool”. Devo proteggerlo.

Allora il film è che ci sono due fratelli bianchi birichini in thailandia, uno è il male, l’altro è il bene wannabe. Quello male fa una stronzata e ci rimane, a causa di un poliziotto godlike che mena come un fabbro e taglia come un cuoco. Quello bene non si sa cosa fa. Sogna, tipo. Ma non i sogni che fanno tutti. Fa i sogni dams: gente che cammina per corridoi stranamente illuminati, apre porte, vede il buio e si avvicina perchè c’era un film che si chiamava “il buio si avvicina”. Poi ci sono metafore del cazzo. Cioè davvero. Erezioni, seghe, impotenza, evirazioni. Per un po’ voglio convincermi che è un film sull’eredità della violenza, sul controllo del proprio destino, sull’espiazione. Ma non è vero, è un film sulle seghe. Kristin scott thomas ad un certo punto dice una cosa tipo che suo figlio maggiore (non ryan gosling) aveva un gran bel cazzone e suo figlio minore (ryan gosling) un po’ meno. Ma comunque nella norma. Poi insomma!, come fai a far dire a kristinscotthomas cose del genere? Forse per spezzare la sensazione di essere su un tapis roulant che passa attraverso una serie di scene/vetrine che sanno un po’ di auto-conferma mentre il racconto procede per inerzia.

Notturni e alcuni accostamenti musicali fanno un po’ il paio con drive, il film dell’esplosione, e per fortuna si ferma lì. Il resto del tappeto sonoro di cliff martinez è più stile badalamenti quando ti avverte che devi fartela sotto mentre lynch gira scene in cui non succede niente. Il gos cammina, è triste, è combattuto, lo capisci perchè ha quell’espressione lì é_è . D’altronde è in quei momenti che viene fuori la reale direzione del film, quando la questione dell’omicidio che ne produce altri a cascata non ha sviluppi interessanti e il film non si premura di raccontare nè realtà, nè storie. Non c’è empatia romanzesca, al massimo il personaggio di é_è si svela orizzontalmente in una cocciuta battaglia interiore per un’espiazione che è possibile solo attraverso la dimostrazione di possedere una coscienza. Capirai. Ma rispetto al killer/transporter ideale e idealizzato di drive, il suo personaggio ha meno coolness, ma più ciccia. Buon per é_è. Il resto è ordinaria amministrazione del pulp. Allora perchè non rivolgersi a circa una buona metà della filmografia di Johnnie To che sui temi della violenza urbana, destino e riscatto c’ha imbastito una lodevole carriera? In effetti si potrebbe, c’è più sostanza e ha girato film molto più belli e sottili di Solo dio perdona. Ma non ci sono le metafore del cazzo.