Pietre miliari: ALL I WANT FOR CHRISTMAS IS YOU rifatta da Mariah con i Roots e Jimmy Fallon

massimiliano fuksas

Nel panorama culturale che ci è toccato in sorte non c’è moltissimo spazio per i geni, quindi abbiamo deciso per convenzione che lo è chiunque. Per un certo periodo, nella seconda metà del decennio scorso, si è assistito ad uno scarto estetico di quello che andava definendosi come indie verso una situazione in cui venivano riciclate estetiche da cartone animato a buffo e venivano riproposte come possibili inni trasversali alle categorie di appartenenza, necessariamente millelire e forse persinopunk in un certo senso. Scherzo. Comunque non era una osa che veniva dal niente: l’idea di mettere insieme un pop maggioritario che scaturiva dalla musica indipendente è vecchia quanto la musica indipendente, ma la base culturale su cui veniva attivata era fomentata più dalla decisione di investirci sopra ex-ante che da un plebiscito orizzontale. Il quale, volenti o nolenti, c’è stato: testimonianza evidente il fatto che da lì in poi lo scarto ideologico tra pop-che-vorrebbe-essere-trash a trash duro e puro si è assottigliato fino al punto da diventare inesistente e poi fare il giro (Gaga, Rihanna, certe botte white trash stile Ke$ha o Katy Perry). E poi è arrivato il periodo in cui tutti erano tutto, Adele (su XL) figura senza problemi come artista indipendente e Lana del Rey rivende il tutto da una prospettiva contraria e dopata e instagram e priva di aspettative sul domani. Quello che ci è rimasto è ascoltare la musica come se niente fosse, ma non è soddisfacente, e quindi continuiamo a dare colpi ai cerchi e alle botti su Youtube con una frequenza sempre più allarmante e una soddisfazione -da caso a caso- sempre più bassa. A volte riusciamo a fiutare il bluff in tempo reale, una roba da non crederci, c’è da sentirsi Assante e Castaldo all in one. Quindici anni fa un’ospitata di Skin sul disco dei Marlene Kuntz sembrava la cosa più stupida che una mente umana potesse partorire, oggi ci troviamo di fronte a Jimmy Fallon e Mariah Carey che cantano All I Want for Christmas is You accompagnati dai Roots al completo con degli strumenti giocattolo e sembra un giovedì come gli altri. Non è così.

All I Want for Christmas is You è scritta da Mariah Carey e da un altro tizio (scopro nello scrivere questo pezzo che Mariah Carey si scrive i pezzi: massimo rispetto). Esce nel 1994 come principale singolo del primo Christmas Album del’artista e diventa da subito la più importante canzone di Natale degli anni novanta. Il pezzo è uno di quei classiconi istantanei per tutti i Natali rimasti a questa terra. Risponde con un bagno di sobrietà e campanellini al più classico dei classici del Natale anni ottanta, la vergognosa (ed esaltante) Last Christmas degli Wham, tastieroni + capelli cotonati + natale in baita con George Michael che ricorda il natale precedente sempre in baita (terrificante immaginare i fuoriscena, cast e tecnici a dar botte di bamba come se non ci fosse un domani e l’ultimo giorno non c’è manco più lo zucchero a velo per il pandoro). All I Want for Christmas is You è la combinazione perfetta di contesto storico, melodia supercatchy, testo ipernatalizio e prova vocale dell’artista. Last Christmas potrebbe essere cantata più o meno da chiunque con risultati paragonabili (o potenzialmente migliori), All I Want for Christmas is You è Mariah Carey dalla testa ai piedi, evoluzioni vocali ad altezze paurose ed inimitabili, il che è abbastanza evidente dalle quasi-infinite cover version casalinghe che capita di trovare sul tubo. La All I Want for Christmas is You originale ha acquisito potenza ed autorevolezza man mano che il mondo andava avanti, rimanendo il marchio di fabbrica definitivo di Mariah Carey dopo quindici anni di ingrassamento, chirurgia estetica, probabili esaurimenti nervosi, tour rider leggendari (e forse non veri), flop cinematografici e fallimentari apparizioni come caratterista in film di area Sundance.

A questo giro è la stessa Mariah Carey a provare una versione casalinga di All I Want for Christmas is You. Jimmy Fallon attacca un loop con la tastierina Casio, gli altri vanno dietro con strumenti per bambini. La versione originale viene svuotata di ogni umore e rimessa a nuovo in una versione-ipertesto che vale duecento discografie. L’idea di ricontestualizzare le parti buone della musica scadente non viene da oggi, naturalmente, ma un secolo di cover e il bastard pop sono armi diverse. All I Want for Christmas is You somiglia più alle riedizioni director’s cut di certi film epici degli anni settanta con la tecnologia di oggi, però al contrario. La versione con i Roots è abbastanza autorevole ed oliata da sembrare l’originale ingiustamente massacrato da una rendition coi campanellini e la spuma registrata vent’anni prima. ?uestlove sembra nato per indossare un cuoricino sul maglione come i My Awesome Mixtape, tutto è così dritto e perfetto da spaventare. Qualunque sia il numero di botte che avete dato alla musica pop questo mese, la versione All I Want for Christmas is You Redux 2012 è più potente e determinante e genuinamente spaventosa. Ha il sapore amaro di un traguardo ideologico che aspettavate da anni e che vi libera dall’assurdo preconcetto secondo cui i preconcetti sono assurdi. Usciti dai primi cinque o sei repeat siamo uomini nuovi, fanatici di musica pop riportati al grezzo e desiderosi di stimoli. Da qui in poi si riaprono le scommesse: chi sarà il primo ad alzare la posta nel 2013? E con cosa?